Siamo alle solite. La macchina amministrativa italiana arranca nel mettere a punto le procedure per cominciare a incassare i rimborsi della Commissione Ue per la programmazione 2014-2020 sulle politiche di coesione e Bruxelles ci invita a darci una mossa: sia chiaro, non parliamo di bruscolini ma di un pacchetto complessivo di oltre 42,7 miliardi di fondi europei distribuiti su 75 programmi, tra regionali (Por) e nazionali (Pon).
“Una capacità amministrativa solida è importante tanto quanto i fondi stessi”, spiega il commissario europeo per le Politiche regionali Corina Cretu. “Si tratta di un elemento chiave per un’attuazione di successo dei programmi – aggiunge -. A questo riguardo i Piani di rafforzamento amministrativo (Pra) contribuiranno ad una semplificazione nella gestione dei fondi e irrobustiranno l’efficacia degli investimenti europei. Così come un altro punto cruciale sono le condizionalità ex ante” e la designazione delle autorità di gestione.
Ma su Pra, su condizioni ex-ante e sulla designazione delle autorità di gestione l’Italia procede al rallenty. “Fino a quando le questioni non saranno chiuse, i soldi non potranno partire da Bruxelles”, avverte Nicola De Michelis, capo di gabinetto del commissario Cretu. Lo scopo dei Pra è di rafforzare all’inizio del ciclo di spesa la gestione dei programmi, uno dei punti deboli dell’Italia. Basti infatti pensare che su 28 programmi del periodo 2007-2013 almeno 21 hanno subito sospensioni o interruzioni. E ci sono interruzioni ancora in ballo per i Pon Ricerca, Cultura, Energie rinnovabili e il Por Sicilia. Proprio per evitare all’Italia di perdere risorse, Bruxelles nei mesi scorsi aveva messo in piedi una task force per aiutare le claudicanti Campania, Calabria e Sicilia a compiere un difficile rush finale. “Sui Pra l’Italia fatica. Non basta solo scriverli, bisogna attuarli e monitorarli. C’è ancora del lavoro da fare – spiega De Michelis. “Su 26 (tra Pon e Por), solo dieci hanno quasi chiuso e l’Agenzia per la coesione sta prendendo in mano la situazione. Bisogna evitare che in Italia ci sia bisogno di nuovo di una task force nel 2019”.
Non va meglio con la designazione delle autorità. Sebbene non sia la sola tra i 28, l’Italia non ne ha conclusa nemmeno una. I nuovi regolamenti europei prevedono verifiche sulle autorità di gestione affinché soddisfino tutti i criteri previsti. Senza le designazioni, Bruxelles non può rimborsare la spesa. “In pratica significa che l’Italia non ha un programma che potrebbe dichiarare oggi della spesa ed essere pagato”, evidenzia il capo di gabinetto. “Quindi questa cosa deve essere chiusa in fretta”.
Nota dolente sono anche le condizionalità ex-ante, da soddisfare entro il 31 dicembre 2016. Anche in questo caso, come Pra e designazione delle autorità, si tratta di un elemento imprescindibile per il via libera ai rimborsi. Le condizionalità principali sono ad esempio le trasposizioni delle leggi europee nella normativa nazionale, le strategie, i piani di sviluppo per il settore in cui si intende fare l’intervento. “L’Italia come altri Paesi ne ha soddisfatte molte ma ne ha molte ancora davanti”. I problemi più grossi sono sugli aiuti di stato e sugli appalti pubblici. Intanto qualche cautela viene espressa rispetto al pieno assorbimento dei fondi 2007-2013, in particolare per il Por Campania. “Il punto non è solo se si sono spesi tutti, ma come si sono spesi”, mette in guardia De Michelis. Un’indicazione più chiara potrà arrivare solo il prossimo anno, quando l’analisi della spesa entrerà nel vivo.