Il primo gennaio 2019 è una data fatidica per il mondo delle costruzioni. Scatta, infatti, l’obbligo di adottare un nuovo sistema d’informatizzazione detto Bim, come previsto dal decreto ministeriale 01/12/2017 n. 560. Per gli addetti ai lavori il conto alla rovescia è già iniziato. E’ il caso di fare un po’ di chiarezza in merito. Si tratta dell’acronimo di “Building Information Modeling” (Modello di Informazioni di un Edificio) ed è definito dal National Institutes of Building Science come la “rappresentazione digitale di caratteristiche fisiche e funzionali di un oggetto”. Il BIM quindi non è un prodotto, né un software, ma un “contenitore d’informazioni sull’edificio” in cui inserire dati grafici (come i disegni) e degli specifici attributi tecnici (come schede tecniche e caratteristiche) anche relativi al ciclo di vita previsto. Infatti, quando si disegnano oggetti come finestre, solai o muri è possibile associare alle informazioni grafiche (spessore del muro, altezza ecc) anche informazioni come la trasmittanza termica, l’isolamento acustico ecc.
In altre parole, il BIM è nato dalla volontà di andare verso la collaborazione tra i progettisti, l’interoperabilità dei software, l’integrazione tra i processi e la sostenibilità. E’ infatti un metodo di progettazione collaborativo in quanto consente di integrare in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione: quella architettonica, strutturale, impiantistica, energetica e gestionale. Per questo può essere utilizzato dagli impiantisti, dagli ingegneri strutturisti, dagli architetti, dal costruttore, dai montatori, dai collaudatori ecc.
Il modello tridimensionale, quindi, racchiude informazioni riguardanti volume e dimensioni, materiale, aspetto, caratteristiche tecniche che non vengono perse nella comunicazione ad altri studi e ad altre piattaforme informatiche.
In sintesi, la tecnologia BIM offre molteplici vantaggi: maggiore efficienza e produttività, meno errori, riduzione dei tempi morti, meno costi, maggiore interoperabilità, massima condivisione delle informazioni, un controllo più puntuale e coerente del progetto. Dà la possibilità alla committenza, inoltre, di avere un’elaborazione virtuale del ciclo di vita dell’edificio, anche dopo la fase di progettazione; in questo modo è più semplice monitorare la vetustà dei materiali e programmare meglio la manutenzione. Non a caso, Vladimir Bazjanac, professore del Lawrence Berkeley National Laboratory dell’University of California, afferma che “il processo di progettazione e realizzazione delle strutture è cambiato rapidamente. Il cambiamento è dovuto soprattutto all’emergere del metodo BIM e alla sua intrinseca capacità di garantire la validità dei dati inseriti nel manufatto in ogni momento del suo ciclo di vita, permettendo un realizzazione integrata della commessa impossibile fino ad ora”
Visti gli enormi vantaggi della tecnologia BIM è ovvio che il suo utilizzo si stia diffondendo sempre più nel mondo, tuttavia c’è da considerare che il suo utilizzo richiede un maggiore investimento e lavoro nella fase iniziale del progetto (in cui si inseriscono tutte le informazioni); in seguito però semplifica notevolmente il lavoro, qualora si voglia ricavare dal modello tridimensionale la certificazione energetica, i calcoli strutturali ecc.
La diffusione del BIM è un processo mondiale che procede a macchia di leopardo e con ritmi diversi a seconda delle diverse realtà. Gli Stati Uniti, ad esempio, sono uno dei paesi dove il BIM è stato utilizzato sin dagli inizi del 2000; poi nel 2003, la General Services Administration (GSA) ha stabilito il programma nazionale per il 3D-4D-BIM, pubblicando linee-guida che descrivono la metodologia di lavoro nell’industria delle costruzioni. Anche il Regno Unito si è concentrato fin da subito sulla comprensione dei legami tra CAD e BIM e nel 2011 il National Building Specification (NBS) ha annunciato lo sviluppo della National BIM Library per l’industria delle costruzioni del Regno Unito, una libreria digitale di oggetti gratuita e facilmente accessibile online da tutti i professionisti del settore delle costruzioni. Il Governo inoltre sta puntando allo sviluppo di standard che consentano a tutti i membri del processo edilizio di lavorare in modo collaborativo attraverso il BIM e, infatti, sta attuando un piano al fine di rendere obbligatorio l’utilizzo del BIM per la realizzazione di opere pubbliche a partire dal 2016. Analoga situazione nel Nord Europa, dove la tecnologia BIM è attiva dal 2000, per non parlare di Francia e Germania che hanno intrapreso azioni per promuovere l’adozione del BIM attraverso gruppi di lavoro governativi ad hoc. Il BIM diventerà, pertanto, il processo standard per tutti gli edifici e si sta integrando nella legislazione per i contratti pubblici di tutta l’Europa. Infatti, la Direttiva 2014/24/EU sugli Appalti Pubblici esprime in modo chiaro l’indicazione di introdurre il Building Information Modeling all’interno delle procedure di Procurement degli Stati Membri. L’adozione della direttiva prevede che i 27 stati membri incoraggino l’utilizzo del BIM nei rispettivi paesi per i progetti finanziati con fondi pubblici nell’Unione Europea a partire dal 2016.
In Italia il BIM si sta diffondendo, ma ancora in maniera spontanea, graduale e sporadica. Manca a oggi, però, una metodologia uniforme e di ampie vedute. La diffusione del BIM infatti ha avuto più successo nelle realtà in cui operino società d’ingegneria o studi di progettazione integrata che abbiano un maggiore vantaggio nell’intera gestione del progetto. Di conseguenza, la mancata diffusione capillare del BIM in Italia potrebbe essere dovuta al fatto che il mercato della progettazione è molto parcellizzato e il primo attore del processo, ovvero lo studio di architettura, se non “costretto da leggi specifiche”, ha difficoltà a investire maggior tempo e lavoro in una progettazione che porta vantaggi soprattutto a coloro che si occuperanno delle fasi successive.
Nel nostro Paese, ha fatto la differenza il citato decreto ministeriale del 2017 che ha in parte colmato la carenza di una legislazione ad hoc che regoli o favorisca l’utilizzo del BIM, anche se il nuovo codice appalti, recepisce le direttive europee favorendo l’utilizzo del BIM nella progettazione per i lavori pubblici.