“Per promuovere l’uso dello strumento del Partenariato Pubblico Privato da parte dei Comuni occorre che sia costituita una Task force a livello centrale in grado di supportarli sia in fase di costruzione progettuale, ma ancor di più di aggiudicazione delle gare”. Lo ha affermato Walter Tortorella, responsabile del Dipartimento studi Economia territoriale di Ifel, a margine del convegno tenutosi a Roma nella biblioteca del Senato, rispondendo ad alcune domande sui temi principali emersi dal dibattito, con particolare riferimento alle criticità e alle potenzialità di questo innovativo modello di intervento sul territorio manifestatesi nella prassi comunale.
Ritiene che la modifica del codice degli appalti abbia impattato e, in che misura, nello sviluppo del Partenariato pubblico e privato?
Sicuramente il quadro normativo che ha caratterizzato questi 18 anni di PPP è stato particolarmente frammentato. Il nuovo codice degli appalti ha in parte rallentato, in fase di avvio, parliamo di più di un anno e mezzo fa, l’attitudine delle amministrazioni a fare gli appalti e tra questi scegliere la forma del PPP. Però i primi sei mesi dell’anno evidenziano ormai che l’apprendimento è avvenuto. Pertanto, sebbene vi sia stata una fase di rallentamento ora ci si è “abituati”. Il contesto è certamente migliorabile, anche perché nella normativa del codice degli appalti le regole sul PPP hanno una funzione fondamentale. Ma non è questo l’elemento che può accelerare e migliorare la performance di tale strumento. Il closing finanziario, ad esempio, che è il momento finale e, pertanto, successivo all’aggiudicazione, non riguarda più il codice degli appalti. La certezza delle risorse finanziarie, una buona progettualità, una buona ripartizione dei rischi tra pubblico e privato sono fattori che, dato il contesto normativo di riferimento, una volta che il ppp è stato aggiudicato finiscono per essere molto importanti.
Quale può essere l’elemento di spinta maggiore per rilanciare lo strumento del PPP e di conseguenza gli investimenti comunali?
Dai primi documenti ufficiosi provenienti dal governo e che noi stiamo analizzando come Associazione nazionale dei comuni italiani c’è molta attenzione nei confronti dello strumento PPP. Molta enfasi si ricava anche nella nota al Def. Immaginiamo, dunque, che i suggerimenti che nel corso di questi anni abbiamo dato, siano un elemento imprescindibile. I comuni sono 7956 e non ha senso che esista lo stesso numero di procedure. Anche schemi contrattuali standard non vincolanti, inoltre, sono sicuramente elementi che supportano le amministrazioni soprattutto per i PPP di dimensioni medio o medio-piccole.
Le centrali uniche di committenza hanno una rilevanza in questo processo?
Assolutamente sì, la riforma che riguarda queste ultime e che noi auspichiamo abbia un’accelerazione darà sicuramente una mano perché, innanzitutto, concentra le tipologie di investimento d’infrastrutturazione. La possibilità, dunque, per le amministrazioni comunali che si uniscono di fare il “sacrificio” un’unica volta. Le centrali uniche di committenza, in conclusione, possono essere quell’antenna territoriale di un eventuale task force nazionale che aiuterà le amministrazioni comunali proprio per incentivare e supportare i PPP dei Comuni.
Come Ifel intende proseguire il lavoro di monitoraggio rappresentato dal volume presentato al convegno?
L’attività d’indagine proseguirà nella stessa direzione, siamo ormai alla seconda edizione del volume. E il prossimo anno ci sarà una terza edizione. Abbiamo la consapevolezza di dover concentrare la nostra attenzione non soltanto sugli aspetti squisitamente finanziari e quindi di capire quanti sono i PPP, dove e di quali dimensioni. Ma anche di scendere un po’ di più con i piedi nel piatto e comprendere le criticità che hanno accompagnato lo strumento PPP nel corso di questi anni. Nel prossimo anno pensiamo di fare un cabotaggio su una 50 di PPP che sono arrivati al closing finanziario e comprendere cosa abbia funzionato e cosa non abbia funzionato e assistere, come sempre, in termini di formazione e di affiancamento le amministrazioni comunali in questo cammino complesso che richiede una molteplicità di competenze.