L’Istituto nazionale di statistica ha appena pubblicato il Rapporto che valuta le dinamiche strutturali e congiunturali delle imprese italiane. Nel documento vengono evidenziati i punti di forza e di debolezza del sistema delle imprese. Vediamo, ad esempio, che due terzi delle imprese sono ancora “indifferenti” alla digitalizzazione dei processi produttivi, ritenendo l’Ict poco rilevante ai fini della propria attività. Le imprese “Digitali compiute” (alto capitale e alta digitalizzazione) sono molto poche (solo il 3 per cento) e ancora meno sono le “Digitali incompiute” (capitale fisico medio-basso, basso capitale umano, alta digitalizzazione).
Il documento si articola in quattro parti. La prima è dedicata all’analisi macroeconomica delle determinanti della fase di ripresa in Italia e nelle principali economie europee, con particolare riferimento alla dinamica degli investimenti e dell’input di lavoro; la seconda si concentra sul monitoraggio della congiuntura dei diversi settori produttivi, facendo uso di indicatori sintetici di competitività e di rilevazioni ad hoc sulle percezioni degli imprenditori relative alla performance, agli indirizzi strategici e alle aspettative di breve termine per il periodo 2017-2018. La terza parte analizza i profili tecnologici e innovativi delle unità produttive, proponendone una “mappatura” finalizzata alla valutazione delle caratteristiche (dotazione di capitale fisico e umano, propensione all’innovazione e alla digitalizzazione) che costituiscono l’obiettivo delle misure contenute nel Piano Nazionale Impresa 4.0. Una prima valutazione dell’utilizzo di tali strumenti da parte delle imprese, basata su indagini qualitative e modelli macro e microeconomici, è contenuta nell’ultima parte del Report.
Le analisi presentate nello studio forniscono alcune risposte sulle caratteristiche dell’attuale fase ciclica del sistema produttivo italiano, sul ruolo dell’innovazione, della digitalizzazione e della dotazione di capitale fisico e umano per raggiungere più elevati ritmi di crescita economica, sul ruolo svolto dalle politiche di incentivo per sollecitare cambiamenti in aree e in segmenti produttivi che necessitano di un recupero di competitività, definendo un ideale percorso di trasformazione digitale verso una compiuta “realizzazione” nell’utilizzo degli asset materiali e immateriali.
Un capitolo riguarda le dinamiche occupazionali: nel biennio 2016-2017 le imprese con una maggiore propensione alla digitalizzazione hanno registrato una più intensa creazione di posti di lavoro e una parziale ricomposizione degli occupati a vantaggio delle figure professionali più qualificate. Tuttavia, la forte prevalenza di imprese a bassa propensione alla digitalizzazione ha determinato, per l’insieme del sistema produttivo, una redistribuzione degli skills occupazionali verso qualifiche professionali inferiori.
Secondo stime preliminari derivanti dalla rilevazione sull’innovazione nelle imprese, nel triennio 2014-2016 l’attività innovativa ha coinvolto il 48,7 per cento delle aziende industriali e dei servizi di mercato con almeno 10 addetti (+4 punti percentuali rispetto al triennio precedente). In questo contesto, la capacità di trasmissione dell’innovazione all’interno del sistema produttivo, attraverso gli scambi intersettoriali, diviene a sua volta un elemento fondamentale nella corsa alla digitalizzazione, in grado di moltiplicare l’effetto propulsore degli investimenti in Ict. I risultati di un’analisi di network mostrano in particolare come i comparti per i quali il legame tra propensione all’innovazione e grado di digitalizzazione è più rilevante tendano a generare reti nelle quali il trasferimento dell’innovazione avviene su scala estesa, ma con diversa velocità.