L’Italia tende a produrre sempre meno rifiuti. E sempre meno rifiuti finiscono in discarica. In alcune città la raccolta differenziata vola e i numeri fanno ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione Europea in tema di riciclaggio. E queste sono le buone notizie. Non mancano però le dolenti note, tra ritardi, differenze tra Nord e Sud e carenze infrastrutturali per il trattamento delle raccolte differenziate, che hanno come conseguenza il trasferimento dei rifiuti in altre regioni o all’estero.
A tracciare il quadro è il Rapporto Rifiuti Urbani 2016 dell’Ispra, secondo il quale nel 2015 si registra una riduzione di rifiuti urbani dello 0,4% rispetto al 2014 (-5,9% rispetto al 2011) e a calare di più è il Centro Italia (-0,8%).
Nel 2015 c’è stato un calo del 16% della spazzatura finita in discarica rispetto al 2014. La percentuale di raccolta differenziata è arrivata al 47,5%, ma il livello al Sud è ancora basso (33,6%). Fra le grandi città la palma per la differenziata se la aggiudicano Venezia e Milano, mentre Palermo arriva solo all’8,1%. Per lo smaltimento dei rifiuti ogni italiano paga in media 168 euro all’anno. Sono i dati del rapporto Rifiuti Urbani 2016 dell’Ispra, l’istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente.
Ma quali sono le tipologie di rifiuto che si raccolgono di più? In testa c’è l’organico (umido e verde), che da solo rappresenta il 43,3% della raccolta differenziata in Italia, seguito da carta e il cartone (22,5% del totale). Poi vetro, plastica, legno, metallo e Raee.
Stando ai dati rilevati dall’Ispra, ci sarebbero buone possibilità per l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo, anche prima del 2020. La direttiva 2008/98/Ce prevede un target del 50% da conseguire entro il 2020 per la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani. Secondo la metodologia di calcolo adottata dall’Italia, la percentuale si attesta al 46%. Considerando l’aumento dei tassi di riciclaggio osservati negli ultimi anni, l’obiettivo del 50% potrebbe essere conseguito prima della scadenza del 2020.
RIFIUTI. L’Italia tende a produrre sempre meno rifiuti. Nel 2015 sono stati 29,5 milioni di tonnellate, -0,4% rispetto al 2014 e -5,9% rispetto al 2011. La media nazionale è di 487 kg a testa all’anno, per un costo annuo pro capite di 167,97 euro.
DISCARICHE. A livello nazionale si registrano significativi miglioramenti nel ciclo di gestione. Quelli smaltiti in discarica, nel 2015, sono circa 7,8 milioni di tonnellate, -16% rispetto al 2014. La riduzione maggiore si rileva al Nord (-26%), poi Centro (-14%) e Sud (-12%).
DIFFERENZIATA. Nel 2015 la raccolta differenziata raggiunge il 47,5% della produzione nazionale, +2,3% rispetto al 2014 (45,2%), superando i 14 milioni di tonnellate: 58,6% al Nord, 43,8% per il Centro e 33,6% al Sud. Buone possibilità ha l’Italia di centrare l’obiettivo riciclaggio europeo del 50%, anche prima del 2020.
Alla regione Veneto va la palma della raccolta differenziata nel 2015 (68,8%), seguita dal Trentino Alto Adige 67,4%).
Seguono Friuli Venezia Giulia (62,9%), Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Sardegna e Piemonte, con tassi superiori al 55%. Tra 45% e 50% si collocano Abruzzo, Umbria, Campania, Valle d’Aosta e Toscana. Liguria e Lazio sono di poco al di sopra del 35%, mentre superano il 30% la Basilicata e la Puglia. La Calabria è la regione che fa segnare la maggiore crescita della differenziata (+6 punti), anche se il 25% la colloca ancora al penultimo posto tra le regioni, seguita dalla Sicilia (12,8%).
Fra le grandi città, i maggiori livelli di raccolta differenziata sono a Venezia, (54,3%), seguita da Milano (52,3%), Verona (50,8%) e Padova (50,7%). Firenze è al 46,4%, Bologna al 43,6% e Torino al 42,4%. Roma si attesta al 38,8% e Napoli al 24,2%. Buone le performance di Trieste e Taranto (+5,5). Inferiori al 10% le percentuali di raccolta di Messina (9,4%), Catania (8,6%) e Palermo (8,1%).
RICICLO. Il riciclaggio delle diverse frazioni raggiunge il 44% della produzione (nel 2014 era il 42%). Il 19% dei rifiuti urbani è incenerito, il 2% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici o le centrali termoelettriche, come fonte di energia, e l’1% viene esportato. L’incenerimento interessa quasi 5,6 milioni di tonnellate (+5%). Vengono recuperati oltre 2,7 milioni di MWh di energia elettrica e 4,4 milioni di MWh di energia elettrica e termica.
IMPORT-EXPORT. L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti esportati sono circa 361 mila tonnellate, soprattutto verso Austria e Ungheria, 205 mila tonnellate quelli importati.
Il maggior quantitativo proviene da Svizzera (36,3%), Francia (17,6%) e la Germania (15,6%). La Lombardia è la regione che importa la maggiore quantità di rifiuti (42,6%), seguita dalla Campania (21,9%) e dal Veneto (14,4%).