Martin Heidegger stigmatizzava la tecnica come nuova metafisica in quanto manipolatrice e oggettivante quella dimensione indefinibile che chiamava “l’Essere”. Si era nel 1953, soltanto agli albori di quella rivoluzione tecnico-scientifica che – a partire dalla scoperta del DNA da parte di Crick e Watson, proseguendo con la nascita dell’informatica a opera di Bill Gates e Steve Jobs e, a cascata, del World Wide Web – sta trasformando radicalmente l’essere-nel-mondo, tanto per rifarci a una celebre locuzione heideggeriana. Un processo così incessante e travolgente che non si riesce a stargli dietro, né concettualmente e neppure operativamente. Guardate, ad esempio, cosa hanno combinato i ricercatori dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle! E’ online la prima banca dati sul cervello fatta con neuroni umani ‘vivi’, ottenuti da tessuti di scarto derivanti dagli interventi neurochirurgici di 39 pazienti. Sono stati mantenuti in attività fuori dal corpo umano per tre giorni, in modo da poterne analizzare l’anatomia e la funzionalità. Realizzata negli Stati Uniti, la ricerca ha permesso di ricavare il profilo genetico di 16.000 neuroni e informazioni circa l’attività elettrica di 300 neuroni della corteccia cerebrale, di cui 100 sono stati perfino ricostruiti in 3D.
Il database, accessibile a tutti, apre una “finestra” inedita sul cervello umano, che finora era stato studiato usando elettroencefalogramma, tecniche di diagnostica per immagini (come la risonanza magnetica) e campioni di tessuto prelevati da cadavere. Risalgono agli anni Settanta le prime ricerche su campioni di cervello prelevati durante gli interventi neurochirurgici, ma nessuno finora era riuscito a mettere insieme una quantità di materiale così imponente come l’Istituto Allen.
Il progetto è stato portato avanti grazie alla collaborazione di diversi ospedali di Seattle, dove ai pazienti sottoposti a interventi neurochirurgici per epilessia e tumori cerebrali è stato chiesto il consenso a donare dei pezzetti di cervello (grandi quanto cubetti di zucchero) che altrimenti sarebbero stati comunque buttati come rifiuti ospedalieri dopo l’operazione. Ora, a valle di questo straordinario risultato, i neuroscienziati intendono proseguire il lavoro per ampliare ulteriormente l’archivio, con l’obiettivo di esaminare a fondo le connessioni fra neuroni. In futuro le informazioni sulle cellule potrebbero essere incrociate con le cartelle cliniche dei pazienti, in modo da evidenziare eventuali correlazioni con la funzionalità del cervello prima e dopo l’intervento.