Dopo la rata versata in acconto allo stesso titolo lo scorso mese di giugno è necessario che i contribuenti provvedano al versamento della rata a saldo relativamente a Imu e Tasi, da determinare secondo le specifiche modalità riportate nell’avviso appositamente predisposto dal Servizio Tributi e consultabile sul sito internet istituzionale dell’Ente.
Ultimo weekend, dunque, per il saldo della seconda rata Imu e Tasi 2017. Scade infatti il 18 dicembre il termine ultimo per il pagamento dell’Imposta unica comunale (IUC) introdotta nel 2014 – comma 639 dell’art. 1 della legge n. 147 del 2013 – e composta dall’imposta municipale propria (IMU) dovuta dal possessore di immobili e di una componente riferita ai servizi che si articola in: tributo per i servizi indivisibili (TASI) – a carico sia del possessore che dell’utilizzatore dell’immobile – e tassa sui rifiuti (TARI) – destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti – a carico di chi usa l’immobile.
Quest’anno ci sono due giorni in più per il saldo (con l’eventuale conguaglio sulla prima rata versata a giugno) visto che il 16 dicembre, scadenza ufficiale, è sabato.
“Le abitazioni principali – ricorda il sito del Mef – sono escluse sia dall’IMU sia dalla TASI, ad eccezione di quelle classificate nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 che restano assoggettate a entrambe le imposte”.
Per quanto riguarda il pagamento, i contribuenti dovranno versare il saldo tramite versamento in ‘autoliquidazione’ con il modello F24 di cui all’art. 17 del D.Lgs. 241/1997 oppure tramite bollettino postale approvato con decreto interministeriale del 23 maggio 2014.
Per calcolare le aliquote o determinare eventuali esenzioni, il ministero dell’Economia ha pubblicato un riepilogo sul proprio sito assieme agli elenchi generali Regione per Regione, riferiti all’anno 2017 .
Come è noto il saldo Imu e Tasi risparmia le prime case, ma l’esenzione non è uguale per tutti. Nella provincia di Monza-Brianza evitano il prelievo tre case su quattro (il 76,1% sono abitazioni principali), così come succede anche a Padova (75,1%), Prato (74,4%) e Milano (73,3%). In provincia di Aosta, invece, il rapporto si ribalta e viene esentata poco più di una casa su tre (il 36,1%).
I dati del dipartimento delle Finanze con la mappa dei pagamenti 2016 permettono di delineare la geografia degli utilizzi dei 31,9 milioni di abitazioni possedute dalle famiglie italiane (proprietari persone fisiche). Che le zone a più alta densità di abitazioni principali siano le grandi aree urbane non è una sorpresa. Meno scontata, invece, la distribuzione delle seconde case. Accanto alle province in cui si trovano rinomate località di mare e montagna (come nel caso di Aosta, Imperia, Savona, in testa alla classifica) ci sono zone di emigrazione o località montane relativamente spopolate. Dove dietro la dicitura fiscale di «case a disposizione» si celano abitazioni inutilizzate e impossibili da mettere a reddito.