Chi l’avrebbe mai detto che il Covid e il conseguente lockdown, fra i tanti mali e danni causati, si sarebbero rivelati una sorta di panacea per la mobilità sostenibile. Eppure, paradossalmente, le cose stanno proprio così. Lo certifica il nuovo dossier ‘Covid Lanes’ presentato da Legambiente. In altre parole, dall’immobilismo si è passati al boom della bicicletta. Nei mesi difficili della diffusione della pandemia e delle chiusure a singhiozzo, il Belpaese, da sempre incline all’uso dei veicoli a motore, è stato caratterizzato invece da un aumento degli spostamenti in bici e da una maggiore attenzione alla mobilità sostenibile da parte dei cittadini, grazie anche all’incentivo dell’ecobonus. Evidenti e molteplici i vantaggi derivanti da questa scelta: minori costi per gli spostamenti, maggior benessere psicofisico per le persone, riduzione di traffico e inquinamento nelle città. Si è scoperto, inoltre, come sia possibile realizzare corsie riservate alle bici con costi contenuti e interventi leggeri, lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate. Interventi minimi da sviluppare successivamente con l’aggiunta di protezioni e la definizione di passaggi esclusivi in tempi brevi mirando a trasformarli, in vere ciclabili. Si tratta delle cosiddette ciclabili pop-up, costruite dopo il lockdown in ogni parte del mondo.
Sono stati annunciati, infatti, stando alle stime della European Cyclists Federation (ECF), oltre 2.300 km di nuovi tratti e strutturati più di 1.000 km, investendo oltre un 1 miliardo di euro in tutta Europa. In particolare, il dossier di Legambiente, che prende in esame le città italiane, rileva complessivamente oltre 193 chilometri di ciclabili pop-up: Milano è la città italiana con più chilometri realizzati, ben 35, seguita da Genova con 30. Un passo avanti che va rafforzato, così come richiesto anche dai PUMS, Piani Urbani di Mobilità Sostenibile, che prevedono 2.626 km di nuove piste ciclabili, da sommare ai 2.341 km già esistenti in 22 città italiane. Il successo della bicicletta come mezzo di spostamento all’interno del tessuto urbano è testimoniato, peraltro, dal notevole incremento di vendite di questo mezzo che, secondo le stime di Ancma, nel mese di maggio 2020 ha toccato il 60% in più rispetto al venduto nello stesso periodo dell’anno precedente. Fenomeno confermato anche dal sistema Eco-Counter (colonnine dotate di sensori in grado di identificare il passaggio delle bici) che ha rilevato nel mese di settembre 2020 un aumento del 27,5% in Italia, del 25,3% in Portogallo, del 24,5% in Francia e del 20% nel Regno Unito e in Germania rispetto a settembre del 2019. Nel mese di ottobre 2020, in quasi tutti i Paesi presi in esame dal sistema Eco-Counter, il numero di biciclette era superiore a quello dello stesso periodo dell’anno precedente e la crescita più significativa è stata registrata in Italia (+48,4%). Inoltre, l’analisi dei dati mensili registrati sempre da Eco-Counter in Italia nel corso del 2020, mostra picchi significativi dell’uso delle biciclette nei periodi di maggio (+81%) e settembre/ottobre (+73%).
“Il 2020 è stato evidentemente un anno di svolta per le ciclabili, ma ora serve un deciso salto di qualità per confermare lo sviluppo della mobilità ciclabile e per garantire anche la sicurezza per chi si sposta in bici – ha dichiarato il Vice presidente di Legambiente, Edoardo Zanchini – L’obiettivo è di ripensare lo spazio urbano per portare qualità e ridurre i rischi di incidentalità adottando soluzioni infrastrutturali per ridurre la velocità e lo spazio stradale dedicato alle automobili. L’obiettivo deve essere quello di raddoppiare le ciclabili entro il 2025, per mandare un messaggio chiaro di cambiamento in positivo a chi vive nelle città, e trasformare le nuove pop-up, in tempi ragionevoli, in veri percorsi protetti. Per realizzare tutto ciò, bisogna inserire questo tipo di infrastrutture urbane nel Recovery plan e investire un miliardo di euro in cinque anni, seguendo l’esempio di paesi come l’Inghilterra, per questi interventi”.
Fonte: Legambiente