Fare in modo che entro il 2025 connessioni internet a un Gigabit per secondo raggiungano tutte le scuole, le strutture del trasporto pubblico e i principali servizi amministrativi, anche nelle aree rurali ed extra-urbane. E’ l’obiettivo della strategia della Commissione europea ‘per una Gigabit Society’. Per raggiungerlo, la Commissione ha messo in piedi la European Broadband Competence Offices Network (Bco), che mette in collegamento tra loro le autorità europee con quelle nazionali e regionali, supportando lo sviluppo della banda larga in tutta l’Unione.
Le risorse
Secondo i dati diffusi dalla Commissione europea nel 2017, per il periodo 2014-2020 l’Ue ha stanziato attraverso i fondi strutturali 6 miliardi e 940 milioni di euro destinati agli investimenti sulla banda larga. Ed è proprio l’Italia ad essersi aggiudicata la parte maggiore, con 1 miliardo e 161 milioni di euro, seguita dalla Polonia, con un miliardo. Gran parte delle risorse, oltre 6 miliardi, arrivano dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), mentre 921 milioni provengono dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr).
Gli investimenti strategici e la Cef
Oltre ai fondi strutturali, ci sono anche altri 3,2 miliardi disponibili nell’ambito del Fondo europeo per gli investimenti strategici (dati aprile 2017), conosciuto anche come ‘Piano Juncker’, stanziati per il digitale. L’Ue ha messo a disposizione circa 1 miliardo di euro, che ha mosso altri 2,2 miliardi di euro di fondi pubblici e privati. L’elenco dei progetti è disponibile sul sito della Banca europea degli investimenti.
Esistono poi altre risorse stanziate attraverso la Connecting Europe Facility (Cef), uno strumento che ha a disposizione circa un miliardo di euro per migliorare le infrastrutture e i servizi digitali nell’Ue. Nel prossimo bilancio Ue 2021-2027, l’esecutivo comunitario ha proposto di aumentare le risorse fino a 3 miliardi di euro, ma la proposta è ancora oggetto di negoziati con il Parlamento Ue e gli Stati membri.
Per incentivare il finanziamento di progetti di piccola scala, la Bei e la Commissione Ue hanno creato anche una piattaforma chiamata ‘Connecting Europe Broadband Fund’ (Fondo relativo alla banda larga per collegare l’Europa), che punta a mobilitare fra 1 e 1,7 miliardi di investimenti pubblici e privati entro il 2020. Le prime risorse raccolte sono state annunciate a giugno 2018 e coinvolgono anche la Cassa depositi e prestiti per un totale di 420 milioni di euro.
Il WiFi
L’esecutivo comunitario ha poi lanciato Wifi4EU, uno schema con il quale ha stanziato 120 milioni di euro fra il 2018 e il 2020 per gli enti pubblici che vogliano rendere accessibile gratuitamente la rete wifi in uffici pubblici, ospedali, parchi o piazze. I fondi vengono erogati con un sistema di voucher, il cui valore può arrivare fino a un massimo di 15mila euro.
Dopo il flop tecnico che aveva costretto ad annullare la prima gara a giugno, la Commissione Ue ha riproposto il bando il 7 novembre scorso, con l’intenzione di staccare i voucher per i primi 2.800 comuni europei.
Come scoprire le opportunità
Ma come si fa a conoscere concretamente quali sono le opportunità a disposizione per rinnovare la banda larga di un territorio? L’Ue mette a disposizione due strumenti.
Il primo è il European Investment Project Portal (Eipp), creato dalla Commissione Ue per aumentare la trasparenza sull’impiego dei fondi europei ma anche per dare visibilità alle opportunità di investimento.
L’altro il European Investment Advisory Hub (Eiah), un portale nato da una iniziativa congiunta della Commissione e della Banca europea degli investimenti, che offre accesso a servizi di consulenza e assistenza tecnica per promotori di progetti, enti e aziende.
Le norme
Ma per promuovere la diffusione della banda larga non bastano i soldi. Un aspetto altrettanto importante è quello di stabilire regole comuni nel settore. Entro fine anno sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale Ue un insieme completo di nuove norme per il settore delle comunicazioni elettroniche che prevede tra l’altro la rapida e ampia diffusione del 5G e di altre tecnologie di nuova generazione in tutta Europa, una maggiore tutela dei consumatori e una tariffa massima per le chiamate internazionali nell’Ue. Gli Stati avranno due anni di tempo per allinearsi alla direttiva adottando le disposizioni nazionali necessarie.
La Commissione si propone di allineare piani e priorità di tutti gli Stati membri, con al centro l’obiettivo di mettere a disposizione le prime coperture 5G in tempo per la World Radio Communication Conference che si svolgerà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, a ottobre 2019.
I numeri
Ma quali sono i numeri del settore in Europa? Nel 2017, quasi 8,4 milioni di persone erano impiegate nell’Ict (Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni), il 3,7% dell’occupazione totale. La digitalizzazione crea molti posti di lavoro destinati a specialisti qualificati e ben pagati, ma ancora di più in molti campi nuovi, come ad esempio l’impiego dei droni per le riprese video, una evoluzione che dà lavoro a produttori di hardware, organizzatori di eventi e compagnie assicurative. Il numero di posti di lavoro che si possono creare nell’Ue, secondo le stime, è pari a 1,3 milioni entro il 2020 (in confronto sul 2015). , il 65% Secondo i dati del World Economic Forum dei bambini che iniziano le elementari oggi, faranno da adulti dei lavori che ancora non esistono.