La grande sfida che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni guarda ad un modello produttivo sostenibile e rispettoso dell’ambientale. Un modello di economia circolare discutiamo improntato a nuovi orizzonti di competitività.
L’obiettivo, ha spiegato il titolare dell’Ambiente Gian Luca Galletti, è il passaggio da un’economia lineare, che produce, consuma e getta i rifiuti all’ambiente, ad una economia circolare, che produce, consuma e poi ricicla gli scarti e i prodotti usati, in un circolo continuo di riutilizzo che elimina quasi completamente il rifiuto.
“L’economia circolare – ha detto Galletti – è anche una risposta culturale e sociale ai problemi che la modernità ci pone davanti: dagli enormi squilibri economici che viviamo – ha spiegato Galletti – al rapido esaurimento delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti e alla difficoltà nel loro smaltimento, ai costi ambientali, oltre che umani, che hanno determinato nel tempo e determinano ancora oggi modelli di produzione lineari in termini di inquinamento”.
“Con il documento Verso un modello di economia circolare per l’Italia – ha aggiunto il ministro – si intende dire alle imprese e ai cittadini cosa intendiamo fare, chiarire su quali settori possiamo essere più competitivi, favorire nuovi business. Oggi alcune grandi aziende hanno già iniziato a investire sull’economia circolare, mentre nelle Pmi si fa ancora fatica a cogliere i benefici che possono derivare dall’introduzione di questo nuovo modello”.
Il concetto di economia circolare risponde al desiderio di crescita sostenibile, nel quadro della pressione crescente a cui produzione e consumi sottopongono le risorse mondiali e l’ambiente. Finora l’economia ha funzionato con un modello “produzione-consumo-smaltimento”, modello lineare dove ogni prodotto è inesorabilmente destinato ad arrivare a fine vita.
La transizione verso un’economia circolare richiede la partecipazione e l’impegno di diversi gruppi di persone. Il ruolo dei decisori politici è offrire alle imprese condizioni strutturali, prevedibilità e fiducia, valorizzare il ruolo dei consumatori e definire come i cittadini possono beneficiare dei vantaggi dei cambiamenti in corso. Il mondo delle imprese può riprogettare completamente le catene di fornitura, mirando all’efficienza nell’impiego delle risorse e alla circolarità. A questa transizione sistemica sono d’aiuto gli sviluppi delle Tic e i cambiamenti sociali.
L’economia circolare può quindi aprire nuovi mercati, che rispondano ai cambiamenti dei modelli di consumo: dalla convenzionale proprietà all’utilizzo, riutilizzo e condivisione dei prodotti concorrendo inoltre a creare maggiore occupazione.
L’economia circolare è una risposta sociale, culturale ed economica allo spreco di risorse in via di esaurimento che determina disuguaglianze e criticità ambientali.
Il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia” è il risultato della collaborazione tra Ministero dell’Ambiente e Mise, che hanno come principali obiettivi quelli di fornire il posizionamento strategico del nostro Paese rispetto a questo tema; favorire lo sviluppo di nuovi modelli di business in grado di valorizzare al meglio l’eccellenza italiana e il ruolo delle piccole e medie imprese. Nel progetto sperimentale vi sono già alcune “città per la circolarità”, è stato infatti sottoscritto un protocollo d’intesa tra il Ministero dell’Ambiente e Bari, Milano e Prato, al fine di perseguire azioni congiunte di economia circolare. L’obiettivo è quello di promuovere e realizzare una serie di iniziative congiunte da replicare poi su tutto il territorio nazionale, riguardanti design dei prodotti e dei servizi; modelli di approvvigionamento di materie prime, di produzione e di distribuzione-commercializzazione più efficienti; estensione della vita utile dei prodotti e dei modelli di riuso; modelli di consumo sostenibili e attività di sharing economy, nonché riciclo di risorse dai rifiuti.