Ospitiamo questo contributo di Andrea Piraino, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Palermo, in ricordo di Riccardo Triglia. Morto nello stesso giorno in cui è venuto a mancare il Presidente Ciampi, Triglia fu sottosegretario del governo da lui guidato nel ’93-’94. Oggi i funerali, alle ore 10.00, nel Duomo di Casale Monferrato.
Forse potrà sembrare dettato dal sentimento di dolore per la sua morte e dal ricordo della sua amicizia, ma Riccardo Triglia nella storia della lotta per la democrazia locale, che in questi ultimi tempi non si può certo dire che goda di ottima salute, ha ricoperto un posto paragonabile solo a quello di Luigi Sturzo. Come il sacerdote di Caltagirone fu l’indiscusso protagonista del primo quarto di secolo di vita dell’ANCI con la sua leadership improntata all’autonomismo federale, che implicava l’adozione della linea di collaborazione e cooperazione dei Comuni con lo Stato, superando il massimalismo storico dei socialisti, così il senatore Riccardo Triglia fu il principale fautore nel quasi quindicennio (1982/1995) di presidenza, prima dell’ANCI e, poi, della IULA (International Union Local Authorities) del superamento del centralismo statalistico che ha governato fino agli anni ’90 il sistema locale nel nostro Paese, in una continuità sorprendentecon l’ordinamento voluto dal fascismo che aveva costretto a lasciare l’ANCI ed andare in esilio proprio Luigi Sturzo.
Triglia, sindaco di Coniolo (Al) per più di vent’anni, dopo la lunga battaglia per la riforma del governo locale culminata nell’approvazione della legge 142/1990 (alla quale vanno sempre connesse le leggi 87, circa la riforma dei reati nei confronti della Pubblica Amministrazione, e 241, di disciplina del procedimento amministrativo, dello stesso anno), ha significativamente scritto: “Consentire a ciascun ente la deliberazione del proprio statuto significa consacrare il principio costituzionale secondo cui non è lo Stato che regola autoritativamente ed uniformemente la vita delle amministrazioni elettive, ma sono queste che, nell’ambito loro riconosciuto, si dotano di strumenti di autogoverno, adattando la propria struttura gestionale alle peculiarità del contesto sociale che sono chiamate ad interpretare”. L’autonomia comunale, insomma, per Triglia non è solo l’aspetto più innovativo della legge sull’ordinamento locale ma è addirittura l’espressione del dovere che hanno le Comunità di base nei confronti dell’intera Comunità nazionale di manifestare il loro ordinamento per renderlo riconoscibile ai vari soggetti che vengono in contatto con esso. È qui, infatti, che si manifesta l’idea di sussidiarietà, alternativa a quella di sovranità (dello Stato), che secondo Triglia avrebbe dovuto restituire ai cittadini, alle famiglie, alle associazioni del lavoro e, in generale, ai gruppi socialiquegli spazi di autodeterminazione che costituiscono la base di una vera democrazia locale. E ciò in una fase storica, culminata nel 1989 con la caduta del muro di Berlino, che segna non solo per il nostro Paese l’inizio della crisi degli Stati nazionali e della democrazia su di essi incardinata.
Il presidente dell’ANCI e della IULA coglieva benissimo i caratteri qualitativi di questa crisi che ha investito gli ordinamenti non solo occidentali e con lungimiranza non comune si batteva per una nuova forma di democrazia che mettesse al centro del proprio sistema non più la rappresentanza nazionale dei partiti politici ma la responsabilità comunitaria delle istituzioni locali. Solo che per realizzare questo obbiettivo, di spingere cioè per la costituzione di un nuovo sistema di democrazia locale, il principale passo da fare era quello di coinvolgere tutto il Movimento municipale non solo italiano in una sorta di processo costituente che fosse capace di sopperire alla crisi della democrazia e del sistema politico istituzionale fondato sulla rappresentanza partitica con la proposizione di un nuovo modello di democrazia responsabile che avesse nei Comuni il perno intorno a cui ruotare e nell’ANCI e nella IULA il motore da cui ricevere la spinta propulsiva.
Il senatore Riccardo Triglia, prima dalla postazione dell’ANCI e poi, lasciata quest’ultima alla continuità dell’azione di Pietro Padula, da quella della IULA, non solo lo fece ma anche in organi di governo statale, come sottosegretario nell’esecutivo guidato da Azeglio Ciampi, si sforzò di trasferire le sue competenze nel campo dell’autonomia tributaria comunale. Continuò, infine, a fare ancora per qualche tempo il sindaco della sua Coniolo e così a testimoniare con la sua vita l’ideale di una nuova democrazia locale, oggi quasi derisa.
Andrea Piraino