Una concomitanza di eventi, sta facendo sì che quest’anno la stagione delle foglie morte in Italia sia stata classificata come “l’autunno nero dell’agricoltura”.
In qualche caso sono state le condizioni climatiche sfavorevoli, in altri un parassita, oppure la concorrenza o l’eccessivo uso di diserbanti chimici. Il risultato è un calo della produzione con conseguente aumento dei prezzi di alcuni tra i prodotti più noti della nostra tradizione alimentare che ci ha reso celebri in tutto il mondo.
L’ultimo caso in ordine di tempo vede protagonista l’olio di oliva extravergine, secondo la Coldiretti, le scorte andranno a esaurirsi già alla metà del 2017, a causa del crollo della produzione, in calo del 38%, che causerà un innalzamento dei prezzi del 40% rispetto allo scorso anno. Oltre che dall’aumento dei prezzi, i consumatori dovranno guardarsi sempre di più dalle possibili contraffazioni.
Un’altra criticità sta riguardando le castagne, la cui produzione quest’anno risulta essere ancora più in calo rispetto agli anni precedenti. Il raccolto, di qualità comunque ottima, rimarrà inferiore ai 20 milioni di chili dello scorso anno, ben al di sotto delle medie storiche.
Il rischio, come nel caso dell’olio, è di vedere sulla tavola degli italiani castagne che arrivano da lontano. Come già avvenuto l’anno scorso, quando i “marroni” sono stati importati dalla Spagna, dal Portogallo, dall’Albania.
A causare la “moria” sono gli attacchi del cinipide, un parassita cinese che fa seccare gli alberi ed ha provocato nei boschi italiani una strage.
Anche la produzione di Miele, secondo Conapi, il consorzio che raccoglie 600 produttori e 75mila alveari, calerà nel 2016 del 70% rispetto all’anno scorso. Su una capacità produttiva media del consorzio di 3mila tonnellate di miele, quest’anno si arriverà a stento a mille. La crisi della produzione provocherà anche un aumento dei prezzi per il consumatore di circa il 20% per tutte le varietà. I consumatori, anche in questo caso, dovranno guardarsi dalle contraffazioni, ad esempio, il miele importato dalla Cina viene addizionato con zuccheri di riso.
“Le cause sono due – hanno spiegato il responsabili del Conapi – i cambiamenti climatici, di cui le api sono il primo sensore, e l’abuso di pesticidi in agricoltura, che provoca il fenomeno dello spopolamento improvviso di intere colonie. Le api sono delle vere e proprie sentinelle ambientali, dei bioindicatori capaci di intercettare immediatamente le sostanze inquinanti”. Fino al 2014 esisteva un progetto del ministero che monitorava lo stato di salute delle api, ed era fondamentale per intervenire prima di possibili morie o spostamenti, ma è stato interrotto. E solo ora è stato garantito che i fondi verranno reintegrati.
I produttori di grano, invece, soffrono del problema opposto. La produzione è persino troppa nel nostro Paese. Ma non è questo che ha portato a un verticale crollo dei prezzi, ma la concorrenza. L’Italia è stata infatti, “invasa” dai prodotti esteri dai costi, ma anche dalla qualità, nettamente inferiore. Per paradosso, mai come quest’anno, la qualità dei chicchi è stata così elevata, ma purtroppo i prodotti importati hanno fanno scendere le quotazioni anche del 40% rispetto all’estate scorsa.
Persino il vino, uno degli emblemi del “made in Italy” nel mondo, segna il passo, anche perché i consumi, negli ultimi dodici mesi, sono calati ulteriormente e sono arrivati al livello minimo dall’Unità d’Italia. Tanto è vero che gli italiani sono scesi dal podio, ora, i maggiori consumatori di vino sono nell’ordine Stati Uniti, Francia e Germania. Almeno in questo caso, il dato si compensa con il primo posto dell’Italia come maggior produttore.