La Banca d’Italia e l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” hanno presentato, presso la Facoltà di Economia, il rapporto Bankitalia “L’Economia delle regioni italiane”, offrendo un quadro d’insieme sulle quattro macro aree regionali del Paese. L’incontro, aperto dai saluti di Luigi Mariani, direttore della sede di Roma della Banca d’Italia, nasce da un’idea di dibattito condivisa mesi fa con Giovanni Tria, attuale ministro dell’Economia ed ex preside della Facoltà.
Nel corso della presentazione si è inoltre discusso dello stato di salute delle start up innovative presenti sul territorio italiano e monitorate dal rapporto.
Il consolidamento della crescita economica ha interessato, nel 2017, tutte le aree del Paese, si legge nel report. Secondo le stime preliminari dell’Istat, pubblicate lo scorso giugno, nel 2017, il Pil a valori concatenati è cresciuto a ritmi più intensi nel Nord-Ovest e nel Nord-Est (1,8% in entrambe le aree) rispetto al Mezzogiorno (1,4%) e al Centro (0,9%).
In base alle elaborazioni della Banca d’Italia, il Pil risulta ancora di circa nove punti percentuali inferiore a quello del 2007 nel Mezzogiorno, e di circa 4% nel Centro Nord. In termini di prodotto pro capite, il ritardo rispetto al 2007 è ovunque maggiore, ma la differenza fra le due aree risulta meno marcata per effetto di una minore dinamica di migrazioni dei residenti nel Mezzogiorno. Nel 2017 il prodotto pro capite meridionale era circa il 56% di quello del Centro Nord. Questo divario, osserva Bankitalia, riflette in parti pressoché equivalenti la diversa quota di popolazione occupata e la produttività, che nelle regioni meridionale è più bassa di oltre il 20% nel confronto con il resto del Paese.
Secondo Raffaello Bronzini della Divisione Analisi e Ricerca Economica Territoriale della sede di Roma della Banca d’Italia, “il dato da rilevare è quello che, nonostante la ripresa congiunturale che c’è stata ormai da diverso tempo, siamo a un livello di Pil al di sotto di quello dell’inizio della crisi nel 2007”, mentre “sul piano del mercato del lavoro c’è stato un recupero piuttosto significativo”, che ha permesso “a livello nazionale di riprendere i livelli di occupazione pre-crisi”.
Esiste, però, la necessità di investire maggiormente a livello locale e nell’ambito del turismo, come spiega Bronzini: “Gli investimenti pubblici, soprattutto a livello locale, sono piuttosto contenuti. Un altro aspetto che analizziamo nel rapporto è il turismo: va bene in Italia, ma meno di quanto cresca a livello internazionale. Nonostante si registrino dei tassi di crescita positivi – sia di presenza che di spesa – non si recupera rispetto al livello internazionale. Il dato significativo, però, è che il Mezzogiorno recupera oltre la domanda internazionale”.
A livello di start up, invece, emerge una grande eterogeneità, ma una frammentazione talvolta eccessiva. “Per la prima volta – spiega Bronzini – abbiamo condotto un’indagine su tutte le politiche regionali, dal 2012 al 2017. Ciò che emerge è che ci sono stanziamenti significativi: si parla di oltre 300 milioni di euro a livello nazionale. E’ un dato significativo, con moltissimi interventi ma una certa frammentazione”.
Fra le regioni, la Lombardia recita un ruolo da capofila per presenza di start up, ma il Lazio è una delle regioni che ha investito di più in termini di politiche. “Circa un terzo degli stanziamenti proviene dal Lazio”, conferma Bronzini.