Un buon lavoro di Anci, Governo e Parlamento. Cento milioni di euro per partire. Servono per finanziare gli investimenti nei Comuni sotto i 5mila. Con 205 voti a favore, nessun contrario e 2 astenuti il Senato ha approvato il ddl n. 2541 sulle misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni. Il provvedimento, già approvato dalla Camera dei deputati, è legge.
I 5.835 piccoli comuni del nostro paese hanno finalmente una legge ad hoc: dopo tre tentativi andati a vuoto nelle passate legislature, l’aula del senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge firmata da Ermete Realacci (Pd) e Patrizia Terzoni (M5s) che punta a favorire il rilancio economico dei mini-enti, attraverso un grande piano di riqualificazione che potrà contare su risorse pari a 100 milioni di euro (10 milioni per il 2017 e 15 all’anno dal 2018 al 2023).
Si tratta del 70% dei 7.998 Comuni italiani dove vivono oltre 10 milioni di cittadini, il 16,59% della popolazione italiana, rappresentando anche oltre il 50% del territorio nazionale. Uno scrigno che racchiude qualità artistiche, naturali e anche enogastronomiche, visto che nei Piccoli Comuni vengono prodotti il 93% delle Dop e delle Igp, con il 79% dei vini più pregiati.
Contrasto all’abbandono e sostegno alla diffusione dei quotidiani; tutela dei beni artistici e culturali e mercati agricoli per la vendita diretta dei prodotti a ‘filiera corta’ o ‘chilometro utile’; sviluppo della rete in banda ultra larga e un Fondo (dalla dotazione piuttosto esigua) per lo sviluppo strutturale, economico e sociale: questi alcuni dei temi del ddl. Oggi si conclude un iter lunghissimo, lungo quattro legislature inclusa l’attuale. Il ‘viaggio’ della legge sui Piccoli Comuni inizia il 3 luglio 2001, quando Ermete Realacci, oggi presidente della commissione Ambiente della Camera, presenta come primo firmatario il disegno di legge ‘Misure a sostegno delle attività economiche, agricole, commerciali e artigianali e per la valorizzazione del patrimonio naturale e storico-culturale dei Comuni con popolazione inferiore a 5mila abitanti’. Dopo vari passaggi parlamentari, che vedono altri due voti favorevoli alla Camera tra legislature terminate prima che il testo potesse diventare legge e per questo riproposto, finalmente il ddl è giunto al Senato ed è stato approvato.
L’articolo 1 enuclea le finalità della proposta di legge, che riguarda i Comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti. Esse consistono nel favorire e promuovere lo sviluppo sostenibile economico, sociale, ambientale e culturale, nel promuovere l’equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza in tali Comuni, e nell’incentivare la tutela e valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico. Il disegno di legge indica la finalità di favorire l’adozione di misure a vantaggio sia dei cittadini che vi risiedono, sia delle attività produttive, con riferimento al sistema dei servizi essenziali e con l’obiettivo di contrastare lo spopolamento e di incentivare l’afflusso turistico.
La definizione di “piccolo Comune” viene ancorata, in una prima parte, alle caratteristiche dimensionali del Comune, che deve avere una popolazione residente fino a 5.000 abitanti o essere stato istituito a seguito di fusione tra Comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti. Si richiede poi, in aggiunta, che il Comune rientri in una delle tipologie ivi indicate, affinché possa beneficiare dei finanziamenti concessi ai sensi dell’articolo 3 del disegno di legge. Il provvedimento definisce lo strumento per stabilire, rispettivamente, i criteri per la definizione dei parametri relativi alle tipologie di piccoli Comuni e l’elenco dei piccoli Comuni ai fini dell’applicazione delle previsioni normative introdotte. Si prevede per quest’ultimo elenco l’adozione con decreto del Presidente del Consiglio, su proposta del Ministro dell’interno e di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro dell’ambiente, previa intesa con la Conferenza unificata, con un aggiornamento a cadenza triennale. Inoltre, si stabilisce che le Regioni possano definire interventi ulteriori rispetto a quelli previsti dalla proposta di legge in esame per il raggiungimento delle finalità indicate, anche al fine di concorrere all’attuazione della strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne.
L’articolo 2 reca disposizioni in materia di attività e servizi, demandando agli enti indicati la promozione della qualità e dell’efficienza dei servizi essenziali nei piccoli Comuni con riguardo ad una serie di ambiti, quali ambiente, protezione civile, istruzione, sanità, servizi socio-assistenziali, trasporti, viabilità, servizi postali, nonché al ripopolamento dei Comuni in questione anche attraverso progetti sperimentali di incentivazione alla residenzialità. Si prevede la facoltà nei piccoli Comuni, anche in forma associata, di istituire centri multifunzionali per la prestazione di una pluralità di servizi per i cittadini nonché la possibilità anche di stipulare apposite convenzioni con i concessionari di servizi.
L’articolo 3 istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni, per il finanziamento di investimenti per una serie di finalità, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2017, e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023. Ai fini dell’utilizzo delle suddette risorse è prevista la predisposizione di un piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni e un elenco di interventi prioritari assicurati dal Piano nazionale.
In materia di recupero e riqualificazione dei centri storici e promozione di alberghi diffusi, l’articolo 4 prevede la possibilità, per i piccoli Comuni, di individuare, all’interno del perimetro dei centri storici, zone di particolare pregio, dal punto di vista della tutela dei beni architettonici e culturali, da riqualificare mediante interventi integrati pubblici e privati finalizzati alla riqualificazione urbana, nel rispetto delle tipologie e delle strutture originarie, attraverso gli strumenti previsti dalla vigente normativa statale e regionale in materia.
L’articolo 5 consente ai piccoli Comuni, anche avvalendosi delle risorse del Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale, di adottare misure volte all’acquisizione e alla riqualificazione di immobili al fine di contrastare l’abbandono di terreni e di edifici in stato di abbandono o di degrado.
L’articolo 6 consente poi ai piccoli Comuni di acquisire o stipulare intese per il recupero di case cantoniere e di stazioni ferroviarie non più utilizzate, nonché di acquisire sedime ferroviario dismesso e non recuperabile all’esercizio ferroviario per finalità connesse alla valorizzazione dei propri territori.
L’articolo 7 attribuisce ai piccoli Comuni la facoltà, anche in forma associata, di stipulare, con le diocesi della Chiesa cattolica e con le rappresentanze delle altre confessioni religiose che hanno concluso intese con lo Stato, convenzioni per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti ecclesiastici o degli enti delle confessioni religiose civilmente riconosciuti.
L’articolo 8 detta norme per lo sviluppo della rete in banda ultralarga, stabilendo che le aree dei piccoli Comuni per le quali non vi è interesse da parte degli operatori a realizzare reti per la connessione veloce e ultraveloce possano essere destinatarie delle risorse previste, in attuazione del piano per la banda ultralarga del 2015, per le aree a fallimento di mercato. Si prevede, inoltre, che i progetti informatici riguardanti i piccoli Comuni conformi ai requisiti prescritti dalla legislazione nazionale e dell’Unione europea, abbiano la precedenza nell’accesso ai finanziamenti pubblici previsti dalla normativa vigente per la realizzazione dei programmi di e-government.
L’articolo 9 del disegno di legge è volto a favorire il pagamento di imposte, tasse e tributi e di tariffe per i servizi pubblici erogati (acqua, gas, energia elettrica). Esso stabilisce che nei piccoli Comuni è consentito il ricorso alla rete telematica gestita dai concessionari delle agenzie delle dogane e dei monopoli per l’attività di incasso e trasferimento di somme.
Inoltre, si consente ai piccoli Comuni, di intesa con la Regione interessata e sulla base del contratto di programma tra il MISE e il fornitore del servizio postale universale, di proporre iniziative per sviluppare l’offerta complessiva dei servizi postali, congiuntamente ad altri servizi in specifici ambiti territoriali. Tali ambiti saranno individuati tenuto conto di ragioni di efficienza e razionalizzazione della fornitura dei servizi e valorizzando la presenza capillare degli uffici postali da perseguire anche attraverso il ripristino di uffici dismessi.
Infine, si riconosce ai piccoli Comuni la facoltà di stipulare apposite convenzioni di intesa con le organizzazioni di categoria e con la società Poste Italiane SpA, affinché i pagamenti relativi alle imposte comunali e ai vaglia postali possano essere effettuati presso gli esercizi commerciali di Comuni o frazioni non serviti dal servizio postale. Tali Comuni potranno anche affidare a Poste Italiane SpA la gestione dei servizi di tesoreria e di cassa.
L’articolo 10 prevede che il Dipartimento per l’informazione e l’editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri promuova la stipulazione di una intesa tra Governo, Associazione nazionale dei Comuni italiani (l’ANCI), la Federazione italiana editori giornali e i rappresentanti delle agenzie di distribuzione della stampa quotidiana onde adottare le iniziative necessarie affinché la distribuzione dei quotidiani sia assicurata anche nei piccoli Comuni.
L’articolo 11 stabilisce che i piccoli Comuni potranno promuovere il consumo e la commercializzazione dei prodotti agroalimentari provenienti da filiera corta o a chilometro utile. Questi ultimi sono quelli il cui luogo di produzione, coltivazione o allevamento della materia prima sia situato entro 70 chilometri da quello di vendita e per i quali è dimostrato un limitato apporto delle emissioni inquinanti derivanti dal trasporto. Nei bandi di gara indetti dai piccoli Comuni per la fornitura di servizi legati alla ristorazione collettiva costituisce titolo preferenziale per l’aggiudicazione l’utilizzo di tali prodotti, inclusi quelli biologici e, in tal caso, l’utilizzo dei prodotti deve essere adeguatamente documentato.
L’articolo 12 prevede che i piccoli Comuni destinino specifiche aree per la realizzazione dei mercati agricoli per la vendita diretta, sulla scorta dell’esperienza del mercato del contadino, riservando prioritariamente i posteggi ai prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a chilometro utile. Gli esercizi della grande distribuzione commerciale possono destinare una percentuale degli acquisti a questi prodotti. Viene fatta salva, infine, la facoltà per gli imprenditori agricoli di svolgere la vendita diretta.
L’articolo 13 pone in capo ai piccoli Comuni, che esercitano obbligatoriamente in forma associata le funzioni fondamentali, mediante unioni di comuni o unioni di comuni montani, l’obbligo di svolgere in forma associata anche le funzioni di programmazione in materia di sviluppo socio-economico e quelle che riguardano l’impiego delle relative risorse finanziarie.
L’articolo 14 prevede che ogni anno il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, d’intesa con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, le Regioni e le Film Commissions regionali, predisponga iniziative finalizzate alla promozione cinematografica in favore dei piccoli Comuni, anche quale strumento di valorizzazione turistica e culturale, che si aggancia al provvedimento che abbiamo approvato la settimana scorsa.
L’articolo 15 prevede che il Presidente del Consiglio, di concerto con il Ministro dell’economia e previa intesa in sede di Conferenza unificata, predispone il piano per l’istruzione destinato alle aree rurali e montane. Il piano deve avere particolare riferimento al collegamento dei plessi scolastici ubicati in tali aree, all’informatizzazione e alla progressiva digitalizzazione delle attività didattiche e amministrative. Inoltre, si prevede che, nell’ambito del piano generale dei trasporti e della logistica e dei documenti pluriennali di pianificazione, siano individuate apposite azioni per le aree rurali e montane, con particolare riguardo al miglioramento delle reti infrastrutturali e al coordinamento dei servizi di collegamento tra i Comuni delle aree rurali e montane con i Comuni capoluogo di Provincia e Regione.
L’articolo 16 contiene la clausola di invarianza finanziaria del provvedimento, con la sola eccezione delle maggiori risorse destinate alla dotazione Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli Comuni, che ammonta a circa 100 milioni di euro.
L’articolo 17 dispone che nei confronti delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano le disposizioni legate al provvedimento trovino applicazione compatibilmente a quanto previsto dai rispettivi Statuti.
“L’approvazione della legge Realacci sui piccoli Comuni è un’ottima notizia. Si tratta di un provvedimento fortemente sostenuto dal Governo che prevede misure concrete per lo sviluppo economico e la crescita dei piccoli comuni in chiave sostenibile e per contrastarne lo spopolamento”. Con queste parole il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini commenta l’approvazione in via definitiva delle misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni a prima firma Ermete Realacci.
“La legge viene approvata nell’Anno dei Borghi – sottolinea Franceschini – a conferma della completa sintonia tra le scelte del Governo e le volontà del Parlamento che su un tema così strategico si è unito al di là delle appartenenze e politiche. È un fatto molto importante che dimostra che questa legge rappresenta una grande opportunità per il rilancio e lo sviluppo dei piccoli comuni, dei borghi e di interi territori che rappresentano il cuore e l’anima della nostra identità”.
“Una bella giornata per chi vuole bene all’Italia: con il varo pressoché all’unanimità del Senato possiamo finalmente brindare alla mia legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Un testo bipartisan approvato all’unanimità alla Camera lo scorso settembre, nato a partire da una mia proposta di legge cui durante l’esame a Montecitorio si è collegata quella analoga della collega Terzoni, che aiuterà l’Italia ad essere più forte e coesa, ad affrontare il futuro. Per ben tre volte, nelle passate legislature, questa legge è stata varata dalla Camera. Adesso è legge dello Stato. Un risultato raggiunto grazie ad un lavoro ampio e comune del Parlamento e al sostegno dell’Anci e di molte organizzazioni, a partire da Legambiente e Coldiretti”, commenta Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera e primo firmatario della legge sui Piccoli Comuni.
Questo testo, “di cui a Montecitorio sono stati relatori i colleghi Borghi, Iannuzzi e Misiani e di cui a Palazzo Madama è stato relatore Vaccari, è un’opportunità per tutto il Paese per un’idea di sviluppo che punta sui territori e sulle comunità, che coniuga storia, cultura e saperi tradizionali con l’innovazione, le nuove tecnologie e la green economy- dice Realacci-. L’importanza dei Piccoli Comuni, del resto, si è vista anche nel terremoto con il ruolo fondamentale per la tenuta delle comunità svolto da tanti Sindaci”.
A chi critica l’esiguità del Fondo istituito Realacci ribatte: “Il fondo lo avrei fatto anche a zero: pur se in sede di Legge di Bilancio si dovrà fare una battaglia” per ottenere più risorse a favore dei Piccoli Comuni “quello che è importante è il cambiamento nella maniera in cui si guarda al futuro dell’Italia, a questo importante e prezioso segmento del Paese”.
“I nostri 5.567 Piccoli Comuni- prosegue Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera- amministrano più della metà del territorio nazionale e in essi vivono oltre 10 milioni di italiani. Non sono un’eredità del passato, ma una straordinaria occasione per difendere la nostra identità, le nostre qualità e proiettarle nel futuro. Un’idea ambiziosa di Italia passa anche dalla giusta valorizzazione di territori, comunità e talenti”.
E’ questo “il presupposto da cui parte questa legge a lungo attesa- prosegue Realacci- che propone misure per favorire la diffusione della banda larga, una dotazione dei servizi più razionale ed efficiente, itinerari di mobilità e turismo dolce, la promozione delle produzioni agroalimentari a filiera corta. Previsti anche semplificazioni per il recupero dei centri storici in abbandono o a rischio spopolamento da riconvertire in alberghi diffusi, opere di manutenzione del territorio con priorità alla tutela dell’ambiente, la messa in sicurezza di strade e scuole, l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e interventi in favore dei cittadini residenti e delle attività produttive insediate nei centri minori. Per le aree oggi in condizioni di maggior difficoltà è previsto uno specifico stanziamento di 100 milioni per il periodo che va dal 2017 al 2023”.