LʼItalia, grazie alla sua varietà climatico-vegetazionale e alla professionalità degli apicoltori che hanno sviluppato raffinatissime quanto impegnative tecniche di nomadismo, può contare su un patrimonio di mieli unico al mondo. Sappiamo come le api siano elementi determinanti per la conservazione di gran parte della biodiversità vegetale che ci circonda (secondo le stime della Fao, delle 100 specie di colture che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api). E appena i fragili equilibri della natura si rompono sono le api, tra le prime, a subirne gli effetti e a mostrare, a chi sa e vuole cogliere i loro segnali, che qualcosa nell’ecosistema e nell’ambiente non funziona.
Per questo la Regione Emilia Romagna ha appena stanziato quasi 500mila euro per lo sviluppo dell’apicoltura, per il miglioramento della qualità dei prodotti dell’alveare e per lo studio di nuovi trattamenti di contrasto alle malattie delle api. Una dotazione finanziaria che dà attuazione alla terza ed ultima annualità del programma regionale 2017-2019 di aiuti a favore del settore apistico. Le risorse sono per il 50% di provenienza comunitaria, mentre l’altra metà è messa a disposizione dal Governo. Il budget assegnato dal Ministero delle Politiche agricole alla Regione è stato calcolato in base al numero degli alveari censiti all’Anagrafe apistica (in Emilia Romagna 110.000 nel 2017 – 1.138.685 su tutto il territorio nazionale ) e sarà utilizzato per sostenere interventi di diversa natura. Ai finanziamenti pubblici va poi ad aggiungersi la quota a carico dei privati, pari a quasi 270 mila euro, per una cifra complessiva di investimenti pari a 756 mila euro. Le domande di contributo possono essere presentate dal 1° agosto al 19 novembre 2018 attraverso la piattaforma informatica di Agrea. Una parte dei fondi verrà utilizzata per finanziare le azioni di assistenza tecnica, tra cui anche seminari di formazione e divulgazione al fine di migliorare le condizioni ambientali per l’apicoltura e l’acquisto di attrezzature per la conduzione degli apiari, come pure per la lavorazione, il confezionamento e la conservazione dei prodotti dell’alveare. Vi sono altresì gli incentivi per l’acquisto di macchine ed attrezzature per l’esercizio del nomadismo (lo spostamento degli alveari per seguire le fioriture stagionali), nonchè per la realizzazione di una banca dati apistica regionale per la mappatura delle aree nettarifere e la georeferenziazione degli apiari (80mila euro); la lotta alle malattie dell’alveare, in particolare i contributi per l’acquisto di arnie antivarroa (60mila euro); le misure di sostegno ai laboratori di analisi del miele e degli altri prodotti dell’apicoltura (55mila euro); lo studio da parte del Crea – Agricoltura e Ambiente di Bologna di nuove strategie di lotta contro la varroa (circa 28mila euro); infine gli aiuti per l’acquisto di materiale apistico vivo (sciami, nuclei e pacchi d’api) per il ripopolamento degli alveari (circa 3.500 euro). Attualmente in Emilia Romagna operano migliaia di apicoltori che producono oltre 2.700 tonnellate/anno di miele (il 10% della produzione nazionale). I principali mieli della regione sono quelli di millefiori, acacia, castagno, tiglio e leguminose.