I posti di lavoro delle aziende europee scontano un elevato rischio da stress psico-sociale. Un noto proverbio dice che “il lavoro nobilita l’uomo”. Un’altra scritta affissa su un famigerato portale va ben oltre affermando con sinistra sicumera che “Il lavoro rende liberi”. E tuttavia, il lavoro, talora, nuoce alla salute. L’Agenzia europea Eu-Osha ha pubblicato la seconda indagine sui rischi nuovi ed emergenti presenti nelle imprese europee. Realizzata su un campione di circa 50mila aziende appartenenti a 36 paesi diversi, l’indagine ha analizzato la gestione della sicurezza e della salute negli uffici e negli ambienti lavorativi. In particolare, dallo studio è emerso che il 77% delle aziende campione lamenta almeno un fattore di rischio psicosociale. Tra i rischi più diffusi: la gestione di clienti difficili (58% dei casi); i tempi pressanti (43% dei casi); la carenza d’informazioni su come gestire i rischi (41% dei casi). Tra le aziende che hanno più di 20 dipendenti, il 33% ha intenzione di mettere in atto misure per prevenire lo stress lavoro-correlato. I paesi maggiormente attivi in tal senso sono il Regno Unito, la Romania, la Danimarca, la Svezia e l’Italia. Tra quelli meno attivi spiccano, invece, la Repubblica ceca e l’Estonia. Per quanto riguarda i motivi che spingono le aziende a mettere in atto misure per la salute e la sicurezza dei lavoratori, il rapporto indica come prima causa l’obbligo di legge. In alcuni Paesi, però, sussistono ostacoli e criticità nell’allinearsi e nel rispettare le prescrizioni della normativa.