L’incremento nel processo di trasformazione digitale del nostro Paese è apprezzabile, ma purtroppo c’è una nota dolente: l’Italia è ancora al palo per quanto riguarda il capitale umano ponendosi agli ultimi posti rispetto ad altri paesi dell’UE.
Il DESI 2021, rispetto alle edizioni precedenti, è stato rivisto per rispecchiare le iniziative collegate alla digitalizzazione indotte dalle norme per la ripresa e la resilienza e la bussola per il decennio digitale. C’è stata una semplificazione degli indicatori, che ora sono 4, e l’Italia purtroppo risulta ancora al 25mo posto per capitale umano: solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni è dotata di competenze digitali di base contro il 56% della media UE e solo il 22% ha competenze digitali avanzate rispetto al 31% della media UE.
Nel corso del 2020, l’Italia ha compiuto alcuni progressi in termini di copertura e diffusione delle reti di connettività, con un aumento significativo dei servizi di connettività che offrono velocità di almeno 1 Gbps. Tuttavia il ritmo di dispiegamento della fibra è rallentato tra il 2019 e il 2020 e sono necessari ulteriori sforzi per aumentare la copertura delle reti ad altissima capacità e del 5G e incoraggiarne la diffusione.
Ma l’Italia è significativamente in ritardo rispetto ad altri paesi dell’UE in termini di capitale umano, rispetto alla media UE, registra infatti livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. La percentuale di utenti online che utilizza servizi di amministrazione online (e-government) è aumentata dal 30 % nel 2019, al 36 % nel 2020, ma è al di sotto della media UE. Anche l’uso dei fascicoli sanitari elettronici da parte dei cittadini e degli operatori sanitari rimane disomogeneo su base regionale. D’altro canto, la maggior parte delle piccole e medie imprese italiane (il 69 %) ha raggiunto un livello base di intensità digitale, una percentuale al di sopra della media UE (60 %); le imprese italiane registrano ottimi risultati nell’uso della fatturazione elettronica, sebbene permangano lacune nell’uso di tecnologie quali i big data e l’intelligenza artificiale, nonché nella diffusione del commercio elettronico.
La legislazione adottata nel 2020 prevede riforme volte ad accelerare la diffusione della banda larga, compreso il 5G, e a semplificare la digitalizzazione dei servizi pubblici. Nel 2020 e nel 2021 si è registrata una forte accelerazione nell’adozione di importanti piattaforme abilitanti per i servizi pubblici digitali da parte delle pubbliche amministrazioni e si prevede che le nuove riforme previste dal piano nazionale per la ripresa e la resilienza daranno un ulteriore impulso alla digitalizzazione dei servizi e alla modernizzazione della pubblica amministrazione in tutto il paese.
Negli ultimi anni si è prestata maggiore attenzione alla necessità di adottare misure volte a ridurre le lacune nelle competenze digitali e nel 2020 l’Italia ha varato la prima Strategia Nazionale per le Competenze Digitali e un Piano Operativo correlato che elenca oltre 100 azioni specifiche e fissa obiettivi ambiziosi per il 2025.
Il Governo ha esteso le agevolazioni fiscali nell’ambito del piano Transizione 4.0, che sarà sostenuto dal piano per la ripresa e la resilienza, e ha preselezionato i poli che saranno inseriti nella rete dei poli europei di innovazione digitale; il piano nazionale per la ripresa e la resilienza prevede una tabella di marcia con riforme e investimenti relativi a tutti gli aspetti del DESI. Per superare i ritardi e colmare il divario tra l’Italia e gli altri paesi dell’UE sono necessari sforzi costanti e un approccio integrato alle politiche in materia di capitale umano, innovazione e competitività delle imprese correlate all’ attuazione delle iniziative intraprese negli ultimi anni e delle misure previste dal piano per la ripresa e la resilienza che rappresenta un importante cambio di passo e un’opportunità per promuovere la digitalizzazione in tutto il paese.
Il piano italiano per la ripresa e la resilienza è il più ampio dell’UE, per un valore totale di 191,5 miliardi; il 25,1 % di tale importo (circa 48 miliardi) è destinato alla transizione digitale. Le riforme e gli investimenti che contribuiscono alla transizione riguardano la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario e il rafforzamento del sistema sanitario attraverso le tecnologie digitali, la modernizzazione delle imprese attraverso la diffusione di tecnologie avanzate (Transizione 4.0) e la diffusione della connettività Gigabit in tutto il paese.
Il piano si occupa anche dello sviluppo delle competenze digitali, con misure volte a migliorare le competenze digitali di base della popolazione, ad aumentare l’offerta formativa e riqualificare la forza lavoro migliorandone le competenze. Inoltre sono previsti investimenti a sostegno dello sviluppo e della diffusione di tecnologie avanzate, quali la microelettronica, il cloud e il calcolo ad alte prestazioni (HPC).
Il piano sostiene anche la partecipazione a una serie di progetti multinazionali relativi alle tecnologie avanzate, in particolare i progetti di comune interesse europeo (IPCEI) riguardanti la microelettronica e le infrastrutture e i servizi cloud di prossima generazione, i corridoi 5G, l’impresa comune EuroHPC, la rete dei poli europei di innovazione digitale e i consorzi internazionali per l’istruzione e la formazione specializzate in settori digitali.