“In merito alla ristrutturazione dei mutui degli enti locali e ai tempi di emanazione del dpcm per la costituzione di una unità di coordinamento cui spettano compiti di monitoraggio delle attività di coordinamento nei confronti degli enti locali si comunica che esso è già stato adottato dal presidente del Consiglio dei ministri e registrato dalla Corte dei conti. Inoltre, è stato designato a presiedere l’unità di coordinamento il dottor Alessandro Beltrami, attuale commissario straordinario per la gestione del piano di rientro del debito pregresso del Comune di Roma, mentre gli altri membri (tre del ministero dell’Economia e delle finanze, uno ciascuno del ministero dell’Interno, del dipartimento degli Affari regionali e delle autonomie presso la presidenza del Consiglio, dell’Anci, dell’Upi e della Conferenza delle regioni e province autonome) non sono ancora stati nominati dagli organi di vertice di tali istituzioni”. Lo ha dichiarato il Viceministro all’Economia, Laura Castelli, in commissione Bilancio alla Camera, in risposta a un’interrogazione.
In tempi brevi verrà, quindi, insediata l’Unità di coordinamento e, subito dopo tale insediamento, “ritenendosi opportuno che il testo finale venga predisposto con il supporto della citata Unità di coordinamento” si provvederà alla stesura definitiva del decreto attuativo, di competenza del ministero dell’Economia e delle finanze. Riguardo al decreto ministeriale attuativo, si deve far presente – ha spiegato Castelli – che dalle attività preparatorie avviate è emersa la complessità dello stesso, sia sotto il profilo tecnico e sia sotto il profilo quantitativo, dato che il numero di operazioni potenzialmente impattate è di diverse decine di migliaia di posizioni, sebbene si sia cercato di individuare le criticità più rilevanti dello stesso e le possibili soluzioni da adottare, ha aggiunto il Viceministro.
“Occorre ricordare – ha proseguito – che la misura dell’accollo e rinegoziazione dei mutui nasceva dall’intendimento di alleviare il peso degli oneri finanziari per enti locali, oltrechè delle Regioni, in un momento successivo. Fermi restando gli obblighi degli enti locali in ordine al versamento delle quote capitale secondo il piano di ammortamento originario, ci si proponeva di poter negoziare con il sistema bancario-finanziario una riduzione degli oneri per interessi sulla base del superiore merito di credito, e quindi della minore rischiosità dello Stato rispetto agli enti stessi, oltre che sui benefici di carattere amministrativo derivanti ad alcuni istituti di credito dalla possibilità di ridurre significativamente il numero di prestiti verso una pluralità di Enti (nel momento in cui questi sarebbero stati accollati dallo Stato), ha affermato Castelli. Dalle indagini effettuate è emerso, tuttavia, che il beneficio che sarebbe stato possibile retrocedere potenzialmente agli enti stessi, per la motivazione delineata del diverso merito creditizio e della semplificazione amministrativa, sarebbe stato di entità non particolarmente significativa. Si sono, quindi, cercate altre soluzioni per consentire di alleviare in misura rilevante o più rilevante il peso degli oneri finanziari per gli enti locali, e si è identificato nella trasformazione delle scadenze una possibile modalità per raggiungere questo risultato. Si e’ visto, in particolare, che, ferma restando la corresponsione delle quote capitale da parte degli enti alle scadenze previste per i mutui originari, un impegno da parte dello Stato nei confronti del sistema bancario-finanziario posposto nel tempo, rispetto al profilo delle scadenze dei mutui originari, avrebbe potuto generare un vantaggio finanziario da potersi riconoscere agli enti stessi”, ha poi concluso Castelli.