Dall’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente arriva un nuovo sistema di previsione oraria dell’inquinamento atmosferico a 3-5 giorni su aree pari a quelle di un piccolo comune. E’ stato messo a punto un livello di dettaglio mai raggiunto prima su scala nazionale, per supportare le politiche e le azioni in materia di qualità dell’aria per le Amministrazioni locali.
La previsione dell’inquinamento avviene attraverso una sofisticata catena di algoritmi che simulano le condizioni atmosferiche e le trasformazioni chimiche degli inquinanti, fino a calcolare le concentrazioni su base oraria. Le equazioni matematiche necessarie vengono elaborate da un cervellone elettronico denominato “Cresco4”, la più potente infrastruttura di calcolo dell’Enea.
L’Agenzia ha inoltre realizzato una mappa degli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute, ossia la prima banca dati italiana in grado di fornire informazioni sulla mortalità per età, sesso e patologia anche a livello di singola realtà comunale. Un vero e proprio motore di ricerca che consente di analizzare l’intero territorio italiano in base alla mortalità e di pianificare azioni di prevenzione insieme a interventi strategici antinquinamento. La stretta relazione tra inquinamento atmosferico e rischi per la salute è, infatti, ormai comprovata. Sono tanti gli studi epidemiologici condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Enea, dall’Ispra, che hanno dimostrato la relazione tra esposizione cronica al PM10 e PM2,5 (classificati come cancerogeni dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) e la mortalità per neoplasia del polmone nelle donne; un ambito fino ad oggi ancora poco studiato.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli agenti nocivi in atmosfera restano il fattore ambientale di maggiore rischio per la salute umana, responsabile di circa 7 milioni di decessi nel mondo, il 12% del totale delle morti premature. Nel nostro Paese l’inquinamento dell’aria provoca ogni anno circa 85.000 morti premature, il numero più alto di decessi in Europa, con un danno economico complessivo di 97 miliardi di dollari, pari ad una perdita di ricchezza nazionale del 4,7% di Pil.