Matera sarà capitale europea della cultura nel 2019. Una grande opportunità per la città e per l’intera Italia. Un punto chiave sul quale ha focalizzato l’attenzione la Svimez.
Tra i driver per il rilancio del Sud, la Svimez, in occasione della presentazione del Rapporto 2016 sull’economia del Mezzogiorno, ricorda il ruolo dell’industria culturale.
“Un ruolo di rilievo in questo piano lo ha la designazione di Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019: un percorso da realizzare con progetti ad alto contenuto di innovazione, che permettano la creazione di ambienti in cui sia possibile sperimentare nuovi modelli di sviluppo urbano, sociale e imprenditoriale, con al centro la cultura, non solo per la Basilicata ma per l’intero Mezzogiorno”, si legge nel rapporto Svimez.
Poi i numeri, “se si investisse in cultura al Sud quanto già avviene nel Centro-Nord, l’occupazione crescerebbe di circa 200 mila unità, di cui 90 mila laureati”, sottolinea Svimez.
I dati mostrati dall’Associazione hanno evidenziato l’eccezionale ripresa del 2015, motivata in gran parte dalla crescita a ritmo sostenuto dell’industria lucana. Numeri di grande valore soprattutto se si pensa al contesto meridionale che di certo non agevola la crescita, come testimoniano i valori negativi relativi all’occupazione al Sud.
L’approfondimento SVIMEZ illustra che, dal 1985 al 2012, per le Capitali della Cultura sono stati spesi in infrastrutture circa 4,6 miliardi di euro. Basti pensare che in alcune città come Porto, Genova e Thessaloniki lo sviluppo infrastrutturale è stato probabilmente più importante del programma stesso. Solo a Liverpool sono stati spesi 600 milioni di euro.
Per quanto riguarda Matera, va detto che il budget operativo previsto dal dossier di candidatura ammonta a 52 milioni di euro, invece il piano di investimento per le spese in conto capitale è di 650 milioni di euro. Si tratta di cifre molto alte, ma che comunque comprendono infrastrutture culturali, azioni di rigenerazione urbana e investimenti in grandi infrastrutture che avranno l’obiettivo di migliorare l’accessibilità della città. Interventi che interessano non solo l’intera regione, ma anche i territori circostanti nella stessa ottica di allargamento e coinvolgimento.
Il presidente della SVIMEZ, Adriano Giannola, ha parlato della Basilicata come un “possibile prototipo di nuovo dinamismo basato su interazione ed integrazione tra territori, un laboratorio, potenziale, quasi per nulla effettivo, di alcuni aspetti cruciali per il futuro del Paese. È una regione che rappresenta oltre il 3% del territorio nazionale ma conta meno dell’1% della popolazione, peraltro destinata a diminuire: la Basilicata è una cerniera tra Tirreno ed Adriatico, di fatto segregata e poco accessibile. Matera è senz’altro molto attraente ma al momento poco attrattiva”.