La Giornata della felicità si celebra in tutto il mondo il 20 marzo. È stata istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012, affinché la felicità diventi un obiettivo da perseguire in tutte le nazioni.
Gruppi di ricerca di psicologi, ma anche di biochimici e genetisti, ogni anno si esercitano a cercarne le radici e i suoi segreti.
La chiave per arrivare allo stato di benessere potrebbe essere, secondo gli esperti, più facile di quanto si creda, risiede infatti in attività semplici, creative e rilassanti come dipingere, scrivere poesie o canzoni, provare una nuova ricetta, lavorare a maglia o all’uncinetto. Lo dimostra uno studio dell’Università di Otago, in Nuova Zelanda, pubblicato recentemente sulla rivista “The Journal of Positive Psychology”. Sempre secondo uno studio, ci sarebbe anche un’età per la felicità, i ricercatori californiani, avrebbero individuato il suo picco dopo i 40 anni, nonostante i primi acciacchi e l’inizio del declino cognitivo.
Le età più stressanti della nostra vita si collocano tra i 20 e i 30 anni, poi mano a mano che si entra nella mezza età, ogni anno o decade che si aggiunge, determina una maggiore felicità. Lo dice la ricerca della University of California San Diego School of Medicine, pubblicato su “Journal of Clinical Psychiatry”.
La scienza si chiede anche se la felicità sia innata, e i ricercatori coordinati da Meike Bartels e Philipp Koellinger, dell’universita’ di Vrije ad Amsterdam, hanno individuato tre varianti genetiche coinvolte nella felicità, di cui due legate ai sintomi della depressione e 11 punti del genoma correlati a nevrosi. Si tratterebbe quindi di una sorta di mappa dei geni – ospitata sulle prestigiose pagine della rivista scientifica “Nature” – che hanno un ruolo nella sensazione di benessere delle persone, ancora però tutto da esplorare e comprendere meglio.
I danesi sono al primo posto del World happiness report 2016, mentre l’Italia è solo 50esima, subito dopo Stati come Uzbekistan, Malesia e Nicaragua ed è tra i dieci Paesi con la maggiore diminuzione della felicità tra il 2005 e il 2015.
I dieci paesi con il maggiore calo nella valutazione della vita, secondo lo studio, in genere soffrono di un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tre di questi paesi, Grecia, Italia e Spagna, sono tra i quattro paesi dell’Eurozona più colpiti dalla crisi.
Guardando invece in testa alla classifica troviamo tutti paesi dell’Europa Centro-Settentrionale come la Svizzera, che passa al secondo posto dal primo dell’edizione 2015, l’Islanda, la Norvegia e la Finlandia. Seguono Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Restano invece fuori dalla top ten le grandi economie a partire dagli Stati Uniti (tredicesimi), la Germania (sedicesima), il Regno Unito (ventitreesimo) e la Francia (trentaduesima).