Idee ambiziose unite alla concretezza e all’efficienza per una visione di realtà urbana vivibile, sostenibile, attrattiva in cui vi siano posti di lavoro, opportunità ed entusiasmo. Una fiaba? Manca solo il “c’era una volta?”. Quella del sindaco è un’epica per la quale egli o ella è amministratore concreto, risolutore dei problemi, politico del fare. Primo cittadino ma anche ultimo, colui o colei che dà una mano a chi altrimenti resterebbe indietro. I sindaci sono chiamati a dare risposte alle prospettive di questo tempo, un’attenzione costante per il bene pubblico, uno sguardo rivolto a tutti. Chiamati ad impegnarsi nel campo dei servizi di pubblica utilità debbono essere resilienti alle sfide e ai cambiamenti. Cambiare di passo a partire dal welfare perchè i bisogni aumentano insieme alle fragilità sociali. Questi novi eroi debbono in corsa rinnovare le logiche che hanno funzionato sino ad ora, superare la pura assistenza e puntare ad un’aggregazione della domanda e dell’offerta, valorizzare le relazioni nel territorio, con l’obiettivo di una maggiore efficienza e di una rigenerazione dei legami sociali. Nelle città la grande energia rappresentata dal volontariato, dalle imprese sociali e dalle reti spontanee di cittadini deve poter emergere con la regia del Comune attraverso processi di coinvolgimento e co-progettazione. E’ compito della politica e dell’amministrazione quello di favorire lo sviluppo e realizzare l’idea di una città dal profilo europeo, vicina ai giovani e protesa alla conoscenza, un rilancio accompagnato da uno stile di governo fondato sulla trasparenza e sulla partecipazione. Città come ecosistema localizzativo con servizi innovativi e persone portatrici di skills. Elementi che conducono a trasformazioni sociali tali da riscrivere la dinamica della distribuzione dell’industria in molti territori. La letteratura economica sull’innovazione ha ruotato, a partire dalla fine degli anni ’70, intorno ad una convinzione in qualche misura malthusiana, ovvero la dinamica tecnologica e dei posti di lavoro creati dall’innovazione che non sarebbe riuscita a compensare quelli persi con il declino della vecchia manifattura, dell’industria e dei prodotti del secolo scorso. In itinere nell’immaginario di alcuni economisti, la natura dell’azienda innovativa e della miriade di start-up tecnologiche non sarebbe riuscita a riprodurre le dimensioni di occupati delle grandi industrie. Ma in realtà la diffusione dei prodotti e dei servizi innovativi sta ridisegnando impieghi e posti di lavoro oltre le aspettative. L’economia della conoscenza moltiplica gli impieghi ed il disfattismo di alcuni economisti o sociologi (riguardo all’inevitabile disoccupazione a causa della crescita tecnologica) non ha ragione d’essere. Oggi sono diversi i settori industriali in cui l’advanced manufacturing si va rivelando una leva di ri-localizzazione di posti di lavoro: quello della nuova industria delle piattaforme smart di comunicazione, delle tecnologie informatiche, della robotica, delle biotecnologie, dei prodotti sanitari, dei nuovi materiali, delle nanotecnologie. E’ vero, lo sviluppo dei talenti imprenditoriali non è andato di pari passo con la crescita delle competenze tecnologiche necessarie per migliorare la competitività delle imprese italiane. Tanti i posti nel settore dell’high tech, ma non sempre le competenze risultano adeguate. Quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione è un settore segnato da un alto livello di laureati, tra questi il 71% in ingegneria, il 16% in economia e l’11% ha conseguito un titolo ad indirizzo scientifico matematico o fisico. Il problema legato alla crescita dell’innovazione tecnologica e alla contrazione dei posti di lavoro sta nel mismatch, ovvero nel fatto che domanda ed offerta spesso non s’incontrano. Il 22% delle assunzioni è infatti difficile da portare a termine, servono in media quattro mesi per trovare una professionalità di livello. Le città sono sempre più i poli trainanti dell’innovazione tecnologica e sociale. Esse rappresentano i contesti in cui viene prodotto il futuro. A riprova di ciò basti pensare come la maggior parte delle applicazioni e degli sviluppi delle Ict siano fenomeni quasi esclusivamente urbani, che nascono e trovano la loro naturale sede di sviluppo proprio all’interno delle città. Oggi come in passato per un sindaco governare assume la connotazione di una mission possibile, alta e complessa. Un servizio ai cittadini e al territorio per rivitalizzare il proprio comune, renderlo vivibile, attrattivo, innovativo, sostenibile. Un comune che cresca nel benessere e nelle dimensioni. Un luogo capace di catalizzare investimenti, un territorio di bellezza, custode di un passato che è patrimonio comune, di un presente e di un futuro da costruire fattivamente. Oggi la globalizzazione accresce il ruolo delle aree metropolitane perché in esse si concentrano attività economiche, centri di formazione, opportunità culturali, servizi sociali. Ed insieme a queste anche diverse criticità. La città metropolitana ha un bilancio distinto e funzioni diverse da quelle dei comuni, ma non sottrae risorse né competenze alle amministrazioni locali. Le città metropolitane sono chiamate ad essere centri propulsori del Paese attraverso una efficace governance istituzionale con precisi strumenti e risorse adeguate che permettano di risolvere i problemi dei nostri territori. Un modello innovativo che guarderà al massimo della semplificazione, al coinvolgimento di tutti i comuni dell’area, favorendo la gestione associata e dove possibile la fusione tra enti. Tutto lasciato alla discrezionalità dei sindaci, tanto da consentire loro quali funzioni associare e in che modo stare insieme. Ma potrebbe oggi nascere “un partito dei sindaci”? Il partito dei primi cittadini dovrebbe essere il partito del fare, quello che ha come denominatore comune il cambiamento della struttura economica. Un progetto di città come visione strategica per selezionare azioni e definire priorità nel confronto tra i diversi attori istituzionali e sociali, investire nella formazione del capitale umano, nella promozione della cultura, innovazione, trasparenza, accessibilità. Insomma quello che moltissimi primi cittadini provano a fare ogni giorno. Piccoli grandi eroi del nostro tempo.