La crisi economica e le persistenti difficoltà macroeconomiche hanno modificato nell’ultimo quinquennio l’identità del sistema fiscale italiano, portando ad un ripensamento delle logiche sottostanti la finanza pubblica, in particolar modo dei trasferimenti statali.
A partire dal 2012 si è assistito all’abbandono della finanza derivata dallo Stato Centrale, causa di numerose tensioni di bilancio, e al passaggio verso un modello di autonomia, inteso come un sistema istituzionale multilivello basato sui principi di autonomia, sussidiarietà e autogoverno responsabile.
Con quest’ultima, la gestione delle entrate proprie, ovvero quelle derivanti dal gettito tributario ed extra tributario, ha assunto un’importanza strategica e gestionale. Le leve tributarie e tariffarie rappresentano oggi la parte più rilevante dei bilanci degli enti locali per la copertura delle spese correnti e l’erogazione dei servizi ai cittadini.
Una fotografia della situazione economico-finanziaria dei circa ottomila Comuni italiani, raggruppati per Regione di appartenenza. Un’analisi della finanza pubblica e sull’impatto della spesa per tributi e tariffe sui cittadini è stata realizzata da Crif Ratings. I Comuni del nord e della Sardegna, come spiega Marco Bonsanto, analista che ha curato l’indagine, hanno buone capacità di riscossione delle entrate tributarie ed extra tributarie e di pagamento delle spese correnti nonché minore incidenza dei debiti finanziari e delle anticipazioni di tesoreria. Tuttavia si rileva che in alcuni di questi territori la spesa pro-capite in tributi e tariffe è più del doppio di quella delle Regioni del Mezzogiorno.
Se gli enti delle Regioni settentrionali hanno un indice di riscossione che sfiora il 100%, al sud ci sono situazioni più basse, con Sicilia e Calabria sotto il 90%.
Nello specifico l’esame delle tre aree di analisi mostra un’Italia divisa in due, in particolare:
L’area relativa alla riscossione e ai pagamenti, considera tre indicatori: (i) la riscossione tasse/tributi; (ii) la riscossione di tariffe e (iii) il pagamento delle spese correnti. Tutti gli indici sono calcolati come media tra i Comuni facenti parte della stessa Regione. Sul podio di questa speciale classifica si posizionano il Friuli Venezia Giulia, il Trentino Alto Adige e la Liguria. Fanalini di coda tre regioni del Sud: la Campania, la Calabria e la Sicilia.
L’area relativa alla capacità di finanziamento (debito e anticipazioni): gli indicatori considerati misurano il rapporto del debito finanziario e delle anticipazioni di tesoreria rispetto alle entrate correnti dei Comuni facenti parte della stessa Regione. Un’ulteriore analisi è stata effettuata sul mancato rientro a fine anno delle anticipazioni di tesoreria concesse. In questo caso sul podio troviamo le tre Regioni a Statuto Speciale: la Sardegna, la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige. La coda della classifica vede le tre Regioni del Centro-Sud della fascia tirrenica: Lazio, Calabria e Campania.
La terza area di analisi si focalizza sull’impatto della finanza pubblica sulla collettività (cittadini/utenti) e il peso pro capite di tributi, tariffe e debito finanziario. In questo caso la classifica si ribalta e vede come meno vessati i cittadini sardi, siciliani e pugliesi. I più penalizzati risultano essere i valdostani, i piemontesi e i liguri.
L’analisi sintetica su tutti Comuni, aggregati su base regionale, è contenuta nello Special Report ‘Finanza pubblica locale: Indagine sugli Effetti dell’Autonomia finanziaria dei comuni’ disponibile sul sito di CRIF Ratings.