Collegare Milano all’Adriatico con un canale navigabile: un progetto antico che potrebbe trovare finalmente concreta attuazione. La Commissione europea l’ha inserito, infatti, tra gli interventi prioritari. Di conseguenza, l’area “Porto di Mare”, posseduta al 60% dal Ministero dell’Economia tramite il soppresso Consorzio del canale Milano-Cremona-Po, è stata ceduta al Comune di Milano, che ne è ha avviato in questi giorni la riqualificazione nella veste di proprietario unico. Un processo necessariamente molto lungo, almeno una decina d’anni, che prevede tre possibili funzioni: urbane integrate, sportive-ricreative e artigianali.
Sono dunque escluse nuove abitazioni, così come viene abbandonata l’ipotesi di dare all’area una funzione unica, come la Cittadella della giustizia o dello sport. Si procederà invece con un piano di sviluppo che dovrebbe essere pronto entro un anno. Nel frattempo il Comune ha sgomberato i campi nomadi abusivi e censito le attività produttive presenti. Delle 50 attive oggi solo sei hanno accettato il contratto di quattro anni offerto da Palazzo Marino. Tutte le altre saranno sgomberate entro qualche mese. Il nodo principale resta però quello delle bonifiche. A tal fine saranno spesi tre milioni di euro che il Comune ha risparmiato nella transazione con il Mef. L’area vale infatti nove milioni di euro, ma Palazzo Marino, a ottobre 2013, ne ha sborsati solo sei. Merito di una collaborazione che per il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, rappresenta una “storia di successo tra diversi pezzi dello Stato per migliorare la qualità della vita in un pezzo importante di città”. Tra le ragioni che fanno di questa una “iniziativa bellissima”, per il Ministro c’è anche il sostegno, auspicato dal Comune, della Banca europea degli investimenti. Si tratterebbe, secondo Padoan, di uno dei rari casi di supporto offerto dalla Bei a progetti locali. L’idea è quella di coinvolgere la banca europea, se non con finanziamenti, almeno come garante del Fondo per lo sviluppo urbano che il Comune ha creato nel 2015. Uno strumento finanziario innovativo per l’Italia, aperto a investitori istituzionali e privati come banche e fondazioni, finalizzato proprio a progetti di riqualificazione urbana.