Fa fatica la Sardegna a uscire dalla crisi economica. Il fatturato delle piccole e medie imprese sarde, infatti, è ancora sotto il livello del 2007, l’anno in cui è scoppiata la Grande crisi. Basta questo dato a fotografare la situazione economica dell’isola: disoccupazione ancora alta e imprese che faticano a recuperare il passo.
Come negli ultimi cinque anni, inoltre, si conferma il calo demografico nell’Isola: secondo i dati diffusi dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola media impresa sarda, nel 2017 si sono registrati un milione e 648mila residenti, 4.835 in meno rispetto all’anno precedente.
I sardi, dunque, sono sempre meno. Ogni anno l’isola perde 5mila abitanti e la tendenza registrata nell’ultimo decennio si mantiene stabile nella sua progressione. Ovvero, più passa il tempo più la Sardegna si radica nel deserto dello spopolamento.
In questo contesto la Regione fa quel che può: il Reis-Reddito d’inclusione sociale – ‘s’aggiudu torrau’ (in sardo, l’aiuto restituito) istituito con legge regionale nell’agosto 2016 – sarà pagato entro fine luglio alle famiglie disagiate e in stato di povertà che lo richiederanno. La misura complementare al Rei nazionale, varata dalla Regione e finanziata con 45 milioni di euro, potrebbe interessare tra un mese fino a poco più del 9% dei 449.440 nuclei familiari dell’isola: sono 41.624 quelli coi potenziali requisiti di reddito e condizione economico-sociale, secondo stime dell’assessorato della Sanità e politiche sociali.
Il sussidio mensile andrà da un minimo di 200 a un massimo di 540 euro per un minimo di sei mesi e fino a 9 mesi e sarà condizionato a un ‘patto’ personalizzato, concordato coi servizi sociali e con un’equipe multidisciplinare nei Comuni, che vincola i beneficiari ad azioni considerate necessarie per superare la condizioni di povertà: per esempio, consentire a un figlio di concludere gli studi, partecipare ad attività di formazione, accedere a tirocini o, nel migliore dei casi, accettare un lavoro.
Al Reis, le cui linee guide sono state appena approvate dalla Giunta, la Regione affiancherà un catalogo di progetti di inclusione, che le organizzazioni del Terzo settore impegnate nel contrasto della povertà, le forze produttive e le parti sociali saranno chiamate e presentare attraverso un bando in uscita il prossimo 19 giugno: si chiama ‘Carpe Diem’ e l’assessorato del Lavoro l’ha finanziato con 16,5 milioni di euro di risorse del Fondo sociale europeo.
“Passiamo da misure passive di contrasto della povertà, in particolare di quella estrema, a politiche attive, a quello che chiamo ‘welfare generativo’, che genera benessere alle famiglie interessate e all’intera comunità”, sottolinea l’assessore regionale della Sanità Luigi Arru. “La Sardegna è tra le Regioni che investe di più nelle politiche sociali, in linea con le raccomandazioni dell’Unione europea. Con il Reis e con il progetto Carpe Diem vogliamo superare l’idea di un meri sussidi economici senza ambizioni di cambiamento per chi li percepisce. Non scandiamo slogan, ma mettiamo in campo interventi per aiutare chi sta male”. “Fin dal nostro insediamento”, aggiunge l’assessora del Lavoro, Virginia Mura, “avevamo detto che ci saremmo impegnati a non lasciare nessuno indietro. Con queste misure lo stiamo dimostrando”.
Il Reis, una sorta di reddito di cittadinanza in salsa sarda anche se ristretto alle famiglie più povere, affianca la misura nazionale del Rei. Il Reddito d’inclusione sociale finanziato dalla Regione Sardegna con 45 milioni di euro interviene sia a favore delle famiglie sarde escluse dal sostegno nazionale sia – in via prioritaria – di quelle che lo ricevono: in questo caso con un’integrazione variabile fra i 60 e i 150 euro mensili (da 6 a 9 mesi), pari cioè al 30% dell’importo minimo (200 euro) riconoscibile ai destinatari del solo Reis. A marzo 2018 erano 4.700 le famiglie beneficiarie del Rei in Sardegna, per un totale di 11.411 persone: l’importo medio mensile percepito nell’isola era di 261 euro circa, più basso rispetto a quello medio nazionale di 296 euro.
Il Reis potrà essere riconosciuto anche a nuclei familiari non ammessi al Rei e a tutti quelli con Isee fino a 3 mila euro: avranno priorità quelli senza dimora, quelli composti da 6 o più persone, da over 50 con figli disoccupati a carico e coppie under 40. Infine, il Reis potrà essere esteso – secondo decrescenti gradi di priorità – a famiglie, anche formate da una sola persona, con Isee fino a 6 mila euro o con 4 o più figli a carico e con Isee da 6 mila a 9 mila euro. Sono inclusi anche coloro con Isee fino a 9 mila euro e un Isre (indicatore della situazione reddituale equivalente) non superiore a 3 mila euro e con un patrimonio mobiliare pari a zero. Sono comprese le famiglie di fatto conviventi da sei mesi, di cui almeno un componente sia residente in Sardegna da un periodo non inferiore a 24 mesi. Chi richiede il Reis non deve beneficiare di trattamenti economici di natura previdenziale, indennitaria e assistenziale sopra gli 800 euro mensili, elevati a 900 in caso di presenza di una persona non autosufficiente nel nucleo familiare. Sono escluse le famiglie in cui uno dei componenti percepisca la Naspi o altri ammortizzatori sociali, che possiedano auto e/o moto immatricolate la prima volta nei 24 mesi la richiesta o imbarcazioni.
Una volta che linee guida della Giunta saranno approvato dalla Sesta commissione (Sanità) del Consiglio regionale, le amministrazioni comunali avranno 15 giorni di tempo per pubblicare gli avvisi per individuare i destinatari del Reis. Le famiglie coi requisiti per ottenere i sussidi potranno poi rivolgersi direttamente ai Comuni per presentare domanda ed essere presi in carico dai servizi sociali per un percorso personalizzato e per ottenere l’erogazione. C’è un’eccezione: i nuclei familiari ammessi al Rei dal 1 gennaio 2018 fino alla data di scadenza degli avvisi comunali non dovranno presentare domanda per il Reis, ma saranno inseriti d’ufficio nelle graduatorie comunali per ‘s’aggiudu torrau’.
Sono esclusi dal sussidio coloro che hanno dipendenze patologiche o che potrebbero spenderlo per consumare tabacco, alcol e acquistare prodotti legati al gioco d’azzardo. Ai Comuni, nel frattempo, la Regione avrà erogato un’anticipazione dell’80% delle risorse necessarie a pagare i sussidi. Il Reis può essere sospeso per almeno sei mesi se i beneficiari non partecipano ai percorsi di politiche attive del lavoro, rifiutano più di due offerte di lavoro proposte dai centri per l’impiego e dai servizi comunali (tranne gravi motivi) e se non garantiscono la prosecuzione degli studi ai bambini presenti nel nucleo familiare. Sono esentati dal vincolo della partecipazione a un progetto d’inclusione attiva le famiglie composte da soli anziani over 80, di cui almeno uno con certificazione d’invalidità grave superiore al 90% e quelle che hanno tra i loro componenti persone destinatarie di sussidi delle leggi di settore. Il Reis potrà essere rinnovato dallo stesso nucleo familiare per massimo due volte e, comunque, entro la durata del progetto personalizzato o della sua rimodulazione. A Verificare l’efficacia delle misure sarà un Tavolo permanente regionale, in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulle povertà.