In Italia nel 2018 le Camere di commercio hanno registrato l’iscrizione di 348.492 nuove imprese (8.500 in meno rispetto al 2017) e 316.877 chiusure di attività esistenti (quasi 6.000 in più rispetto all’anno precedente). A fine dicembre il risultato di queste due diverse dinamiche ha messo in evidenza un saldo positivo per 31.615 attività con una crescita complessiva dello 0,5%. Sebbene sia positivo, il dato del 2018 segna in ogni caso un rallentamento rispetto al 2017, con una particolarità: nell’anno da poco concluso, è stato il Mezzogiorno a produrre i migliori risultati per la crescita del tessuto imprenditoriale del Paese. Dai dati di Unioncamere il 60% del saldo risulta infatti legato alla performance del Sud e delle Isole, dove il bilancio è stato positivo per 18.705 unità. A crescere sono le società di capitali mentre a diminuire sono le imprese individuali e le società di persone.
Le due circoscrizioni del Nord, come già nell’anno precedente, restano al di sotto del valore medio nazionale; a fronte di un tasso di crescita nazionale pari allo 0,52% il Nord-Ovest arriva allo 0,19% mentre il Nord-Est, unica tra le circoscrizioni, scivola in campo negativo con una riduzione di 729 imprese. Nella altre due macro-ripartizioni, il Centro segna un +0,8% mentre il Mezzogiorno arriva a sfiorare una crescita dell’1%; il 59,2% dell’intero saldo (18.705 imprese su 31.615) è al Sud.
Guardando poi alle diverse aree territoriali vediamo che n termini assoluti, guida la classifica il Lazio (10.221 imprese in più), seguito da Campania (+7.866) e Lombardia (+4.551). Il Lazio (+1,57%) registra la crescita più sostenuta anche in termini relativi; seguono la Campania (+1,34%) e la Puglia (+0,91%). Rispetto all’anno scorso migliorano Trentino, Liguria, Abruzzo e Molise. Per tutte le altre, il 2018 è stato un anno piuttosto critico.
A livello aggregato i quattro settori più significativi per quantità di imprese mostrano, tutti, segnali di arretramento. E se, rispetto al 2017, un segno in campo negativo non rappresenta una novità per manifattura, agricoltura e costruzioni, lo è invece per il commercio che chiude il 2018 in calo di 6.000 unità, risultato che lo colloca in settore all’ultimo posto della graduatoria. Negli ultimi dodici mesi tutti gli altri comparti economici, hanno chiuso il bilancio anagrafico con il segno positivo. In termini assoluti, a guadagnare di più è stato quello delle attività di alloggio e ristorazione (8.318 imprese in più nell’anno), seguito dalle attività dei servizi professionali, tecnici e scientifici (+6.093) e quelle di noleggio e servizi alle imprese (+5.915).
Il settore più dinamico in termini di crescita imprenditoriale è stato, invece, quello della sanità cresciuta del 3,6% a fronte di un avanzamento medio dello 0,5%. Ad andare oltre la soglia del 3% anche le attività di noleggio e servizi alle imprese e quelle di fornitura energia elettrica e gas. Quanto all’artigianato, il bilancio del 2018 (-13.433 imprese) segna complessivamente un peggioramento rispetto a quello, pur sempre negativo, del 2017. Le maggiori sofferenze hanno riguardato le imprese di costruzione, quelle di trasporto e le attività di falegnameria (-20% in tutti i casi). Le lavanderie si riducono del 17%, i piastrellisti del 15%, gli imbianchini del 14%, i fabbri del 13%. Anche le attività che realizzano lavori di meccanica generale, come la tornitura o fresatura, lasciano sul campo l’11% delle imprese.