Avanza, seppur non speditamente, il processo di costituzione dell’anagrafe unica della popolazione residente, che sta per raggiungere l’agognata quota mille dei Comuni aderenti. Il punto della situazione, segnalando positività, vantaggi e criticità del percorso, lo fa un dettagliato articolo pubblicato da Agenda Digitale, a cura di Patrizia Saggini, avvocato componente del gruppo dei Comuni sperimentatori dell’ANPR. Con un trend di adesioni di 10/15 Comuni al giorno, non si raggiungerà il completamento del processo nel 2019 e, forse, neppure nel 2020, afferma l’autrice. Entro la fine dell’anno, tuttavia, è già in programma il subentro di circa 480 Comuni, che dovrebbero portare la popolazione servita dagli attuali 10 ai 14 milioni di cittadini.
Quali i fattori propulsivi e quali gli ostacoli alle adesioni? Puntuali e centrate le considerazioni sviluppate dall’avvocato Saggini. In primo luogo, il ritmo dei subentri non è costante per tutto il territorio nazionale. In alcune Regioni non si registrano ancora adesioni (Friuli Venezia Giulia), in altre si tratta di esigue unità (Abruzzo, Basilicata, Liguria, Marche, Molise). Le realtà virtuose, invece, si concentrano in Valle d’Aosta (con più di metà dei Comuni subentrati), Emilia-Romagna (con oltre il 30% dei Comuni subentrati). Seguite da Regioni attive, ma con minori adesioni, come Lombardia, Toscana, Piemonte, Trentino Alto Adige (in cui manca la parte di Bolzano) e Veneto. Tutto il resto rimane indietro. A cosa si deve questa marcata disomogeneità di percorso? Dipende dalle aziende di software, che devono terminare le integrazioni necessarie per il trasferimento dei dati gestendo il colloquio fra Anpr e database locale, e Comuni, che invece sono tenuti ad adeguare la propria organizzazione interna e formare gli operatori. Alcuni di questi soggetti non riescono a stare al passo per varie motivazioni.
D’altra parte, non si può negare un altro aspetto certamente positivo che incoraggiagli ingressi: la Funzione Pubblica ha già iniziato a pagare i primi contributi richiesti dai Comuni a fronte dell’avvenuto subentro, come previsto dal bando pubblicato alla fine del 2017. Il problema è se anche nel 2019 questi contributi saranno riproposti per dare un ulteriore incentivo a quei Comuni che non sono riusciti a subentrare entro il 31 dicembre 2018. Che fare per accelerare i tempi? Secondo la Saggini, sarebbe forse il caso di introdurre misure di obbligo/incentivo che garantiscano, anche attraverso sanzioni, il completamento del progetto entro una data certa e tassativa. Ma a imprimere la spinta decisiva dovrebbero essere, invece, le misure di “massimizzazione dei vantaggi” per i Comuni che aderiscano: semplificazione degli adempimenti, aumento quantitativo e qualitativo dei servizi da rendere ai cittadini/utenti. Un esempio per tutti, il potenziamento della certificazione online.
“Solo il 14% dei Comuni offre questo servizio, che copre il 25% della popolazione: ciò significa che più dell’80% dei Comuni e quindi il 75% della popolazione – ad oggi, fa notare la Saggini – se ha bisogno di un certificato anagrafico deve obbligatoriamente recarsi allo sportello”. L’ideale sarebbe, addirittura, l’abolizione del certificato rilasciato e l’approdo generalizzato all’autocertificazione. Ma, in attesa che questo “miracolo burocratico” si avveri, occorre puntare con determinazione sulla diffusione qualitativa dei servizi via web. Tutte le informazioni utili al processo ANPR sono reperibili sul portale tematico dell’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente https://www.anpr.interno.it/portale/. Si segnalano in particolare i contributi per i Comuni che realizzeranno il subentro entro il 31 dicembre 2018.