Il quadro che emerge dal Rapporto Ecosistema Urbano 2021, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, vede un 2020 segnato dall’emergenza pandemica, dove i capoluoghi italiani non migliorano le loro performance ambientali: se è vero, infatti, che il Covid-19 colpisce anzitutto le città, modificandone contorni, regole e indirizzi, le emergenze urbane evidenziate negli anni rimangono le medesime e riflettono un immobilismo nelle politiche improntate alla sostenibilità, seppur con qualche eccezione e Best practice a cui guardare, trasformazioni, più o meno significative, già avviate in alcuni centri urbani del nostro Paese; esperienze riproducibili senza spendere troppi soldi che dimostrano che il cambiamento è possibile quando c’è la voglia di mettere in campo azioni per ridurre gli impatti ambientali e migliorare la vivibilità delle città e la qualità della vita. Anche dopo la pandemia da Covid 19 troviamo molti esempi che sottolineano intraprendenza, ingegno e costanza di amministratori, tecnici e cittadini. Ma nel complesso, sottolinea il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani. “Serve un Piano Urbano di Ripresa e Resilienza, i numeri sono impietosi, il Rapporto fotografa un Paese fermo, che torna indietro su alcuni indicatori ambientali. Nelle edizioni precedenti avevamo descritto uno scenario pre-pandemico in cui i capoluoghi di provincia facevano fatica a decollare nelle politiche ambientali, con alcune punte di eccellenza su alcuni fronti e prestazioni sufficienti su altri; era la parte di Paese che ci ha portato all’attivazione di procedure di infrazione o al pagamento di pesanti sanzioni, come nel caso del mancato rispetto delle direttive UE sulla depurazione delle acque reflue, sulla gestione dei rifiuti o sulla qualità dell’aria. La pandemia ha complicato lo scenario con la diminuzione dell’uso del trasporto pubblico locale e l’aumento del numero di automobili ogni 100 abitanti.
A calmierare il trend c’è stato il boom dell’acquisto e dell’uso delle 2 ruote, grazie agli incentivi per l’acquisto di bici e monopattini elettrici e alla diffusione delle corsie ciclabili che, in seguito alle modifiche del Codice della strada, si stanno aggiungendo alle infrastrutture a servizio dei ciclisti. Ora però si apre una possibilità per invertire la rotta nelle aree urbane del Paese, dopo l’approvazione del PNRR, da parte dell’Europa sono arrivati i primi 25 miliardi di euro (del totale dei 191,5) da Bruxelles e i ministeri stanno pubblicando i primi bandi per l’assegnazione delle risorse.
Il Ministero della transizione ecologica stanzia per i Comuni 1,5 miliardi di euro per i progetti di sviluppo della raccolta differenziata e la realizzazione di impianti di riciclo e altri 600 milioni di euro per iniziative “flagship” per le filiere di carta e cartone, plastiche, RAEE e tessili.
Per il ciclo integrato delle acque sono previsti 600 milioni di euro per la realizzazione di fognature e depuratori e 900 milioni per intervenire sulle reti idriche e sulla mobilità; stanziate risorse per nuove linee tranviarie, metropolitane e filobus, per l’installazione delle colonnine di ricarica, per l’acquisto di autobus elettrici e per le ciclabili urbane e lo stesso vale per le iniziative di forestazione urbana.
Il problema delle risorse quindi non c’è, la questione sarà la capacità da parte delle strutture tecniche dei capoluoghi di provincia di sottoporre ai ministeri dei progetti adeguati, che rispettino i criteri ambientali stringenti che l’Europa ha imposto all’Italia e agli altri Paesi membri.
Sarà fondamentale l’affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali per sopperire alla carenza di personale e competenze delle amministrazioni locali, altrimenti il rischio di perdere le risorse europee del PNRR diventerà realtà.
Si deve praticare ogni sforzo possibile perché con le risorse del PNRR si concretizzi un Piano Urbano di Ripresa e Resilienza con progetti innovativi che arrivano dai capoluoghi e dobbiamo sfruttare adeguatamente la possibilità che ci viene data di archiviare una volta per tutte le problematiche ambientali”.