Un tempo si diceva che l’Occidente, a differenza della restante parte del pianeta, fosse caratterizzato da “società opulente”. Poi, con l’avvento di crisi sempre più pesanti, la società opulenta ha lasciato il passo alla “società macilenta”, con l’1% della popolazione detentrice del 99% della ricchezza globale, fenomeni di emarginazione crescente e un generale processo d’impoverimento assoluto, sia delle classi subalterne che dei ceti medi. In verità enclave di benessere e sprechi continuano a sussistere e a riprodursi, come due facce della stessa medaglia, nelle pieghe di un tessuto sociale decomposto e tendenzialmente schizofrenico. Sintomi della degenerazione complessiva cui sono sottoposti parimenti la governance democratica e il sistema economico-finanziario. Uno di questi sintomi, particolarmente odioso considerando le ampie sacche di malnutrizione che affliggono estese aree del globo, è lo spreco alimentare. Il cibo che non si consuma e si butta, alla faccia degli affamati, dei diseredati, degli homeless che costellano con la loro ingombrante e imbarazzante presenza gli angoli delle città, gli anfratti delle periferie urbane degradate come gli androni lussuosi delle tower di cristallo delle megalopoli, da Manhattan a Piccadilly Circus, da Champs Elysee a Piazza Navona. In Italia, ad esempio, supera i 15 miliardi l’anno lo spreco alimentare, pari allo 0,88% del Pil, di cui quasi l’80% avviene dentro le mura domestiche. Pane e verdure fresche sono fra gli alimenti più spesso buttati, ma a cadere nella pattumiera sono soprattutto le bevande analcoliche, i legumi, la frutta fresca e la pasta, senza nemmeno essere stati consumati. Nelle fasi di produzione e distribuzione, invece, si spreca cibo per poco più di 3 miliardi, il 21,1% del totale. Sono i dati diffusi dalla Fao in occasione della sesta Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, dal progetto 60 Sei ZERO dell’Università di Bologna con il Ministero dell’Ambiente e la campagna Spreco Zero dello spin off Last Minute Market. Ancora una volta la fotografia dello spreco punta il dito sulle abitudini in casa, ma 4 italiani su 5 non se ne rende conto. Secondo il Rapporto Waste Watcher 2019, il 20% degli intervistati spreca a sua insaputa: dichiara che si spreca soprattutto nel commercio (47%) e nel pubblico, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici alle caserme (27%). Una situazione comunque in netto miglioramento, poiché gli effetti della sensibilizzazione anti-spreco casalingo si sentono. Oggi, appena l’1% dichiara di gettare cibo ogni giorno, mentre nelle rilevazioni 2014/2015 lo dichiarava 1 italiano su 2.