In un mondo che cambia (in cui la concorrenza è più forte che in passato, e in cui i vantaggi derivanti dalla globalizzazione e dal progresso tecnologico sono distribuiti in maniera disomogenea), l’industria europea rappresenta i due terzi delle esportazioni dell’UE, impiega 32 milioni di lavoratori, e ha creato 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro dal 2013 ad oggi. Ed è evidente che il suo futuro dipenderà dalla sua capacità di adattamento continuo, e di innovazione, investendo nelle nuove tecnologie, e facendo fronte ai cambiamenti – anche del mondo del lavoro – prodotti anche dall’incremento della digitalizzazione, e dalla transizione verso un’economia circolare e a basse emissioni di carbonio. Così, il 13 settembre 2017, la Commissione europea a guida Juncker ha adottato la Comunicazione “Investing in a smart, innovative and sustainable Industry – A renewed EU Industrial Policy Strategy” (COM/2017/0479 final) – ed utili Allegati di sintesi. Cosa prevede questa strategia rinnovata? Risponderò a questo quesito, dopo una rapida rievocazione di quanto – nel corso degli anni – l’ha preceduto.
I – DAGLI ANNI ’70 ALLA STRATEGIA 2020 E l’ “INDUSTRIAL COMPACT” – Negli anni ’70, le politiche industriali erano fatte di sussidi e sostegno diretto alle imprese: le cosiddette misure verticali. Negli anni ’90, si è invece affermata la “politica per la competitività delle imprese”: un nuovo approccio che consisteva nel definire le condizioni per la competitività delle imprese e misure essenzialmente orizzontali, dirette a tutte le imprese, senza discriminazione.
Agli inizi degli anni 2000, l’espressione “politica industriale” rimaneva legata alle politiche degli anni ’70. Alimentato dalla preoccupazione dei paesi membri di una deindustrializzazione dell’Unione, un dibattito sulla politica industriale è riemerso nel 2002. In quegli anni si è assistito a una riscoperta di politica industriale, che non significa solo misure verticali ma tutte le misure a favore dello sviluppo industriale.
E’ stata creata una Direzione delle politiche industriali nella DG impresa e industria della Commissione europea. La Commissione europea a guida Prodi ha pubblicato varie Comunicazioni , sottolineando la necessità di trasformazioni strutturali, la complementarietà fra misure e settori, la necessità di vere e proprie strategie industriali. La politica industriale nell’Europa allargata prevedeva sia misure orizzontali sia un approccio settoriale.
Di fatto – nell’Ue – da una parte c’è una Politica industriale europea quale definizione di regole e vigilanza (ad esempio nel quadro della politica della concorrenza); d’altra parte, ci sono suggerimenti di “obiettivi generali per micro-politiche industriali europee” (ad esempio mettere insieme risorse per promuovere settori nuovi; creare – a livello europeo – Centri di eccellenza in grado di far emergere i nuovi settori, e nuovi leader europei ecc.). Sono state intraprese anche alcune azioni comuni (quali ad esempio la creazione del Consiglio europeo delle ricerca e dell’Istituto tecnologico europeo) che mirano a favorire sinergie e ed eccellenze, nella ricerca europea.
Il Trattato di Lisbona (oggi in vigore) menziona l’industria nell’art. 173 .
La Strategia di Lisbona (2000-2010) avrebbe dovuto essere il cuore dell’azione politica economica e sociale dell’Unione europea. Ma (nonostante un certo consenso sulla sua utilità) i suoi limiti hanno portato a constatare che un Sistema nato per coordinare le politiche, di fatto, non aveva alcun effetto di indirizzo. Serviva (anche a causa del metodo del coordinamento aperto) più a giustificare a valle scelte compiute dai Governi che come meccanismo per definire iniziative (comuni o complementari). In altri termini, più che guidare le riforme, la Strategia di Lisbona le registrava. Conclusasi nel 2010, la strategia andava ri-focalizzata anche per dare maggior peso al futuro del settore manifatturiero.
Così nel gennaio 2014 si arriva alla Comunicazione della Commissione europea “Per un rinascimento industriale europeo” definita anche ‘”Industrial compact”– Patto per il rilancio della competitivita’ industriale (il cui obiettivo è far salire il peso del manifatturiero nel Pil europeo al 20% entro il 2020) – promossa dall’allora Vice Presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, delegato all’industria e imprenditoria. Tra le sue priorità figurano: tornare a finanziare l’economia reale; più investimenti in settori chiave (come tecnologie pulite e reti elettriche intelligenti); fondi per rafforzare le potenzialità del mercato unico; incoraggiare imprenditorialità e pmi; impegno per assicurare coerenza delle politiche in tutti gli altri settori trasversali all’industria; misure per garantire l’accesso a energia, e materie prime, a prezzi abbordabili; combinazioni efficaci di diversi strumenti di finanziamenti (Cosme, Orizzonte 2020, Fondi strutturali Ue e fondi nazionali per innovazione, investimenti e re-industrializzazione, ecc.); agevolare l’integrazione progressiva delle imprese Ue (in articolare pmi) nelle catene di valore globali, per maggiore competitività e accesso ai mercati globali. Si tratta di anticipare (in maniera trasversale) le mutazione industriali derivanti dalla crisi economica e dalla necessità di mantenere elevata la competitività, evolvendo verso un’economia (a bassa intensità di carbonio) fondata sulla conoscenza. Si tratta di anticipare le esigenze in materia di qualifiche, R&S, capacità innovatrice, normazione o regolamentazione. Si tratta di completare il sistema GMES (Global monitoring for environment and security) e di strategia spaziale. Si tratta del regolamento REACH sulle sostanze chimiche nocive, del dialogo regolamentare con paesi emergenti, di sicurezza e certificazione dei prodotti, di prodotti eco-efficienti; di auto elettrica e tecnologie verdi, di nanotecnologia ecc..ecc.ecc. Il mercato di riferimento non è solo il mercato interno.
In altri termini, si riparla di politica industriale europea per trovare un insieme coerente di Politiche comuni e approcci convergenti in grado di modernizzare il sistema Europa mettendolo al passo con la realtà globale e fargli recuperare crescita, lavoro e competitività internazionale. Ricerca, innovazione tecnologica ed ecologica, regole della concorrenza e aiuti di Stato, politica commerciale, fiscale, investimenti, sburocratizzazione, deregolamentazione: queste alcune delle variabili della nuova equazione in cantiere. Il nuovo approccio integrato alla politica industriale UE – che tra l’altro mira a un’economia competitiva, più verde e interconnessa – era un elemento chiave della Strategia Europa 2020, basata su 3 priorità (una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva) e 7 iniziative faro:
- l’Unione dell’innovazione (accesso alla ricerca – innovazione, rafforzamento della catena d’innovazione, più investimenti)
- Youth on the move (istruzione)
- Un’Agenda europea del digitale (interneti ad alta velocità, ecc.)
- Clima energia e mobilità (decarbonizzazione, energie rinnovabili, modernizzazione dei trasporti, efficienza energetica)
- Una politica industriale per l’era della globalizzazione ( per competitività )
- Occupazione e competenze
- Lotta alla povertà
II – LE INIZIATIVE DELLA COMMISSIONE JUNCKER – Con l’arrivo della nuova Commissione Juncker – per un po’ (forse in linea con l’anti-europeismo crescente, insieme ai nazionalismi anche economici) – il concetto di politica industriale è parso sparire dai radar di Bruxelles.
Solo il 13 settembre 2017, è stata adottata una interessante Comunicazione – con utili Allegati di Sintesi – su una strategia industriale rinnovata.
Finora, la creazione di occupazione e di crescita – attraverso innovazione e investimenti – è stata posta al centro della Commissione a guida Juncker tramite iniziative fondamentali quali il cosiddetto Piano Juncker (Piano europeo per gli investimenti); l’Unione dei mercati dei capitali; il sostegno UE all’innovazione (e piccole e medie imprese); le sue iniziative in materia di economia circolare, energia pulita ed economia a basse emissioni di carbonio; le tecnologie abilitanti fondamentali; la Strategia per il mercato unico digitale corredata della Strategia per la digitalizzazione dell’industria, il Piano di azione “5G per l’Europa”; la strategia per il mercato unico (che consente l’accesso a un mercato di 500 milioni di consumatori, e la possibilità di catene del valore in assenza di dogane o barriere tecniche); la nuova Agenda per le competenze per l’Europa.
Si tratta di Politiche orizzontali riguardanti tutti i settori integrate da una serie di Politiche specifiche destinate a settori strategici: una Strategia spaziale (finalizzata a sviluppare ulteriormente l’industria spaziale europea); la proposta di un Fondo europeo della difesa (catalizzatore per un’industria europea della difesa, forte e innovativa); un’ampia varietà di iniziative a favore di un’industria automobilistica pulita, sostenibile e competitiva (tra le quali l’iniziativa l’Europa in movimento, le Azioni per ridurre l’inquinamento atmosferico causato dai veicoli, e l’azione GEAR2030), una Comunicazione sull’acciaio finalizzata ad assicurare che l’industria siderurgica europea possa competere lealmente sui mercati mondiali, ecc.
III – LA COMUNICAZIONE DEL 13 SETTEMBRE 2017 E LE PROSSIME TAPPE – All’alba di una nuova era industriale, il 13 settembre 2017, la Commissione europea a guida Juncker ha poi adottato la Comunicazione “Investing in a smart, innovative and sustainable Industry A renewed EU Industrial Policy Strategy” (COM/2017/0479 final) – e Allegati – la quale espone i principali Orientamenti e Priorità dell’Ue.
In estrema sintesi, cosa prevede questa strategia rinnovata? Gli Allegati schematizzano con chiarezza le prossime tappe:
- Un mercato unico più approfondito e equo (normazione, Pacchetto servizi e conformità, Pacchetti prodotti, mercati pubblici, diritti di proprietà intellettuale, nuova strategia in materia di competenze per l’Europa, Fondo sociale europeo e Fondo europeo di aggiustamento alla globalizzazione per meglio gestire anticipazione e gestione del cambiamento, Pilastro sociale europeo dei diritti sociali)
- Modernizzare l’industria per farla entrare nell’era della digitalizzazione (Strategia del passaggio al digitale delle imprese europee; Connessione per il mercato unico digitale e Piano per la connessione 5G; Pacchetto cibersicurezza; Iniziativa per la libera circolazione dei dati; Iniziativa per l’accessibilità e riutilizzo di dati del settore pubblico, e di dati ottenuto con fondi pubblici; Corridoi transfrontalieri per la mobilità connessa e automatizzata; Iniziativa per un programma “Digital Opportunity”(accesso al digitale); Iniziativa a favore della creazione per l’Europa di un’informatica a alta performance e un ecosistema di megadati di classe mondiale; iniziativa sui rapporto on line tra piattaforme e imprese).
- Economia circolare a debole intensità di carbone (adozione del Sistema di scambio delle quote di emissione, riformato; proposte di un Fondo per l’innovazione e di un fondo per la modernizzazione; Pacchetto energia pulita; secondo Pacchetto Mobilità; Norme cO2 per veicoli pesanti; Strategia per la bioeconomia; nuovo Pacchetto economia circolare; Piano di azione per finanza sostenibile).
- Investire nell’industria di domani (Revisione e prolungamento del Fondo europeo per gli investimenti strategici- EFSI 2.0; iniziative in materia di capitale di rischio, borse di p.m.i, tecnologia finanziaria (FinTech), finanziamento partecipativo; lancio del Fondo europeo della difesa (in particolare di una proposta di programma europeo di sviluppo industriale nel campo della difesa); Forum strategico per i progetti importanti d’interesse europeo comune)
- Sostenere l’innovazione industriale sul territorio (Iniziativa a favore di start-up e di scale-up; proposte per una base comune consolidata per l’imposta sulle società; proposta di 3 Pacchetti IVA per un’IVA unica nell’Ue; Progetto pilota del Consiglio europeo dell’innovazione; Gruppo di alto livello sulle tecnologie chiave generiche; Introduzione del principio di innovazione nella regolamentazione Ue; Forum europeo sulla politica in materia di clusters).
- La dimensione internazionale (Accordi commerciali con il resto del mondo, modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale e nuovo metodo di calcolo anti-dumping, strumento internazionale sui mercati pubblici, Quadro Ue per esaminare gli Investimenti diretti esteri).
- Partenariato con gli stati, regioni, città e settore privato (strategie e comunicazione sulla specializzazione intelligente; Programma di sostegno alla riforma strutturale; inviati specializzati negli investimenti; Tavola rotonda degli industriali di alto livello)
IV – ELEMENTI PRINCIPALI DELLA NUOVA STRATEGIA – La nuova strategia di politica industriale dell’UE riunisce tutte le iniziative orizzontali e settoriali, siano esse esistenti o nuove, in una strategia industriale globale.
La strategia chiarisce i compiti che dovranno assolvere tutti i soggetti coinvolti e – per consentire, in particolare all’industria e alla società civile, di orientare in futuro le azioni di politica industriale – prevede una Giornata annuale dell’industria (la sua prima edizione si è tenuta nel febbraio 2017) e una Tavola rotonda industriale ad alto livello. Dalla prima edizione di Giornata europea dell’industria (28 febbraio 2017) -sottolinea la Commissione europea – “è emerso un consenso sul fatto che le attuali politiche UE aiutano a cogliere le sfide a lungo termine cui l’industria è confrontata e hanno contribuito a recensire i campi in cui altre azioni si imponevano”.
In sintesi, i suoi principali elementi sono i seguenti
- Digitalizzazione: il futuro dell’industria sarà digitale. Megadati, intelligenza artificiale, robotica, internet degli oggetti e informatica ad alta performance, influenzeranno mercato del lavoro e società. Ragion per cui l’Ue enfatizza la digitalizzazione. Su piattaforme digitali e futuro del lavoro mi sono già soffermata sulle pagine di questo giornale v. http://www.gdc.ancitel.it/piattaforme-digitali-economia-dei-lavoretti-e-futuro-del-lavoro/ .
La Piattaforma europea delle iniziative nazionali in materia di digitalizzazione – lanciata nel marzo 2017 – ha instaurato un quadro di coordinamento europeo e incoraggia le politiche di digitalizzazione negli stati membri. La Commissione europea investe anche a favore di Poli d’innovazione digitale e altri Centri tecnologici per raggiungere imprese non ancora impegnate nella trasformazione digitale. Circa le Piattaforme industriali, attualmente la Commissione europea lancia Appelli mirati per l’automazione e la collaborazione in settori manifatturieri, nell’agricoltura, e nel settore energetico. Altre iniziative rientrano nella strategia per un mercato unico digitale (per sicurezza e protezione dati, infrastrutture digitali di punta, connessione, ecc.). Nel pacchetto “cibersicurezza” della nostra industria, rientrano la creazione di un Centro europeo per la ricerca e le competenze in materia di cibersicurezza, al fine di sostenere lo sviluppo di capacità tecnologiche e industriali nel campo della cibersicurezza, nonché un sistema di certificazione europeo per i prodotti e i servizi, riconosciuto in tutti gli Stati membri (adottato il 13 settembre 2017). Circa le infrastrutture igitali, il Fondo europeo per gli investimenti strategici prevede finanziamenti pari a 20 000 000 000 Euro. Anche Horizon 2020, il meccanismo per l’interconnessione in Europa e i Fondi strutturali e d’investimento europei investono nelle tecnologie digitali del futuro. “La connessione della prossima generazione – in particolare 5G – è la base su cui si innesteranno i modelli aziendali del futuro.
- Una proposta di regolamento sul libero flusso dei dati non personali, che permetterà la libera circolazione dei dati attraverso le frontiere, contribuendo a modernizzare l’industria e creare un vero e proprio spazio comune europeo dei dati (adottata il 13 settembre 2017);
- Previsto per dicembre 2017 la proposta di un nuovo “treno” di azioni riguardanti l’economia circolare a debole intensità di carbone, tra le quali una strategia sulla plastica, e misure volte a migliorare la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro conversione in bioprodotti e bioenergia (autunno 2017). In questo campo rientrano anche quanto si tenta di fare per l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima, il pacchetto “Energia pulita”, il pacchetto “Mobilità” ecc.
- Nuove proposte in materia di mobilità pulita, competitiva e interconnessa, comprendenti standard più severi in materia di emissioni di CO2di autovetture e furgoni, un piano d’azione sulle infrastrutture per i carburanti alternativi, volto a sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, e interventi per promuovere la guida autonoma (autunno 2017).
- Un insieme di iniziative tese a modernizzare il quadro per la proprietà intellettuale, tra le quali una relazione sul funzionamento della direttiva sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale e una comunicazione relativa a un quadro europeo equilibrato, chiaro e prevedibile di concessione di licenze per i brevetti essenziali (autunno 2017);
- Un’iniziativa per migliorare il funzionamento degli appalti pubblici nell’UE, comprendente un meccanismo volontario finalizzato a fornire chiarimenti e orientamenti alle autorità che pianificano grandi progetti infrastrutturali (autunno 2017);
- Sostegno all’innovazione sul territorio tramite il programma di lavoro 2018-2020 di Horizon 2020 che dota il Progetto pilota de Consiglio europeo dell’innovazione un bilancio di più di 2 600 000 000 euro per meglio sostenere innovazione creatrice di posto di lavoro. 2 200 000 000 euro sono riservati a campi prioritari (per energia pulita).
- Ampliamento dell’Agenda per le competenze a nuovi settori industriali fondamentali, quali l’edilizia, la siderurgia, l’industria cartaria, le tecnologie verdi e l’energia rinnovabile, l’industria manifatturiera e il trasporto marittimo (autunno 2017). La Commissione europea in cooperazione con l’Ocse, aiuta gli Stati membri a elaborare strategie nazionali in materia di competenze con un approccio di cooperazione settoriale. Per la digitalizzazione, la Coalizione a favore delle competenze e posti di lavoro digitali propone azioni concrete per formazione e riciclaggio di manodopera e cittadini. Il Pilastro europeo di diritti sociali affronta il futuro del lavoro e l’emergente mercato del lavoro digitale, mirando (tra l’altro) a cogliere le sfide collegate alle nuove forme non tradizionali di relazioni industriali, alle condizioni di lavoro e all’accesso alla protezione sociale. Essendo le politiche nazionali importanti per anticipare i cambiamenti, il Fondo sociale europeo può contribuire a meglio gestire il cambiamento. Anche il Programma Erasmus+ costituisce uno strumento chiave per le nuove competenze. E il Fondo europeo per l’aggiustamento alla globalizzazione sostiene le vittime di licenziamenti massicci causati da globalizzazione e crisi.
- Una strategia sulla sostenibilità finanziaria al fine di orientare meglio i flussi di capitale privato verso investimenti più sostenibili (inizio 2018);
- Iniziative per una politica commerciale equilibrata e innovativa e un Quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri diretti che possono costituire una minaccia alla sicurezza o all’ordine pubblico (adottato il 13 settembre 2017).
Nell’ottobre 2015 la Commissione ha proposto una nuova strategia commerciale e di investimento per l’Unione europea, dal titolo “Commercio per tutti: Verso una politica commerciale e di investimento più responsabile”. Due anni dopo, il 13 settembre 2017, nel discorso annuale sullo stato dell’Unione, il Presidente Jean-Claude Juncker ha sottolineato: “Voglio che rafforziamo l’agenda commerciale europea. Sì, l’Europa è aperta agli affari, ma dev’esserci reciprocità. Dobbiamo ricevere quanto diamo. Il commercio non ha nulla di astratto. Il commercio è posti di lavoro e creazione di nuove opportunità per le grandi e piccole imprese europee. Ogni miliardo di esportazioni in più sostiene 14 000 posti di lavoro in Europa. Il commercio è anche esportazione dei nostri standard, che siano norme sociali o ambientali, obblighi in materia di protezione dei dati o di sicurezza alimentare”. Ed è sulla base di questi principi che la Commissione europea ha presentato un nuovo Pacchetto di misure che include:
–- una proposta di Quadro europeo per il controllo degli investimenti esteri diretti, destinato a garantire che gli investimenti esteri restino un’importante fonte di crescita nell’UE e, nel contempo, a tutelare gli interessi fondamentali dell’Unione.
— una raccomandazioni al Consiglio per l’avvio di negoziati su accordi commerciali con l’Australia e la Nuova Zelanda (che dovrebbero basarsi sui recenti accordi conclusi con, tra altri paesi, Canada, Singapore, Vietnam e Giappone) per ampliare l’alleanza dei partner impegnati a favore di regole innovative per il commercio mondiale;
— una raccomandazione al Consiglio per l’avvio di negoziati relativi all’istituzione di un Tribunale multilaterale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti, a favore di un approccio più trasparente, coerente ed equo al trattamento delle denunce presentate dalle società nel quadro degli accordi per la protezione degli investimenti;
— più trasparenza: la Commissione ha deciso di pubblicare d’ora in avanti tutte le sue raccomandazioni per direttive di negoziato relative ad accordi commerciali (note come “mandati negoziali”). Al momento della presentazione al Parlamento europeo e al Consiglio, tali documenti saranno inviati automaticamente a tutti i parlamenti nazionali e messi a disposizione del pubblico. Ciò dovrebbe consentire fin dall’inizio un dibattito ampio e inclusivo sugli accordi previsti. La Commissione chiede agli Stati membri di garantire il coinvolgimento delle pertinenti parti interessate nazionali e regionali sin dalle primissime fasi dei negoziati commerciali;
— l’istituzione di un Gruppo consultivo sugli accordi commerciali dell’UE per rendere la politica commerciale più trasparente e inclusiva. Questo gruppo permetterà alla Commissione di avviare un dialogo con la società civile e di raccogliere più facilmente le diverse idee e prospettive di sindacati, organizzazioni dei datori di lavoro, associazioni dei consumatori e altre organizzazioni non governative.
- Un elenco riveduto delle materie prime critiche, mediante il quale la Commissione continuerà a dare il proprio sostegno affinché all’industria manifatturiera dell’UE sia garantita la fornitura sicura, sostenibile ed economicamente accessibile di tali materie prime (adottato il 13 settembre 2017);
- Partenariato con gli Stati membri , le regioni, le città, e il settore privato nel quadro di: il semestre europeo; Horizon 2020, e la Piattaforma di specializzazione intelligente, e di modernizzazione industriale, nel cui contesto la Commissione europea nominerà degli inviati specializzati negli investimenti quali punti di contatto per le autorità nazionali e regionali, i promotori di progetti, gli investitori e gli attori della società civile; un’Azione pilota finalizzata alla diversificazione, e formazione di nuovi settori sostenibili e volti al futuro; misure per collaborazione inter-regionale strategica; Dialogo sociale.
L’attuazione pratica di questa strategia olistica è una responsabilità condivisa. Il suo successo dipenderà dall’impegno e dalla cooperazione delle istituzioni dell’UE, degli Stati membri, delle regioni e, in misura ancora maggiore, dalla partecipazione attiva dell’industria stessa.
V – PRIMI COMMENTI – Nel suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, il 13 settembre 2017, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sottolineato: “Voglio rendere la nostra industria più forte e più competitiva. La nuova strategia di politica industriale presentata oggi intende aiutare le nostre industrie a rimanere o diventare leader mondiali dell’innovazione, della digitalizzazione e della decarbonizzazione“. Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha precisato: “accettando i cambiamenti tecnologici, convertendo gli investimenti per la ricerca in idee imprenditoriali innovative e continuando ad agire da precursori nella creazione dell’economia circolare e a basse emissioni di carbonio creeremo le premesse per un’industria europea intelligente, innovativa e sostenibile”. Elżbieta Bieńkowska, Commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, ha aggiunto: “Numerose industrie europee si trovano ad una svolta. Al giorno d’oggi parlare di politica industriale vuol dire rendere le nostre industrie in grado di concretizzare la crescita sostenibile e creare occupazione per le nostre regioni e i nostri cittadini”
Commentando la rinnovata strategia della politica industriale della Commissione europea, Peter Scherrer, vice segretario generale della Confederazione europea dei sindacati
(ETUC) ha dichiarato: “La CES ha da tempo richiesto una nuova strategia industriale dell’UE e si compiace del fatto che la Commissione europea ha ora pubblicato una nuova strategia di politica industriale. Siamo d’accordo con l’obiettivo della Commissione europea di meglio sostenere le industrie dell’UE e l’occupazione industriale. Allo stesso tempo, è sorprendente che sembra non ci sia nulla in merito alla gestione del cambiamento, la partecipazione dei lavoratori, ristrutturazione e perdite di posti di lavoro. È inutile sperare che la digitalizzazione, la decarbonizzazione e altre tendenze creino più posti di lavoro di quanti ne distruggono. Occorre una gestione attiva dei cambiamenti. Aumentare la competitività, le competenze e il mercato unico è tutto buono, ma dobbiamo anche pianificare e realizzare una giusta
transizione. Prendiamo nota della lunga lista della Commissione di ampie iniziative per una rinnovata politica industriale e attendiamo di contribuire al dibattito su
le nuove proposte, anche attraverso la Tavola rotonda di alto livello. Invitiamo i governi degli Stati membri a impegnarsi in una nuova e forte politica industriale dell’UE”.
A livello nazionale, in Italia, un Comunicato stampa Cgil Cisl Uil “Un lavoro stabile nell’impresa 4.0” del 19 settembre 2017 pone l’accento sulla trasversalità dei temi, e l’esigenza di maggior coinvolgimento delle parti e ministeri interessati; l’opportunità di evitare una concentrazione degli investimenti a discapito del mezzogiorno, e di una necessaria crescita dimensionale delle imprese italiane. Cgil Cisl Uil chiedono che la quarta rivoluzione industriale si trasformi in un’opportunità concreta per il nostro paese e che la formazione diventi un diritto soggettivo permanente delle lavoratrici e dei lavoratori. Impresa 4.0 – sottolineano – deve inserirsi in un più ampio Piano di politiche industriali basato su missioni strategiche precise. Ed auspicano Cabine di regia regionali e dialogo sociale.