La scuola cambia, ma come? Tanto per cominciare con tre anni di formazione per i nuovi insegnanti. Tra gli altri punti troviamo: maggiore inclusione scolastica per i ragazzi disabili; la Rete nazionale delle scuole professionali; il Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai 6 anni, maggiori risorse per il diritto allo studio; una nuova formula per l’esame di Stato a partire dall’anno scolastico 2018/19. Queste insomma, alcune delle novità introdotte da otto deleghe relative alla riforma della Buona scuola, appena approvate dal Consiglio dei ministri. L’unica rimasta in sospeso è la delega riguardante la revisione del Testo unico, per la quale “è previsto un disegno di legge specifico e successivo”, si legge in una nota del Ministero della Pubblica Istruzione. Con il via libera alle deleghe cambia il percorso per insegnare nella scuola media inferiore e superiore. Il decreto prevede, infatti, che dopo la laurea si debba partecipare ad un concorso. Coloro che lo supereranno dovranno affrontare un iter di formazione triennale (che comprende due anni di tirocinio scolastico). Al termine dei tre anni è prevista l’assunzione a tempo indeterminato. Uno dei focus della riforma riguarda poi gli alunni con disabilità, che avranno insegnanti di sostegno “più formati e preparati, grazie ad una formazione iniziale che prevede l’obbligo di 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (non più 60 come oggi) per tutti i gradi di istruzione”. Per quanto riguarda il Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai 6 anni, il nuovo provvedimento prevede di “estendere, ampliare e qualificare i servizi educativi per la prima infanzia su tutto il territorio nazionale”. A tal fine è stato stanziato un fondo di 229 milioni di euro all’anno per dare maggiori risorse agli Enti locali. Altri 150 milioni di fondi Inail verranno utilizzati per finanziare i nuovi centri per l’infanzia che verranno creati con l’obiettivo di “potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la comunità rispetto al percorso educativo e scolastico”. Cambia altresì l’offerta formativa degli istituti professionali, che supererà l’attuale sovrapposizione con l’istruzione tecnica per rispondere meglio alle esigenze delle filiere produttive del territorio. Gli indirizzi passano così da 6 a 11: servizi per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la silvicoltura; pesca commerciale e produzioni ittiche; artigianato per il made in Italy; manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico. Ogni scuola potrà declinare questi indirizzi in base alle richieste del territorio, coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni. Vengono rafforzate le attività laboratoriali: nel biennio più del 40% delle ore sarà destinato a insegnamenti di indirizzo e attività di laboratorio, ci sarà uno spazio del 10% per apprendimenti personalizzati e per l’alternanza Scuola-Lavoro (dal secondo anno del biennio), il resto delle ore sarà dedicato a insegnamenti generali. Nel triennio, invece, lo spazio per gli insegnamenti di indirizzo sarà superiore (55% per anno) per dare la possibilità ai giovani di specializzarsi e approfondire quanto appreso nel biennio, nell’ottica di un ingresso facilitato nel mondo del lavoro. Conseguita la qualifica triennale, lo studente potrà scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico. Le istituzioni scolastiche (statali o paritarie) che offrono percorsi di istruzione professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale) entrano a far parte di un’unica rete, la Rete nazionale delle Scuole Professionali: finalmente un’offerta formativa unitaria, articolata e integrata sul territorio. Il sistema sarà in vigore a partire dall’anno scolastico 2018/2019. “I decreti attuativi delle deleghe rappresentano la parte più innovativa e qualificante della legge 107. Rivelano e concretizzano la vera portata di riforma della Buona Scuola: mettono le studentesse e gli studenti al centro di un progetto che punta a fornire loro un’istruzione e una formazione adeguate a standard e obiettivi internazionali. Si lavora sul sapere e sul saper fare, per dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi gli strumenti utili per realizzare il loro progetto di vita e contribuire alla crescita e alla competitività del Paese – ha detto la titolare del Miur, Valeria Fedeli”. “Abbiamo scelto di salvaguardare le deleghe, la loro attuazione e il lavoro fatto finora avviandone l’iter di approvazione prima della loro scadenza prevista il 15 gennaio – ha aggiunto il ministro. Oggi comincia un percorso, è un punto di partenza. Aver dato il primo via libera in Consiglio dei ministri non significa pensare che i testi siano chiusi: lavoreremo nelle Commissioni parlamentari, assicurando una forte partecipazione e presenza del Ministero e del Governo, per ascoltare in audizione tutti i soggetti coinvolti. Dirigenti scolastici, insegnanti, personale della scuola, sindacati, studenti, famiglie, associazioni, stakeholder in modo che i testi finali saranno frutto della massima condivisione possibile”.