Le questioni relative alla sicurezza sono al centro dell’attenzione di tutte le Amministrazioni. Non ultima la situazione che ha visto protagonista la città meneghina, a seguito di un delitto per droga tra immigrati dominicani in via Padova, con relativo inseguimento fino a Piazzale Loreto.
L’episodio ha spinto il Sindaco del capoluogo lombardo a chiedere l’intervento di militari sulle strade visto il notevole allarme sociale destato dal misfatto, l’ennesimo. Due giorni fa il killer è stato preso, in Toscana, dalle Forze dell’ordine, ma il tema ovviamente resta centrale.
In novembre a Palazzo Marino è stato organizzato un vertice tra il Sindaco Giuseppe Sala e il Prefetto Alessandro Marangoni, per il rafforzamento dell’operazione denominata “Strade sicure”, affidata alle pattuglie miste (Forze dell’ordine e militari).
Stando all’annuncio fatto dal Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Milano da qui in avanti vi saranno “meno migranti e più soldati”. E questa dichiarazione ha sollevato una polemica politica rappresentata dall’appello dei Sindaci lombardi sull’accoglienza dei profughi per alleggerire il capoluogo.
“Il peso dell’immigrazione si sente anche perché ci sono comuni milanesi che non accettano arrivi scaricando il peso dell’accoglienza sugli altri – ha detto Alfano”. “Bisogna trovare strumenti affinché tutti facciano la loro parte – ha aggiunto il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala -. Non credo sia giusto per i cittadini milanesi, o di altre città che hanno i Sindaci con la sensibilità giusta, essere penalizzati”. “Milano ha fatto la sua parte. Se non ci sarà un calo degli sbarchi diremo stop ai profughi. Non è un no all’accoglienza, ma serve uno smistamento migliore. I Comuni più piccoli possono fare di più. Cercheremo di farli collaborare – ha concluso il ministro dell’Interno”.
A questo punto una riflessione riguarda il sistema di accoglienza che dovrebbe fare leva sui Sindaci, i quali non possono essere semplici destinatari dei flussi decisi dalle prefetture. La distribuzione dei profughi dovrebbe essere basata su un criterio di proporzionalità in considerazione dell’ampiezza demografica dei Comuni ospitanti. E un altro criterio potrebbe riguardare l’opportunità di impiegare le persone ospitate in lavori socialmente utili, una prospettiva di laboriosa condivisione che alleggerirebbe asperità e conflitti.
Ma quali sono gli aspetti legati alla sicurezza urbana, soprattutto nelle città di grandi dimensioni? Come denominatore comune proviamo a pensare, ad esempio, alla perdita di reti sociali e di conoscenza reciproca, alla diminuzione degli esercizi commerciali di vicinato, alla presenza sempre più numerosa di persone anziane nei grandi contesti urbani, agli immigrati concentrati in alcune strade e/o quartieri che accrescono il senso di non appartenenza e non identificazione, alle varie aree dismesse, degradate o poco vissute presenti nelle nostre periferie, alle azioni della microcriminalità percepite dai cittadini in modo addirittura più profondo della grande criminalità e della criminalità organizzata. E su questo sfondo sono moltissime le Amministrazioni municipali che stanno mettendo in campo azioni efficaci per diminuire il rischio e rafforzare la sensazione di sicurezza per i cittadini. Nel tempo è aumentata l’attenzione agli spazi pubblici, all’illuminazione, alla manutenzione, ai percorsi pedonali, agli accessi agli edifici. Per non parlare poi dell’integrazione degli insediamenti residenziali nel sistema urbano, l’animazione, il ritrovo, l’inclusione di gruppi socio-economici differenti e non ultima, certamente, la sorveglianza delle Forze dell’ordine, in particolare dei Vigili urbani, l’incremento ed il rinnovo degli strumenti in dotazione della Polizia locale, l’apertura di presidi decentrati e la presenza di unità mobili, il rinnovamento ed il potenziamento degli apparati audio e video, il coordinamento del lavoro dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Polizia locale, nonché le convenzioni con altri Comuni.
Ma occuparsi della sicurezza urbana significa innanzitutto realizzare un sistema integrato di strumenti per far sentire ai cittadini il reale senso di partecipazione al dialogo con le istituzioni, poiché una città sicura deve promuovere i diritti insieme alle responsabilità. Occorre quindi una consapevolezza diffusa riguardo al fatto che queste misure sono importanti, ma non sufficienti se non vengono accompagnate da un clima di vigilanza responsabile da parte di tutti.
La partecipazione dei cittadini alla vita della propria realtà territoriale è un’esigenza forte che va rilanciata. L’istituzione del bilancio partecipativo, che consente alle comunità di esprimere il proprio parere sulle misure necessarie alla realizzazione dei diritti e delle caratteristiche della città, è un principio fondamentale per realizzare senso di appartenenza, identità, relazioni sociali.
Com’è che si dice? “La gioia non è reale se non è condivisa”, ebbene lo stesso vale anche rispetto alla sicurezza di una città.