Su tutte le erbe aromatiche, dal basilico al rosmarino fino ad arrivare alla salvia, l’Iva viene pagata in maniera agevolata al 4%, mentre quella dell’origano è al 22%. Perché? Tutto potrebbe essere cominciato con la dimenticanza da parte del legislatore Ciò detto, da anni l’origano sconta l’aliquota ordinaria al 22%, mentre ad altre erbe aromatiche si applica l’aliquota ridotta del 4% nonostante sia evidente che questi prodotti appartengano alla stessa categoria merceologica.
Gli onorevoli Alessandro Pagano e Riccardo Minardo ne hanno fatto oggetto di un’interrogazione in Commissione Finanze della Camera. L’atto parlamentare di Minardo sortisce da diverse sollecitazioni di produttori di origano (in particolare della provincia di Ragusa) che riscontrano difficoltà sul mercato, in quanto l’applicazione dell’Iva al 22% è assai alta per un prodotto agricolo e non trova giustificazione se messa a confronto con le altre erbe aromatiche. La questione si trascina da dieci anni, con diversi parerei espressi dallo stesso Ministero dell’Economia.
Quella che poteva sembrare una questione interpretativa o addirittura un errore legislativo costituisce un bel rovello per gli esperti ministeriali, una questione che porta con sè diverse contraddizioni e che adesso è stata presa in mano da Bruxelles.
A suo tempo il legislatore non ha inserito l’origano nella tabella in cui sono presenti altri aromi, forse per ragioni inerenti alla tariffa doganale comune o per semplice dimenticanza, fatto sta che non è possibile al momento adottare un’interpretazione diversa come aveva, invece, fatto in passato l’Agenzia delle Entrate con risoluzioni adottate nel 2006.
Il Ministero dell’Economia ha affermato che dal punto di vista merceologico l’origano appartiene alla stessa voce doganale del basilico, del rosmarino, della salvia e quindi è necessario valutare l’opportunità, compatibilmente con le disposizioni comunitarie, di applicare un’unica aliquota Iva per tutte le piante agricole aromatiche. Secondo Bruxelles per chiudere in fretta una procedura d’infrazione (avendo la Commissione europea rilevato l’incompatibilità con l’ordinamento dell’Unione del numero 12 bis della Tabella A parte II) al momento non è possibile adottare interpretazioni diverse se non far passare il basilico ad una tassazione Iva del 10%. Lo scontento è di tutti.
Ad oggi in Sicilia ci sono circa 200 ettari di superficie coltivata ad origano e sono una cinquantina i produttori, oltre a diversi appezzamenti di piccole dimensioni. In media ogni ettaro di origano produce 10 quintali di prodotto secco, che viene venduto a 8 euro/kg. Nell’Isola dunque, il settore crea una produzione vendibile di circa 1,6 milioni di euro su cui incide al 22% un volume di Iva pari a 352.000 euro. Ora andranno aggiornati i dati e i costi rispetto al basilico, altro ingrediente base della dieta mediterranea, un’erba aromatica spesso presente nei nostri piatti, che con la nuova tassazione Iva salirà di prezzo.