E’ stato presentato il 14 marzo a Roma il V Rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura. Un delittuoso sistema di investimento della malavita con un grave impatto non solo sul tessuto economico, ma anche sulla salute dei cittadini e sull’ambiente. Sul fronte della filiera agroalimentare, le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il capolarato e altre varie forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del vero o falso made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’italian sounding e la realizzazione di reti di smercio al minuto.
Nel 2016 è stata registrata un’impennata di fenomeni criminali che hanno colpito e indebolito il nostro settore agricolo, dove quasi quotidianamente ci sono furti di trattori, falciatrici ed altri mezzi agricoli, gasolio, rame, prodotti (dai limoni alle nocciole, dall’olio al vino) e animali, con un ritorno prepotente dell’abigeato. Coloro che delinquono in quest’ambito sono veri e propri criminali che organizzano azioni capaci di mettere in ginocchio un’azienda, specialmente se di piccole o medie dimensioni, con furti di interi carichi agroalimentari, mandrie o macchinari agricoli. Accanto a questi reati si affiancano anche racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo ed estorsione.
Il Rapporto spiega come il volume di affari annuale dell’agromafia sia salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno. Un sistema criminale che spesso segue l’intero percorso che frutta e verdura compiono per raggiungere le nostre tavole, snodandosi poi in alcuni mercati di scambio per arrivare alla grande distribuzione. E tra tutti i settori “agromafiosi”, quello della ristorazione è forse il comparto “più tradizionale”. In alcuni casi, infatti, sono le stesse associazioni a delinquere a possedere franchising e dunque catene di ristoranti in diverse città in Italia come all’estero, forti dei capitali assicurati dai traffici illeciti collaterali. Secondo il Rapporto Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura, il business finale dei profitti criminali reinvestiti nella ristorazione coinvolgerebbe oltre 5.000 locali, con una capillare presenza a Roma, Milano e in altre grandi città internazionali. La redazione del Report è stata possibile anche grazie al contributo delle Forze dell’ordine, della Magistratura, delle Istituzioni e degli Enti che operano sul territorio a salvaguardia del comparto agroalimentare.