E’ lo smart working la novità saliente del disegno di legge sul lavoro autonomo in discussione al Senato, che dovrebbe approvarlo a breve. In altre parole, l’introduzione di misure tese a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Molte aziende, anche italiane (dalla Ferrero all’Enel passando per Fastweb e Barilla) hanno già scelto questo nuovo modello di organizzazione. Un modello che prevede la possibilità per i dipendenti di lavorare ‘in remoto’, a casa o in spazi professionali organizzati, lontani, comunque, dalla sede della propria azienda grazie a pc, tablet e smartphone. Il lavoro viene ripensato così in un’ottica più elastica.
Secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, sono già circa 250mila (il 7% del totale di impiegati, quadri e dirigenti) i lavoratori ‘smart’ in Italia, quelli cioè che godono di discrezionalità nella definizione delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati. E in un anno soltanto c’è stato quasi un raddoppio, un passaggio dal 17 al 30%, nel numero delle grandi imprese che hanno adottato al loro interno iniziative strutturate in tal senso”.
In concreto, il ddl prevede che il lavoratore che presti l’attività lavorativa subordinata in modalità agile abbia diritto di ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda. Qualora vi siano incentivi fiscali e contributivi, eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato, dovranno essere applicati anche quando l’attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile. Il testo del disegno di legge contempla anche disposizioni a tutela della salute e della sicurezza del lavoratore in smart working, nonché la forma che devono assumere l’accordo relativo alla modalità di svolgimento del lavoro agile e il preavviso in caso di recesso dall’accordo stesso.