La povertà è una piaga tremenda che assilla il genere umano sin dalla notte dei tempi, declinandosi in varie forme e intensità nelle diverse epoche. Cambia volto, ma persiste e si riproduce sempre, anche nelle società civilizzate e tecnologicamente avanzate. Nel nostro Paese, ad esempio, si contano attualmente circa 5 milioni di poveri. Differenti sono, tuttavia, le caratteristiche che essa assume di volta in volta. C’è una povertà materiale e una spirituale, ma c’è anche una povertà culturale. Non manca persino una povertà energetica. Concetto relativamente nuovo che sta impegnando istituzioni ed esperti del settore nell’intento primario di definirlo in maniera condivisa.
In questa impresa, di portata non meramente lessicale, una delle prime questioni da affrontare è l’armonizzazione del linguaggio. Infatti, l’assenza a livello europeo di una definizione comune di povertà energetica rende difficile stabilire un approccio condiviso, nella consapevolezza che le barriere tradizionalmente riconosciute per l’adozione di strumenti di efficienza energetica si vanno solitamente ad accentuare nel caso in cui riguardino famiglie a basso reddito. La Strategia Energetica Nazionale (Sen) evidenzia, pertanto, la necessità di stabilire una ‘misura ufficiale’ della povertà energetica, intesa quale difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. In altre parole, quando l’accesso agli stessi implica una distrazione di risorse superiore a un livello socialmente accettabile. In Italia soffrono di questo stato d’indigenza almeno 2,1 milioni di famiglie. In particolare, fra i diversi soggetti che si occupano della problematica, anche l’Enea è al lavoro su questo tema.
“Nel Position Paper che abbiamo presentato in sede europea auspichiamo l’adozione di parametri di misurazione del fenomeno comuni a tutti i Paesi Ue, pur tenendo conto delle peculiarità nazionali – annuncia Alessandro Federici, responsabile del servizio ENEA per il Monitoraggio delle politiche per l’efficienza energetica – Raccomandiamo inoltre una maggiore attenzione alla dimensione locale del fenomeno e alla valutazione dei costi delle misure per contrasto a lungo termine della povertà energetica”. Ciò, nonostante una definizione condivisa di povertà energetica riguardi attualmente solo 5 nazioni su 11, mentre più di due terzi dei Paesi coinvolti citi la povertà energetica in documenti ufficiali. Dall’analisi è emerso, inoltre, che le misure di contrasto alla povertà energetica adottate a livello locale sono note soltanto a 4 Paesi su 11, dove le municipalità coinvolte aderiscono al Patto dei Sindaci.
Secondo i dati 2016 dell’Osservatorio Europeo sulla povertà energetica (EPOV), in Italia gli indicatori primari rilevano che circa il 16% della popolazione non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione, contro una media Ue dell’8,7%, e quasi il 9% è in ritardo con il pagamento delle bollette, rispetto a una media Ue dell’8,1%. Inoltre, il 16% della popolazione ha una spesa energetica inferiore alla soglia minima contro una media Ue del 15,1%.
Fra le varie misure che il Governo ha adottato e pensa di adottare (ecobonus, cessione del credito per gli incapienti, ecc.) figura anche l’istituzione dell’ Osservatorio nazionale sulla povertà energetica, con la partecipazione proprio dell’Enea. Operazione già compiuta da Francia e Grecia.