Si rafforza l’impegno delle istituzioni pubbliche contro povertà ed emarginazione, fenomeni che si sono acutizzati a causa della pesante crisi di questi anni. Governo ed enti locali stanno, infatti, predisponendo gli strumenti per allargare e potenziare il Sostegno per l’inclusione attiva. La Conferenza Unificata ha sancito recentemente l’accordo sul modello che i servizi sociali dovranno adottare per attuare i progetti di presa in carico delle famiglie beneficiarie del SIA, la misura di contrasto alla povertà che la legge di stabilità ha esteso quest’anno all’intero territorio nazionale. Si tratta del primo passo che consentirà, nelle prossime settimane, il graduale passaggio del SIA sperimentale, introdotto da alcuni anni in 12 grandi aree urbane, al nuovo sostegno per l’inclusione attiva previsto dal Governo e che la Delega sulla Povertà potrà successivamente modificare o rinominare. Nell’accordo sono stati chiariti i punti cardine della nuova disciplina. Il SIA erogherà un sussidio economico a nuclei familiari in condizioni economiche di estremo disagio, nei quali siano presenti minorenni, subordinato all’adesione a un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Il progetto di attivazione sociale e lavorativa è l’architrave, secondo il Ministero, del nuovo strumento di sostegno economico: “Inclusione attiva significa prevedere che l’erogazione del sussidio economico sia subordinata all’adesione a un progetto personalizzato d’intervento dal carattere multidimensionale, la cui regia sia affidata all’ente territoriale più prossimo al cittadino: il Comune e, in particolare, il servizio sociale – ricorda una nota del Ministero del Lavoro – Per costruire l’intervento è quindi necessario rafforzare la capacità dei servizi di operare in rete con le altre amministrazioni competenti sul territorio in materia di lavoro, tutela della salute e istruzione, nonché di collaborare con i soggetti privati, soprattutto no profit, attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà. La strategia avrà successo solo se i servizi agiranno in un contesto aperto alle risorse che tutta la comunità è in grado di offrire“.
In altre parole, i Comuni e/o gli Ambiti territoriali dovranno associare al trasferimento monetario un progetto personalizzato d’intervento dal carattere multidimensionale che coinvolga tutti i componenti della famiglia, con particolare attenzione ai minorenni. Il progetto di presa in carico sarà predisposto dai servizi sociali in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole, nonché con soggetti privati attivi nell’ambito degli interventi di contrasto alla povertà, sulla base del modello approvato dalla Conferenza Unificata (Stato-Regioni-Città e Autonomie locali). Le famiglie saranno tenute ad aderire al progetto, impegnandosi ad attivarsi nella cura dei figli (scuola, salute, ecc.) e a partecipare a interventi mirati alla ricerca attiva di lavoro, quali tirocini, borse lavoro, formazione. L’obiettivo è il superamento della condizione di povertà e la graduale riconquista dell’autonomia. L’estensione avverrà con nuovi criteri e i requisiti di accesso verranno definiti a breve con l’emanazione di un decreto attuativo.
Per quanto riguarda l’entità delle risorse, va detto che il sussidio economico non si dovrebbe discostare molto dal SIA sperimentale diffuso attualmente nelle 12 principali città italiane: l’ammontare mensile del contributo economico ai beneficiari verrà modulato sulla base della numerosità del nucleo familiare entro un tetto massimo che, tuttavia, non dovrebbe superare i 400 euro mensili per le famiglie con 5 o più componenti. Per la quantificazione esatta del sostegno e della platea degli interessati si dovrà attendere un apposito decreto al quale stanno lavorando i tecnici del Ministero del Lavoro e dell’Economia. Il SIA si affiancherà poi alla misura di sostegno individuata dalla Social Card ordinaria e dalla nuova Carta Famiglia, che continueranno comunque a funzionare e all’ASDI, il sostegno residuale contro la disoccupazione per i lavoratori dipendenti introdotto dal Jobs Act. La nuova misura sarà finanziata da diverse fonti: le risorse nazionali destinate al sussidio economico da erogare ai beneficiari (circa 750 milioni di euro per il 2016 stanziate in parte dalla Legge di Stabilità e in parte da provvedimenti precedenti) si sommano alle risorse comunitarie del Fondo sociale europeo, che attraverso il PON Inclusione andrà a sostenere nei prossimi sette anni, con 1 miliardo e 70 milioni di euro, il potenziamento della rete integrata dei servizi e l’attuazione del modello di presa in carico delle famiglie.