Il Governo ha stanziato 6 miliardi nell’ultima parte del 2016 per le grandi infrastrutture strategiche. Il dato, su cui riflettere, è contenuto nel rapporto elaborato dal Servizio studi della Camera, in collaborazione con Anac e Cresme. Se ne deduce che il grosso degli investimenti pubblici continua a essere dirottato sulle grandi opere. Niente di nuovo, dunque, sotto il sole? Non esattamente. Un fatto inedito, in effetti, si registra: accanto ai cantieri che continuano a drenare risorse, viene anche rafforzata l’attività di revisione dei progetti esistenti che punta ad alleggerire quegli interventi non più al passo con i tempi. Lo studio, comunque, si concentra sull’andamento della spesa per le grandi opere, facendo il punto sul periodo che va da aprile a dicembre del 2016, nel quale è avvenuta l’assegnazione di nuove risorse proprio per oltre 6 miliardi di euro ad alcune infrastrutture ferroviarie strategiche: la Galleria del Brennero, del Terzo valico dei Giovi, della Napoli-Bari, della Palermo-Catania-Messina e della tratta ferroviaria Termoli-Campomarino-Ripalta della linea Pescara-Bari. Da segnalare, tuttavia, che non si agisce più soltanto con la leva dei fondi, bensì prevale la cosiddetta project review al fine di rivedere quei progetti non più adeguati alle esigenze attuali che, di conseguenza, possono e devono essere ridimensionati, anche con l’obiettivo di ridurre i tempi di realizzazione. Questo nuovo approccio riguarda sia le opere stradali (autostrada Salerno-Reggio Calabria, SS 106 Jonica, Itinerario E45-E55 Orte-Mestre, Itinerario SS 275 Maglie – Santa Maria di Leuca) che le infrastrutture ferroviarie (Nuovo collegamento ferroviario Transalpino Torino-Lione e, in corso di valutazione, il sottoattraversamento di Firenze). C’è, poi, un altro fronte: l’avvio della programmazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) per il periodo 2014-2020, nell’ambito della quale sono stati sottoscritti alcuni Patti con le Regioni e le Città metropolitane e sono state assegnate le risorse.
Complessivamente, sono 25 le opere strategiche che dovrebbero confluire nel primo Documento di programmazione pluriennale delle opere pubbliche. Valgono 90 miliardi di euro, contro i 278 della vecchia legge Obiettivo. Lo stato di avanzamento di queste opere è a buon punto. Risultano ultimati lavori per 15,8 miliardi di euro, mentre le opere per le quali sono state assunte obbligazioni “giuridicamente vincolanti”, che non consentono di tornare indietro, pesano altri 45,5 miliardi di euro. Restano senza contratto, invece, lavori per “appena” 28,2 miliardi. Probabilmente, il Ministero delle Infrastrutture individuerà per le nuove programmazioni priorità diverse a partire dal piano metropolitane e da un piano di finanziamenti per le piste ciclabili.