Intelligence e segretezza rappresentano un binomio perfetto, custodito gelosamente dagli Stati e recepito persino dall’immaginario collettivo. Recentemente, tuttavia, questa legge aurea assomiglia sempre più a un luogo comune smentito da parecchi eventi. Gli apparati d’intelligence comunicano maggiormente all’esterno, aprono siti Internet, reclutano personale nelle università e fanno filtrare, sempre con cautela, notizie su operazioni compiute. Rientra in questo rinnovato approccio la Mostra, in corso a Parigi presso l’Hotel des Invalides dal titolo “‘Guerre segrete. Spionaggio, controspionaggio, operazioni di propaganda o reti di resistenza: focus su questi conflitti nell’ombra”. Ce ne parla diffusamente Maria Gabriella Pasqualini in un dettagliato articolo che richiama una precedente mostra sul segreto di Stato al Musée de l’Armée, organizzata dagli Archivi Nazionali di Francia, per dar conto del nuovo corso imboccato quantomeno dal Governo d’Oltralpe in una materia così delicata, soprattutto in un’epoca densa di minacce e conflitti come quella che stiamo vivendo. Citando Georges Henri Soutou, l’autrice scrive: “Bisogna comprendere che le ‘guerre segrete’ sono delle vere guerre e non semplici storie di ‘spie: si tratta di avere percezioni e intuizioni, di costruire ponti come tele di ragno da un campo all’altro; quei ponti che permettano poi di iniziare un negoziato ufficiale. La raccolta informativa rappresenta ‘il cuore’ delle relazioni internazionali, soprattutto oggi”.
Fedele a quanto promesso nel titolo, la mostra si presenta ricca di documenti, reperti e uniformi. I diversi settori sono tutti introdotti da pannelli didascalici esplicativi della raccolta di oggetti esposti. Così i pannelli della prima sezione ricordano che la costituzione di Servizi segreti istituzionali data dalla fine del XIX secolo, e che la prima guerra mondiale ne ha marcato l’evoluzione e il progresso tecnologico, soprattutto nell’ambito dei codici per criptare messaggi e decrittarli. Dal 1940 al 1945 il lavoro dei Servizi si è notevolmente ampliato: disinformazione, propaganda, azioni clandestine.
La seconda sezione della mostra è dedicata alle forme di reclutamento e alla formazione degli agenti. Sono ricordate, in particolare, le varie Scuole di formazione create in Inghilterra, dove si provvedeva all’addestramento fisico, al paracadutismo, all’arte del travestimento. Non vengono trascurati neppure gli strumenti dell’attività spionistica, anche gadget stravaganti come quelli illustrati nella filmografia dell’agente James Bond, inventato da Ian Fleming, giornalista, ex assistente del direttore dei Servizi informativi della Marina britannica durante la seconda guerra mondiale. Il geniale autore di questi particolari strumenti consegnati a Bond nei film, non è un personaggio di fantasia perché Fleming si è ispirato a Charles Boville, capo del servizio tecnico del SOE britannico, che inventò armi mitiche per quel tempo, come la pistola silenziosa Welrod o diversi tipi di daghe, palesi o mimetizzate, per eliminare silenziosamente l’avversario.
Un ulteriore salto di qualità nella tecnologia si ha durante la Guerra fredda. Vengono perfezionate armi speciali e silenziose, ad esempio apparecchi fotografici camuffati da oggetti di uso comune, sempre più piccoli e invisibili. Si diffondono anche le tecniche d’intercettazione delle conversazioni e dei segnali (Sigint). Si moltiplicano pure le operazioni coperte dietro le linee nemiche o in Paesi ritenuti ostili spesso ai danni di movimenti di guerriglia. Si tratta, in altre parole, di sabotaggi, eliminazione fisica di dirigenti di un certo movimento o leader d’opinione: il sistema considerato migliore per risolvere un problema, uscendo però da quel quadro di legalità necessario nelle moderne democrazie.
Il concetto di guerra psicologica, invece, compare prima, agli inizi del XX secolo, ed è applicato con la prima guerra totalizzante. Ovviamente questo tipo di sottile, pericoloso conflitto usa tecniche di manipolazione mentale, propaganda, disinformazione per influenzare le menti. Molto utilizzata durante la seconda guerra mondiale, raggiunge il suo punto più alto durante la guerra fredda quando i due blocchi, USA e URSS, si affrontavano senza esclusione di colpi.
Le operazioni di guerra segreta ovviamente sono fatte senza che il pubblico ne sia a conoscenza. Quando però qualche errore non fa andare a buon fine un’operazione e l’errore diviene pubblico, allora la vicenda assume un altro aspetto, spesso sgradevole per il Governo coinvolto perché mediaticamente spettacolare: i cinque scienziati di Cambridge, tutte spie inglesi per Mosca; l’affare della Baia dei Porci per gli americani, solo per citarne alcuni. Invece le operazioni che hanno successo rimangono e devono rimanere nell’ombra. Saranno conosciute solamente quando le persone coinvolte non ci saranno più e gli archivi, conformemente alle leggi vigenti, potranno essere aperti ai ricercatori e allora sarà possibile studiare i dettagli di un’operazione della quale magari molto si sussurrava, sempre che superiori autorità decidano che non sia ancora opportuno diffonderne i dettagli o almeno solo una parte di essi. Per tutte queste ragioni la mostra di Parigi si conferma di estremo interesse e di rigorosa impostazione. Ognuna delle sezioni sinteticamente ricordate, infatti, è illustrata da oggetti in esposizione, che sono in tutto quasi 400. Si tratta di reperti non solo francesi, ma provenienti anche da musei di Berlino, di Oxford, dalla British Library di Londra, da Lipsia, dagli archivi nazionali inglesi di Kew, senza considerare le numerose istituzioni francesi che hanno collaborato: Biblioteca Nazionale, Ministero dell’Interno, Ministero della Difesa con il suo Servizio Storico, televisioni locali, il Museo delle Trasmissioni e un gran numero di altre raccolte, principalmente connesse con la Resistenza francese. Ci auguriamo che anche in Italia possano aver luogo in un futuro non troppo lontano eventi di questo spessore storico e scientifico che contribuiscano afar apprezzare al pubblico del nostro Paese il ruolo e l’apporto che l’intelligence ha fornito e fornisce a supporto della sicurezza nazionale.