Corretto, limato e rivisto in 12 giorni e notti di negoziati a Le Bourget, alle porte della capitale francese, il documento è stato presentato con 16 ore di ritardo rispetto alla chiusura prevista per la conferenza. Ma alla fine le delegazioni di 196 paesi hanno appianato le divergenze e hanno appoggiato l’accordo. Alle 19.26 del 12 dicembre, il presidente della Conferenza e ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha annunciato all’assemblea plenaria riunita da ore: “L’accordo di Parigi sul clima è stato adottato”.
Sulla scia dell’accordo sul clima siglato a Parigi nel dicembre scorso, si è registrata una crescita senza precedenti nel numero di città che rendono noti i propri sforzi contro il cambiamento climatico. Stando al Cdp, organizzazione no profit che raccoglie i dati, al momento sono 533 le città coinvolte nel mondo – in aumento del 70% rispetto al 2015 – dove vivono 621 milioni di persone.
In termini percentuali la crescita più sostenuta è stata in Africa, con 46 città che ora comunicano il proprio impegno sul clima a fronte delle 12 di fine 2015. Diverse adesioni sono arrivate dai Paesi meno sviluppati, come Etiopia, Uganda e Congo.
In Europa le città hanno raggiunto quota 126 in 32 nazioni, in aumento dell’83% grazie a una maggiore sensibilizzazione nei Paesi dell’Est. In Italia se ne contano 21, tra cui Roma, Torino, Milano, Venezia, Bologna, Genova, Firenze, Napoli e Cagliari.
In Nord America sono 131 (+72%) e in America Latina 136 (+66%), di cui oltre la metà in Brasile. Crescita un po’ meno sostenuta in Asia Pacifico, dove si registra comunque la nuova adesione di grandi città come Kuala Lumpur (Malesia), Guangzhou (Cina) e Bangalore (India).