“Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” giunge quest’anno alla sua X edizione e mette in luce la posizione della nostra Penisola nel contesto europeo, insieme alle differenze regionali che la caratterizzano, attraverso una selezione di rilevatori statistici che vanno dall’economia alla cultura, dal mercato del lavoro alle condizioni economiche delle famiglie, dalla finanza pubblica all’ambiente. Il quadro dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che emerge dagli indicatori presentati nel Report delinea un Paese in miglioramento progressivo in molti ambiti. Rimangono, tuttavia, alcuni importanti punti di debolezza, individuabili in una posizione dell’Italia non sempre in linea con la media dei Paesi dell’Ue e distante dai principali partner, soprattutto con riferimento al Mezzogiorno. Nonostante i progressi realizzati non è stato infatti colmato il divario relativo alla performance del sistema produttivo nel suo complesso e, malgrado i molteplici segnali positivi, rimane il forte ritardo del nostro Paese in diversi campi come: mercato del lavoro, istruzione, formazione e conoscenza in generale.
L’Italia riveste però un ruolo di primo piano tra i Paesi dell’Ue in alcune aree. Si rafforza, ad esempio, la sua vocazione nel settore delle eccellenze agroalimentari, con il maggior numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea. I prodotti di qualità si confermano un importante fattore di competitività delle realtà agricole locali e in questo ambito gli anni più recenti hanno visto i produttori del Mezzogiorno crescere sistematicamente più di quelli del Centro-nord, fino ad arrivare a rappresentare oltre un terzo del totale. Relativamente alla valorizzazione del territorio, il Mezzogiorno rimane invece in ritardo nella diffusione degli agriturismi.
Gli oltre 100 indicatori presenti nel Rapporto dell’Istituto nazionale di statistica, articolati in sei aree e 19 settori, sono corredati di sintetici commenti e si possono agevolmente consultare grazie a semplici strumenti di visualizzazione grafica che facilitano la lettura dei fenomeni nel tempo e nello spazio. Per ciascun settore cliccando sull’icona download dati nella homepage si possono esportare i grafici e scaricare le informazioni dell’intera base dati corredata da ulteriori informazioni (fonti, definizioni, pubblicazioni e link utili) che consentono di approfondire i fenomeni di interesse.
L’edizione di quest’anno presenta nuovi indicatori in due settori: Strutture produttive comprende i risultati del censimento permanente delle istituzioni pubbliche del 2015, con gli indicatori relativi al personale dipendente nelle istituzioni pubbliche e alla presenza femminile negli organi di vertice nelle istituzioni pubbliche; in scienza, tecnologia e innovazione viene dato conto delle imprese che utilizzano il canale di internet per lo sviluppo della propria attività.
Il settore del turismo presenta una performance in media più favorevole rispetto al complesso dei Paesi dell’Unione, anche se negli ultimi anni l’evoluzione della capacità ricettiva è stata più sostenuta negli Stati a noi vicini. In questo ambito ulteriori progressi sarebbero consentiti da un maggiore sviluppo del Mezzogiorno che, nonostante le potenzialità di attrazione per la sua ricchezza paesaggistica, testimoniata anche dalla più elevata incidenza di superficie destinata ad aree protette, si caratterizza ancora per un’offerta inferiore alla media nazionale.
Un altro ambito in cui i progressi del Sud farebbero migliorare la collocazione relativa dell’Italia rispetto ai Paesi Ue riguarda la tutela dell’ambiente e la pressione esercitata su di esso: a livello nazionale il conferimento di rifiuti in discarica è ancora appena superiore alla media dell’Ue, sebbene alcune regioni del Nord abbiano performance assai virtuose.
L’Italia conferma il buon andamento per gli aspetti legati alla salute e al welfare, mantenendo una posizione più favorevole rispetto alla media europea in numerosi ambiti. Nonostante la spesa sanitaria pubblica italiana risulti ancora inferiore a quella dei più importanti partner europei e l’incidenza della spesa privata sia più elevata, i principali indicatori di mortalità (infantile, per tumori e per malattie circolatorie) collocano il nostro Paese tra i dieci con i tassi più contenuti, mentre in relazione agli stili di vita si conferma la minore incidenza di adulti in eccesso di peso. L’Italia del resto presenta un’aspettativa di vita tra le più alte in ambito europeo, occupando il secondo posto per gli uomini e il quarto per le donne, ma vi sono disuguaglianze a livello territoriale, riassumibili in uno svantaggio del Mezzogiorno di circa un anno rispetto al resto del Paese, che diventano circa tre considerando gli estremi della provincia autonoma di Trento (valore più alto) e la Campania (valore più basso).
Nel quadro d’insieme, l’avvio positivo del ciclo economico ha prodotto miglioramenti in senso assoluto per alcuni indicatori a esso maggiormente legati. A questo riguardo emerge però la connessione tra il ritardo in ambito europeo e la forbice a livello territoriale. I progressi ottenuti in tema di aumento dell’occupazione e di riduzione della disoccupazione non sono riusciti a colmare la distanza che separa il nostro Paese dal resto dell’Ue nè a modificarne sostanzialmente la relativa posizione. A tutto questo ha contribuito il perpetuarsi (in qualche caso addirittura ampliarsi) del divario territoriale a svantaggio del Mezzogiorno, con una polarizzazione delle diverse aree del Paese agli estremi della graduatoria europea. Nonostante la crescita dell’occupazione, la distanza tra il tasso italiano e quello europeo si mantiene infatti elevata (oltre nove punti percentuali) e l’Italia si colloca così al terzultimo posto della graduatoria decrescente.
A livello territoriale, però, il Centro-nord ha recuperato il terreno perso negli anni della crisi con un tasso, nel caso del Nord-est, anche più elevato di quello medio europeo nel 2016; il nostro Sud risulta, invece, ancora lontano dal superare il valore del 2008, con un tasso che occupa l’ultima posizione nella graduatoria europea. Specularmente, le regioni meridionali rimangono caratterizzate da tassi di disoccupazione e mancata partecipazione particolarmente alti. Ampi squilibri rimangono insomma per molti indicatori dell’istruzione, della formazione e della conoscenza in generale, un gap da colmare per poter guardare a nuove possibilità di crescita e di occupazione.