Trasmissioni di scelte difformi dalla volontà dei contribuenti, mancata conservazione del 4,6 per cento delle schede delle scelte e potenziale interferenza nel processo decisionale dei contribuenti: sono questi i principali rischi evidenziati dalla Corte dei Conti nella relazioni sulla gestione della scelta dei contribuenti di destinare una quota dell’Irpef (5 x mille e 8 x mille) a fini ‘benefici’. I dati fanno riferimento al 2014 e 2015 ed hanno originato “un’approfondita attività di audit” da parte dell’Agenzia delle entrate “sul comportamento degli intermediari, alcuni dei quali in potenziale conflitto di interesse con l’attività di raccolta delle volontà dei contribuenti in quanto essi stessi fruitori del 5 per mille o in stretto legame con i beneficiari”.
“All’esito dell’indagine, – evidenzia la magistratura contabile – l’Agenzia delle entrate ha comunicato che i verbali con le contestazioni sono stati trasmessi all’ufficio competente all’irrogazione delle eventuali sanzioni. La Consulta dei Caf, nel prendere atto che le disposizioni vigenti ammettono che l’intermediario possa essere, anche indirettamente, beneficiario del contributo, ha dichiarato la disponibilità ad affrontare la problematica anche attraverso una modifica legislativa”.
In merito all’impossibilità di sottoporre a verifica le scelte effettive dei contribuenti la Corte dei Conti chiarisce: “Le dichiarazioni controllate sono state 8.502 e le irregolarità riscontrate sono state 485, il 5,7% delle dichiarazioni verificate. Per 398 dichiarazioni, il 4,6% del campione, non è stata reperita la scheda 730/1 per la scelta del 5 per mille; non è stato, pertanto, possibile, in tali casi, accertare la volontà dei contribuenti. Per 87 dichiarazioni, l’1%, risulta trasmessa una scelta diversa rispetto a quanto espresso con il mod. 730/1. Di queste: in 16 casi, i contribuenti hanno effettuato la scelta compilando correttamente la scheda (730/1), ma dalla ricevuta Entratel non risulta che il Caf le abbia trasmesse. In 51 casi, non hanno espresso alcuna scelta sul mod. 730/1, privo di sottoscrizione, ma il Caf ha inviato le dichiarazioni con le scelte. In 20 casi, i contribuenti hanno effettuato la scelta generica alla categoria e/o specifica a un beneficiario, ma, dalla ricevuta di trasmissione, è risultato, già in sede locale, che il Caf ne aveva trasmessa una diversa”.
I dati del 5 per mille 2015 erano a loro volta stati oggetto di un’analisi tecnica de Il Sole 24Ore che metteva in evidenza come, nei casi in cui la scelta del contribuente avesse riguardato un Comune, fossero “le realtà più piccole, con pochissimi residenti, a posizionarsi in cima alla classifica: ad Oltressanda Alta (Bergamo) più del 25% degli abitanti (in tutto solo 174 registrati all’anagrafe) lascia il 5 per mille all’ente locale. A seguire i cittadini più generosi nei confronti dei Comuni di appartenenza sono quelli di Tonezza del Cimone (Vicenza) e Taibon Agordino (Belluno).” “A fare notizia -proseguiva l’analisi- sono anche i Comuni dove si calcola il 5 per mille più elevato. Gli importi medi assegnati a ciascun ente, sempre in base al numero di abitanti residenti, fanno spiccare Grazzano Badoglio (At) dove 36 contribuenti su circa 600 abitanti iscritti all’anagrafe devolvono il contributo Irpef al municipio per un importo medio pari a 15 euro. Segue il Comune di Gavazzana (Al) dove l’importo medio del 5 per mille donato all’ente locale è pari a poco più di 9 euro. In cima a questa classifica si posizionano, per ovvi motivi, i territori dove abitano i contribuenti più ‘ricchi’ dal momento che il contributo viene calcolato come quota dell’imposta sui redditi.”