A seguito dei tragici fatti di Barcellona, si è tenuta al Viminale una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (C.a.s.a.) presieduta dal ministro Marco Minniti, alla quale hanno partecipato i vertici nazionali delle Forze di Polizia, dei Servizi di Intelligence e i rappresentanti della sicurezza spagnoli. Nel corso dell’incontro è stata fatta un’analisi dello scenario internazionale, con particolare riferimento al nostro Paese. Il titolare dell’Interno ha chiesto di tenere elevato il livello di vigilanza, rafforzando sul territorio le misure di sicurezza a protezione degli obiettivi ritenuti più a rischio, nonché verso i luoghi che registrano particolare affluenza di persone.
A tale proposito è appena stata emanata una circolare ai prefetti affinché attraverso i Comitati provinciali per l’ordine e sicurezza pubblica, che saranno convocati con la partecipazione dei Sindaci e in sinergia con le polizie locali, si svolga un attento monitoraggio riferito agli eventi e alle iniziative già programmate sul territorio. Seguitando a tenere lo sguardo sullo scenario internazionale, mentre l’Isis sta perdendo terreno in Iraq e in Siria, lo spettro che la guerra jihadista all’Occidente assume nuove forme sembra farsi più concreto. Ci si chiede perciò chi siano i cosiddetti “lupi solitari”? Dove nasca la loro sanguinaria barbarie e quali strumenti occorra attivare per contrastarla? Cosa succederà quando i foreign fighters cominceranno a rientrare? E quali strategie adotteranno Daesh e i suoi folli simpatizzanti una volta che il califfato in Medio Oriente verrà sconfitto? Queste e altre domande sono sul tavolo della discussione. “Siamo di fronte ad un’altissima imprevedibilità degli attacchi terroristici – ha detto Minniti – e l’unico modo per evitare queste azioni è il controllo del territorio”.
In uno scenario fatto di terroristi in rete, potrebbero esservi attacchi anche senza una mente centrale che li ordini. Secondo un sondaggio commissionato dell’Ispi e di Rainews24 (realizzato da Ipsos) per dare voce all’opinione degli italiani in merito alla percezione della minaccia terroristica e alla gestione del fenomeno da parte del Governo, il timore di nuovi accadimenti risulta essere più forte rispetto all’anno precedente. Tuttavia i cittadini intervistati non sembrano avere un giudizio unanime sulle cause di questo fenomeno. D’altronde neppure gli studiosi sono attualmente in grado di dare un giudizio concorde sulle ragioni che stanno alla base della violenza di matrice jihadista. Una parte importante dell’opinione pubblica sembra propendere verso cause che rimandano al fallimento del processo di integrazione di parte delle comunità islamiche all’interno dei Paesi occidentali soprattutto a causa di motivazioni sociali o identitarie. Un’altra parte punta invece il dito verso un Islam radicale che ha deciso di belligerare, alcuni altri infine percepiscono il fenomeno come meramente reattivo attribuendo la colpa alle numerose azioni militari occidentali che negli ultimi decenni hanno colpito il Medio Oriente.
Secondo il sondaggio, la maggior parte dell’opinione pubblica tende a sovrastimare il ruolo degli immigrati irregolari o dei richiedenti asilo nel compiere attentati su suolo occidentale. In effetti solo l’11% di chi ha compiuto attacchi dal 2014 rientra in queste categorie, mentre il 46% dell’opinione pubblica pensa che la quota sia superiore. Il 23% di questi ritiene che sia addirittura oltre il 40%. Nonostante la percepita gravità del fenomeno, solo una minoranza, il 26%, sarebbe disposta a sospendere alcuni diritti civili pur di attuare maggiori controlli presso le comunità islamiche. Mentre il 20% pensa che sia fondamentale bloccare l’immigrazione, addebitando erroneamente a essa (si veda domanda precedente) la maggior responsabilità degli attacchi. Un’altra parte (11%) chiede un impegno militare più deciso. La maggior parte delle risposte rimane comunque a favore di una estesa azione culturale di prevenzione alla violenza che coinvolga istituzioni educative, media e società civile. Gli italiani sembrano approvare come il nostro Governo stia gestendo l’allerta terrorismo e, complessivamente, una maggioranza assoluta di essi (il 53%) pensa che l’esecutivo stia facendo abbastanza o molto bene. Il dato, tuttavia, risulta in calo relativo rispetto alla rilevazione dello scorso anno.