“Vengo anch’io. No, tu no” uno dei brani più famosi del cantautore milanese Enzo Jannacci è stato rivisitato in chiave comica, da Iacopo Melio e Lorenzo Baglioni.
I due raccontano in musica le difficoltà che un disabile con problemi motori è costretto ad affrontare nel quotidiano.
Il pezzo “Canto anch’io, no tu no” è diventato virale in rete ed è al terzo posto nella classifica Itunes.
I ricavati delle vendite sono destinati alla Onlus #vorreiprendereiltreno: “Lottiamo col sorriso, per i diritti di tutti, contro ogni barriera.”
Iacopo Melio, presentati ai nostri lettori.
Mi chiamo Iacopo Melio, ho 23 anni e sono uno studente, seguo il corso in Scienze Politiche all’università degli studi di Firenze.
Vivo in Toscana con la mia famiglia a Cerreto Guidi, un paesino vicino a Empoli e in provincia di Firenze.
Da un anno sto portando avanti una campagna di sensibilizzazione che si chiama #vorreiprendereiltreno, nata quasi per gioco, da cui è scaturita una Onlus per non far morire l’attenzione mediatica che si è creata e portare avanti dei progetti concreti con il supporto, ove possibile, delle istituzioni e della politica.
Hai lanciato l’hastag #vorreiprendereiltreno raccontaci com’è nata questa idea.
Io lessi su twitter un post dell’ex Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dove lei diceva di essere in viaggio su un treno meraviglioso per Firenze.
Io le risposi in maniera provocatoria e ironica che i nostri treni non sono mai meravigliosi… soprattutto per noi disabili che raramente troviamo dei mezzi attrezzati per permetterci di viaggiare.
L’ex Ministro chiuse il suo tweet con #ioprendoiltreno e risposi con anch’io #vorreiprendereiltreno.
Dopo una settimana, prendendo spunto da questo scambio, scrissi un pezzo sul mio blog, cercando di parlare delle barriere architettoniche in modo divertente,
scrivendo: fatemi prendere il treno perché ho voglia di viaggiare, di innamorarmi e incontrare sul treno la ragazza dei miei sogni come in un film romantico.
L’articolo divenne virale in rete e si creò un’attenzione notevole, nel tempo ho accettato di raccogliere questa sfida, chiamiamola così, per arrivare ad un qualcosa di costruttivo.
Hai preso parte a “La skarrozzata, una passeggiata per provare la disabilità” puoi raccontarci cos’è?
La Skarrozzata è un evento che fanno da quattro anni a Bologna, mi piaceva come idea di sensibilizzazione, ho contattato gli organizzatori e unendo le forze abbiamo ripetuto questo evento ad Empoli che è la città a me più vicina.
Siamo riusciti in un pomeriggio a vedere la partecipazione di più di cinquecento persone, con le quali abbiamo girato per la città cercando di far capire quali sono le difficoltà oggettive che un disabile affronta.
Dal marciapiede sconnesso, alla macchina parcheggiata sulle strisce o la bicicletta legata vicino al muro che intralcia il passaggio.
E’ stata una splendida giornata che ha visto la partecipazione di tante famiglie, mi piace coinvolgere gli abili e i disabili, perché la mamma con il passeggino incontra gli stessi problemi che ha un disabile con difficoltà motoria.
Spero di poter ripetere la Skarrozzata l’anno prossimo in primavera.
La tua è una campagna di sensibilizzazione nei confronti della disabilità e delle barriere architettoniche. Quali sono le difficoltà che affronti ogni giorno?
Il mio quotidiano? Ad esempio iniziando dall’esercizio commerciale che non ha la rampa per farmi accedere nei suoi locali, il marciapiede o le automobili che ostruiscono il passaggio dedicato ai disabili o che vengono parcheggiate nelle aree dedicate.
La difficoltà sta nel poter avere le stesse opportunità degli altri a livello quotidiano, da un cinema a un ristorante.
Si vive una mancanza di autonomia e, per poter ovviare a tutto ciò ci sono delle esigenze che hanno un costo economico elevato.
Lo Stato purtroppo non supporta in maniera sufficiente il livello dei servizi che stentano ad esserci, resto comunque fiducioso.
Il seguito alle tue iniziative è davvero notevole, tv, radio, personaggi dello spettacolo… ci sono state anche “risposte” istituzionali che facciano sperare in interventi concreti verso le realtà che denunci?
Sì, risposte a cui bisogna stare con il fiato sul collo perché si tende a dimenticare.
Ci sono state diverse interrogazioni parlamentari che hanno riportato #vorreiprendereiltreno come spunto di riflessione per riaccendere i riflettori sull’accessibilità, sono stati presi degli accordi con Trenitalia e Ferrovie dello Stato.
Pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo in cui si diceva che Trenitalia rinnovava l’impegno a rendere accessibile il 75% delle stazioni in Toscana entro il 2018.
Con la regione Toscana abbiamo instaurato un dialogo costruttivo.
La risposta politica inziale c’è stata, ora dobbiamo essere la spina nel fianco per non far accantonare il problema.
Barriere non solo architettoniche ma culturali e sociali, cosa speri per il tuo futuro?
Per adesso preferisco pensare alla giornata, mi basterebbe intanto finire i miei studi e continuare a portare avanti questo progetto di #vorreiprendereiltreno che mi auguro non finisca.
Se dovesse accadere spero che dopo ci sia qualcuno a raccogliere il testimone, intanto noi continuiamo, finché le persone ci sosterranno e fortunatamente sono in aumento.
Sono fiducioso e mi riempie di gioia leggere le lettere e i commenti di persone che quotidianamente seguono questo percorso assieme a me, contribuendo attraverso segnalazioni o delle fotografie.
Questa per me è una grande vittoria.
“Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore … e vedere di nascosto l’effetto che fa”
Potete sostenere #vorreiprendereiltreno con donazioni su c/c , cedendo il 5 x 1000 alla Onlus, diventando sponsor oppure soci, attraverso il tesseramento.
Anche il più piccolo contributo sarà fondamentale!
Tutti i riferimenti per sostenere la Onlus potete trovarli sul sito www.vorreiprendereiltreno.it
* Intervista tratta dal sito ildomaniditalua.eu.
Di seguito riportiamo il Link http://ildomaniditalia.eu/article/%E2%80%9Cvengo-anch%E2%80%99io-no-tu-no%E2%80%9D-vorreiprendereiltreno-barriere-architettoniche-e-culturali