Aleppo è stata una delle tappe della mitica Via della seta. Ed è in quest’area che sono state ritrovate le tavolette con il primo alfabeto della storia.
Ma oggi Aleppo, dopo anni di guerra, è irriconoscibile, con la popolazione civile ridotta allo stremo delle forze. Cercare una soluzione politica “è quello che vogliamo” ha detto il coordinatore della municipalità, Brita Hagi Hassan, incontrando i giornalisti a Bruxelles, prima dell’inizio del vertice europeo che si è tenuto il 15 dicembre. Ciò accadrà, auspica il primo cittadino, “dopo che Assad sarà portato davanti alla giustizia per i suoi crimini di guerra”.
Papa Francesco ha sottolineato come Aleppo sia innanzitutto una città in cui vivono migliaia di civili innocenti, richiamando alla responsabilità il regime siriano e i suoi sostenitori e mettendo in evidenza gli obblighi derivanti dal diritto internazionale, come pure dalle Convenzioni di Ginevra. La stessa urgenza di porre rimedio alla situazione che la Siria soffre ormai da molto tempo, è stata ribadita con forza anche dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ ad Al Hussein e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. In questo coro di denuncia e dissenso, anche la Farnesina ha espresso grande preoccupazione per la situazione di Aleppo, riaffermando l’imperativo di proteggere la popolazione civile e di rispettare il diritto umanitario internazionale. L’Italia chiede che venga garantito pieno accesso alle agenzie umanitarie dell’Onu e all’Icrc in tutta Aleppo est, affinché venga assicurata assistenza e protezione alla gente ferita e decimata dalle violenze.
A partire dal 2012 questa città siriana è stata coinvolta nella locale guerra civile, diventando il centro di una prolungata battaglia che ha portato alla divisione dell’area urbana tra una parte occidentale controllata dal governo ed una orientale controllata dai ribelli, con la conseguente fuga di moltissimi civili.
La popolazione di Aleppo per secoli è stata un coloratissimo mosaico etnico-religioso composto da arabi, armeni, curdi, circassi e turchi. Trentamila i cristiani di dieci diverse confessioni. Aleppo terza maggiore città cristiana del mondo arabo, dopo Beirut e Il Cairo. Questa anche la prima città a fregiarsi del titolo di Capitale culturale del mondo islamico. Halab, oggi ombra di se stessa, ha rappresentato una delle tappe della mitica Via della seta; qui sono state trovate le tavolette con il primo alfabeto della storia; i suoi trascorsi si legano all’Impero ottomano e potremmo continuare a ricordarne i fasti con il solo rischio di dimenticarne alcuni.
Ma oltre alle bellezze i profumi. Andando ad Aleppo prima della guerra, uno delle tante fragranze particolari che immediatamente accoglieva il visitatore era quella del sapone, fatto artigianalmente con olio d’oliva e di lauro, un effluvio che pervadeva ogni angolo, ogni strada. Mentre ora l’odore che domina e che solo s’incontra è quello della disperazione. Anni fa ad Aleppo anche le cose sembravano avere un’anima, una vita propria da raccontare, adesso però solo chi riesce a fuggire sembra poter seguitare a coltivare una speranza.
E si è arrivati ad un punto limite. L’Unione europea giorni fa ha ribadito la sua ferma condanna alle atrocità commesse dal regime di Assad, dal cosiddetto Stato islamico, da Al-Nusra e da altre organizzazioni terroristiche. Atrocità che possono essere considerate gravi crimini di guerra e delitti contro l’umanità. Il Parlamento europeo chiede che le prove, digitali e non, di questi crimini di guerra perpetrati in ogni parte della regione siriana siano conservate attribuendovi priorità fondamentale, per fare in modo che i responsabili ne rispondano e siano consegnati alla giustizia. L’Ue sottolinea l’urgente necessità di raccogliere le prove, invitando tutte le parti coinvolte in azioni militari ad osservare il diritto internazionale umanitario e a rispettare i principi di proporzionalità e di distinzione. L’Europa è unita nel deplorare fortemente il clima d’impunità nei confronti degli autori dei gravi crimini commessi durante questa atroce guerra e ritiene che la mancata assunzione di responsabilità generi ulteriori delitti e aggravi le sofferenze della popolazione. Il Parlamento europeo deplora il veto della Russia e della Cina, in qualità di membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, contro il deferimento della situazione interna siriana alla Corte penale internazionale e propone l’istituzione di un tribunale per crimini di guerra.