L’Urban Food Planning è un modello di riorganizzazione delle città e dei territori. Questo filone, già affermato nel mondo anglosassone, in particolare in Canada e Regno Unito, in Italia sta muovendo i primi passi grazie a un ambizioso progetto delle Città del Vino. Illustrato nei giorni scorsi alla cerimonia dei 30 anni dell’associazione nazionale, il progetto, Urban Food Planning rappresenta la naturale evoluzione dei Piani Regolatori del Vino, ed è la nuova frontiera dello sviluppo sostenibile di città e aree metropolitane.
Un programma complesso che parte da valutazioni semplici e quotidiane che vede il cibo al centro della nostra vita e che ha evidenti connessioni con l’ambiente e il paesaggio. Le questioni riguardano la democrazia alimentare, i problemi per i Paesi ricchi come il diabete e l’obesità, costi occulti per il sistema sanitario ed è volano per le economie locali ma anche motivo di viaggio e scoperta dei territori. Sulla base di tali implicazioni le Città del Vino stanno promuovendo tra i 407 Comuni associati questo innovativo strumento di programmazione urbanistica e rurale che mette l’agricoltura al centro del futuro. A curare il progetto per le Città del Vino è Davide Marino, professore di ‘Economia del Gusto’ all’Università del Molise. “Con questo nuovo approccio il cibo e l’agricoltura divengono elementi centrali di una città o di una rete di Comuni e territori – afferma Marino – per un nuovo assetto delle funzioni paesaggistiche, economiche, sociali, ambientali, culturali e logistiche. A Milano, Parma e Torino si sta sperimentando la food policy, che qualifica la qualità del cibo, delle mense, ma altra cosa – precisa infine l’esperto – è la pianificazione attorno al cibo, intesa come un’estensione dei piani regolatori”.