L’inquinamento acustico non è soltanto un disturbo ambientale, ma un vero e proprio fattore di rischio per la salute pubblica. E proprio a questo proposito la scorsa settimana il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, due decreti legislativi in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambito abitativo in riferimento all’inquinamento acustico. La ratifica del testo dovrebbe arrivare entro la prima settimana di dicembre. I provvedimenti intendono equiparare la normativa nazionale in attuazione della delega di cui all’articolo 19 della Legge europea 2013 bis. Il primo dei due decreti approvati equilibra la normativa italiana in materia di inquinamento acustico ai sensi dell’articolo 19, comma 2, della Legge 161/2014, per ridurre le procedure d’infrazione comunitaria aperte nei confronti del nostro Paese in materia di rumore ambientale e risolvere i nodi normativi, soprattutto riguardo all’applicazione dei valori limite e di azioni tese alle autorizzazioni all’esercizio di sorgenti sonore, quali le infrastrutture dei trasporti, le attività produttive, la mitigazione dell’inquinamento acustico, la salvaguardia della salute dei cittadini e degli ecosistemi. Un altro obiettivo del provvedimento è quello di regolamentare attività sensibili al rumore ambientale fino ad oggi non comprese nelle normative, pensiamo ad esempio agli impianti eolici come pure a diverse attività sportive.
Il secondo decreto si riferisce, invece, a disposizioni per far aderire la normativa italiana alla direttiva 2000/14/CE e al regolamento CE 756/2008, a norma dell’articolo 19, comma 2 della Legge 161/2014. Il decreto, insomma, ha come obiettivo quello di mettere a norma l’insieme delle macchine rumorose operanti nell’ambiente esterno, importate da Paesi terzi e messe in commercio senza la certificazione e la marcatura CE. Viene, infine, rafforzata la disciplina sanzionatoria prevista, affidando all’Ispra maggiori poteri di controllo. Il programma stabilito dall’Unione europea è quello di far scendere la media dei decibel prodotti dalle auto dagli attuali 74 a 68 entro il 2025.