«La Camera dei deputati ha appena calendarizzato per maggio la discussione in Aula della Riforma del Terzo settore». Ad annunciarlo è il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, dopo l’approvazione del testo a palazzo Madama in seconda lettura. La delega ora dovrà comunque ripassare al vaglio della Commissione affari sociali di Montecitorio da dove era partita la navetta. I deputati non potranno toccare l’intero testo, ma solo le parti modificate dal Senato. “Il percorso non è stato dei più semplici – ha detto Bobba in riferimento all’iter della legge sulla riforma del Terzo Settore – Adesso siamo dentro alla fase finale del percorso di riforma, e se non ci saranno particolari inciampi, il passaggio alla camera programmato in Aula nel mese di maggio dovrebbe consegnarci il testo definitivo della legge”.
L’obiettivo posto dall’art. 2 del Ddl si può riassumere in una parola: semplificare. È questa la strada che il legislatore dovrà seguire per incoraggiare il diritto di associazione e l’iniziativa economica privata, senza scopo di lucro. Per le risorse, il sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba, ha dichiarato che “questa delega prevede una copertura di 140 milioni per il primo anno che a regime diventeranno 190”.
Il disegno di legge vincola il Governo a modificare buona parte del titolo II del libro primo del Codice civile. Tra l’altro, l’esecutivo dovrà “rivedere e semplificare” le procedure per il riconoscimento della personalità giuridica, prevedendo “obblighi di trasparenza e di informazione, anche verso i terzi, attraverso forme di pubblicità dei bilanci e degli altri atti fondamentali dell’Ente, anche mediante la pubblicazione nel suo sito internet istituzionale”. Dovrà inoltre essere regolato “il regime di responsabilità limitata degli enti riconosciuti come persone giuridiche e la responsabilità degli amministratori, tenendo conto del rapporto tra il patrimonio netto e il complessivo indebitamento degli enti medesimi”. Andranno previste forme di tutela anche per garantire i diritti degli associati.
Un Codice “no profit”
L’esecutivo avrà dodici mesi di tempo dall’entrata in vigore della legge per riordinare la disciplina vigente in materia di enti del Terzo settore in un Codice apposito. Il vincolo più interessante, nell’ambito del quale dovrà legiferare il Governo, è quello della riorganizzazione del sistema di registrazione degli Enti, con la previsione di un “Registro unico nazionale del Terzo settore”, suddiviso in specifiche sezioni, da istituire presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L’iscrizione nel Registro sarà condicio sine qua non per gli Enti che si avvalgono di finanziamenti pubblici, di fondi privati “raccolti attraverso pubbliche sottoscrizioni”, di fondi europei, oppure che esercitano attività in regime di convenzione o di accreditamento con Enti pubblici o che intendono avvalersi di determinate agevolazioni fiscali. Tra le altre cose, il Governo dovrà disciplinare “il divieto di distribuzione, anche in forma indiretta, degli utili o degli avanzi di gestione e del patrimonio dell’Ente”, fatte salve le imprese sociali.
Il Consiglio nazionale del Terzo settore
Tra gli obiettivi della delega vi è quello di superare “il sistema degli Osservatori nazionali per il volontariato e per l’associazionismo di promozione sociale” con l’istituzione del Consiglio nazionale del Terzo settore, una sorta di consulta che valorizzi e rappresenti le “reti associazione di secondo livello” (cioè quelle che associano più Enti). Viene prevista anche una modifica del sistema dei Centri di servizio per il volontariato, che dovranno essere accreditati e finanziati stabilmente secondo un programma triennale. L’attività e la gestione di tali Centri, inoltre, dovrà essere sottoposta al controllo di “organismi regionali o sovra regionali, tra loro coordinati sul piano nazionale” e costituiti con decreto del ministro del Lavoro.
Servizio civile per tutti italiani e stranieri
È un vecchio pallino del premier Matteo Renzi e adesso ha l’occasione per renderlo realtà. Si tratta di garantire a tutti i giovani italiani e stranieri regolarmente soggiornanti, di età compresa tra i 18 e i 28 anni, l’accesso al servizio civile, per un periodo tra otto e dodici mesi, attraverso un meccanismo di programmazione “di norma triennale”. L’obiettivo, si legge nel testo di delega, è formare le nuove generazioni “alla difesa non armata della patria e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica”. Nei decreti legislativi si dovrà definire uno status giuridico specifico per il rapporto che si instaura tra lo Stato e i giovani, “non assimilabile al rapporto di lavoro” e dunque esente da imposizioni tributarie. Lo Stato si occuperà di programmare, organizzare e controllare il servizio. Dovranno essere semplificati sia i criteri che le modalità di accreditamento degli Enti, nonché le procedure di gestione e di valutazione dell’attività svolta.