Il Teatro Olimpico di Vicenza, costruito sul progetto di Andrea Palladio tra il 1580 e il 1585, è il primo teatro coperto in muratura al mondo. Dal 1994 è incluso nella World Heritage List dell’Unesco
Dal punto di vista progettuale il Teatro Olimpico di Vicenza è l’ultima realizzazione di Andrea Palladio. Un piccolo dossier di atti, carteggi e un disegno, eseguito con ogni probabilità da suo figlio Marcantonio, consentono infatti di datare in un segmento di tempo brevissimo (agosto 1579-1580) il periodo che intercorre tra l’affidamento a Palladio, da parte degli accademici Olimpici, dell’incarico e della stesura stessa del progetto, compresa la preparazione del modello esecutivo.
Sembra altresì che proprio l’insigne artista ne sollecitò la realizzazione. In un antico documento si legge: “Il Palladio, desiderando di lasciar dopo sé un’opera di perfetto lavoro, persuase i signori Academici vicentini chiamati Olimpici che avendo essi per nobile instituzione della loro Academia a recitare spesse volte egloghe, pastorali, commedie, tragedie e altri tali diletti per giovare e piacere al popolo, edificassero all’antica usanza dei greci e romani un teatro”.
Considerato una delle personalità più influenti nella storia dell’architettura occidentale Palladio, nel 1570, pubblicò il trattato: “I quattro libri dell’architettura” l’opera di maggiore rilevanza rinascimentale tra tutti gli scritti sul tema, che senza dubbio anticipò lo stile dell’architettura neoclassica. Egli non era certo a digiuno di molti studi e tra questi: Peruzzi, Serlio e Vasari, ma centrale per le sue ricerche applicate, tanto nella costruzione grafica dei ruderi esplorati e dei disegni misurati, quanto nell’invenzione di apparati scenici, restò sempre la giovanile osservazione dell’ambiente umanistico di cui faceva parte Alvise Corsaro, Giangiorgio Trissino e Daniele Barbaro. Palladio non ignorava le esperienze della scenografia prospettica, ma fino al 1556 le riteneva fruibili solo marginalmente. Poi la crescita. Con la costruzione del Teatro Olimpico di Vicenza si avverò il sogno, fino ad allora irrealizzato, di generazioni di architetti rinascimentali e umanisti: costruire in forma stabile uno degli edifici simbolo della tradizione culturale classica.
Il progetto palladiano ricostruisce il teatro dei romani con una precisione archeologica fondata sullo studio accurato del testo di Vitruvio e delle rovine dei complessi teatrali antichi. Il proscenio a doppio ordine s’ispira alle costruzioni imperiali romane, con edicole contenenti le statue dei membri dell’Accademia Olimpica. La frons scenae d’ordine corinzio è ispirata allo schema degli archi trionfali romani e nella parte alta, in undici riquadri, sono raffigurate le dodici fatiche di Ercole. Al centro vi è lo stadio con la corsa delle bighe, insegna dell’Accademia e ricordo dei Giochi Olimpici istituiti da Ercole, protettore del sodalizio vicentino e simbolo dell’uomo che, attraverso la virtù acquista la gloria. Completa la struttura una cavea semiellittica di tredici gradoni, sormontata da un’esedra con colonnato. E sopra si legge il motto virgiliano “Hoc opu,s hic labor est”, lo stemma di Vicenza è retto da due giovinetti.
Oggi il Teatro Olimpico di Vicenza oltre ad essere una pagina di storia dell’architettura interessantissima, gode di buona salute ed è utilizzato soprattutto per rappresentazioni classiche o concerti in primavera e in autunno poiché, per non danneggiarne le delicate strutture non vi è mai stato collocato alcun impianto di riscaldamento o di condizionamento.