Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui «luoghi dell’abbandono» condotta da Palazzo Madama, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani di fronte alla commissione Istruzione e beni culturali del Senato, auspica che l’indagine conoscitiva consenta di realizzare una mappatura dei beni disponibili, confidando nel coinvolgimento dei sistemi amministrativi locali, per stabilire priorità sugli spazi da riqualificare. L’obiettivo deve essere quello di trasformare i luoghi d’interesse culturale attualmente in stato d’abbandono, non praticabili o sottoutilizzati, da risorsa inerte in leva strategica con cui contribuire a un’efficiente gestione del patrimonio pubblico.
L’Anci ha chiesto di «inquadrare la dimensione “patrimoniale” del fenomeno dei luoghi culturali abbandonati, cioè quei sistemi di azioni che si attivano tra gli attori, istituzionali e non, che praticano un territorio e le strategie economiche che concorrono a trasformare una risorsa in “bene” prima e “patrimonio” culturale poi».
Secondo l’associazione, il perno di questa operazione non possono che essere le amministrazioni locali, strategiche per individuare i luoghi di interesse culturale, tanto nel tessuto urbano quanto nelle aree interne, periferiche o rurali, in cui attivare processi di valorizzazione. In quest’ottica ha formulato tre proposte. Prima di tutto inquadrare nella nuova programmazione dei fondi comunitari 2014-2020, i finanziamenti specificamente destinati a progetti di recupero e valorizzazione di questo genere di beni. Poi l’affidamento dei beni in gestione a soggetti del terzo settore, in un quadro di regole chiaro e trasparente, utilizzando modelli innovativi e coinvolgendo in particolare i giovani. Su questi temi l’Anci sta per firmare un apposito Protocollo d’intesa con il Forum del Terzo settore, che consentirà di definire strategie condivise a livello nazionale e locale, diffondere le buone pratiche e affiancare e aiutare i soggetti locali che vogliano intraprendere sperimentazioni innovative. Infine, i Comuni segnalano la possibilità di avviare delle campagne di fund raising, anche attraverso l’utilizzo del meccanismo dell’«Art bonus», per sostenere i progetti, sia nella fase di reperimento delle risorse per gli interventi strutturali (recupero, risanamento, restauro ecc.), sia per garantire la successiva sostenibilità della gestione.